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L'eterna lezione di Friedrich Von Hayek

Come è possibile comprendere a fondo il mondo in cui viviamo, farsi idee proprie e soprattutto riuscire poi ad esserne coinvolti?
Possiamo interpretare la realtà partendo dalle nostre convinzioni culturali?
Non si tratta evidentemente di quesiti dalla risposta immediata ma dopotutto l'individuo che si puo vantare di un minimo di saggezza dovrà faticare prima di raggiungere i propri obiettivi. Conoscere i pensieri politici che caratterizzano il nostro tempo, per prima cosa, e non sarebbe certo esercizio inutile la ricerca delle loro origini e dei loro sviluppi storici.
Ho assistito a dibattiti pro e contro l'approccio liberale alla storia, al presente e alle sfide del domani. Per chi ancora ha sete di conoscenza in materia, o anche per chi si dice già competente sarebbe decisamente interessante leggere il nostro 'liberalismo', saggio breve di tipo didascalico sull'insieme dei principi liberali sviluppati negli ultimi tre secoli ed esposti dall'autore, Friederich August Von Hayek, considerato il maggior teorico liberale del ‘900.
Mi ha prestato questa copia un mio amico di ritorno dalla due giorni di Tocque-Ville a Sestri Levante, non so quanti l'abbiano letta o quanti abbiano soltanto fatto un commento al titolo, in ogni caso abbiamo provato a buttar giù una piccola riflessione sul tema.

Si potrebbe essere davvero coinvolti da questa lettura, decisamente informale, tanto da approfondire in trattazioni più complesse sia dello stesso Hayek sia di altri autori liberali. Per inciso i riferimenti bibliografici abbondano.
Se non si è mai sentito parlare di Hayek prima d'ora non si dovrebbe affatto temere la lettura di 'liberalismo'. Il libro è strutturato in tre capitoli (introduzione - cenni storici - teoria) suddivisi in paragrafi molto brevi e dal contenuto omogeneo che possono essere affrontati nell'ordine preferito dal lettore. Il nostro giudizio è che anche colui che è sprovvisto di qualsiasi strumento giuridico/economico non avrà difficoltà nell'affrontare i concetti esposti. L'intento dell'autore è quello di introdurre il pensiero liberale ad una qualsiasi persona che intenda accostarsi per la prima volta a questo tipo di letture.

'Liberalismo' non puo quindi essere considerato un saggio economico, al più politico-filosofico. Hayek dedica molto spazio alle connessioni storico-politiche del movimento liberale, ovvero all'influenza che esso ha avuto nei paesi in cui si è affermato. In tal senso l'autore individua e qualifica due tradizioni liberali distinte: inglese (o evoluzionistica) oppure continentale (o costruttivistica). Nel caso inglese si deve far riferimento alla dottrina whig, nonchè ai contributi di Hume e Smith (sempre nel ‘700).
L'idea fondamentale sviluppata dal grande teorico austriaco è un punto che dovrebbe essere comune a tutti noi, dal quale partire per ogni nostro dibattito: la necessità di garantire l'autogestione della società tramite leggi di portata generale, limitative dell'autorità del governo; saranno queste limitazioni del potere centrale che permetteranno di fatto la nascita delle libertà fondamentali dell'individuo.
Si tratta in sostanza di scommettere sulla capacità del mercato e delle varie classi sociali di costruire da sole rapporti giuridico-economici efficienti ed efficaci senza intermediari centrali.
In effetti la presenza un governo limitato nei suoi poteri dalla 'rule of law' fu uno degli assi nella manica dello sviluppo economico inglese. Un ulteriore effetto della tradizione britannica di libertà fu la costruzione degli ex coloni inglesi di un modello di istituzioni, quello americano, incentrato sulla Carta dei diritti.

Nel caso continentale lo sviluppo del pensiero liberale originato nel ‘700 venne limitato dal periodo rivoluzionario e napoleonico prima e dalla restaurazione poi. Gli sviluppi ottocenteschi portarono al parallelismo del movimento liberale con i diversi movimenti ‘antitradizionalisti' finalizzati al rovesciamento delle istituzioni esistenti: religiose, politiche, ecc.
Gli sviluppi nazionali del movimento durante tutto l' 800 furono legati alle lotte per l'indipendenza nazionale e per l'ottenimento di una carta costituzionale e si esaurirono una volta raggiunti di questi obiettivi.
La prima e la seconda parte del saggio (introduzione e cenni storici) possono essere considerate propedeutiche alla comprensione della terza. Qui Hayek affronta i punti fondamentali della dottrina liberale spaziando dall'idea stessa di libertà alle caratteristiche di un governo liberale.
Ciascun paragrafo puo fornire degli interessanti spunti di riflessione ma a nostro avviso merita una particolare attenzione 'la concezione liberale del diritto', ovvero la possibilità di qualificare e giustificare l'attività dell'organo legislativo.

Se la tradizione britannica di libertà si è da sempre opposta alla presenza di un'autorità arbitraria (dalla Magna Charta in poi) il liberalismo in ambito giuridico afferma la libertà nella legge (cioè l'assenza di una qualsiasi coercizione arbitraria, come nel caso dell'assolutismo settecentesco): da una parte abbiamo l'arbitrio dall'altra il diritto. Si intuisce dunque il motivo per cui i whing inglesi vedevano nella legge la salvaguardia della liberà. Ma non è sufficiente: infatti anche la legge puo essere impiegate per distruggere la libertà; la tradizione liberale inglese individua unicamente la necessità di norme generali, di mera condotta, applicabili a tutti in un numero indefinito di circostanza future. L'autore in questo modo presenta il principio fondamentale liberale che ha trovato due diversi campi di applicazione: quello dei diritti inalienabili o naturali dell'individuo e quello della separazione dei poteri. In entrambi i casi abbiamo un'applicazione di un principio fondamentale: 'limitare la coercizione all'imposizione di nome generali di mera condotta').
Cosi come in campo legislativo Hayek si schiera contro l'interventismo dello stato in economia.

L' argomentazione portante del nostro autore è la sistematica incapacità dell'uomo di prevedere tutti gli effetti delle sue azioni: egli sostiene che se gli effetti diretti e previsti (in quanto prevedibili) sono noti, gli effetti remoti e indiretti non saranno previsti (in quanto imprevedibili) e percio trascurati. In pratica Hayek sottolinea i costi dell'interventismo pubblico sia in termini di spesa diretta sia in termini di una limitazione delle capacità dell'individuo. Ma quando accostiamo l'interventismo alla giustizia sociale (o distributiva)?
L'autore sostiene che dietro questa espressione ci sia la richiesta di misure particolari (cioè ad interesse settoriale) da parte del governo. Avremmo allora due conseguenze: da una parte l'attesa di queste misure nei gruppi interessati, con una riduzione dello slancio competitivo, ossia la corsa ai privilegi; dall'altra l'esposizione al ricatto elettorale di questi gruppi cui sono esposti i governanti e la conseguente corruzione.

Come tutelare allora le posizioni più deboli della società liberale senza ricorrere all'interventismo? 'Assicurare un reddito minimo a tutti, o un livello sotto cui nessuno scenda quando non puo provvedere a se stesso' ci spiega Hayek, al fine di mantenere funzionante il meccanismo di mercato.
Abbiamo cosi visto, in pillole, una rassegna delle più importanti idee sostenute da dal grande economista austriaco ma nello stesso tempo dobbiamo ricordare le difficoltà con cui esse si sono dovute confrontare e il dibattito economico in cui si sono affermate: ci riferiamo, anche da un punto di vista temporale e limitatamente al campo economico, alla caduta del modello neoclassico e all'affermarsi della teoria keynesiana. Nel primo caso si è verificata l'insostenibilità di un sistema economico esclusivamente basato sulle dinamiche di mercato (che ha portato alla crisi del '29), cioè un mercato lasciato libero di muoversi senza nessun tipo di controllo da parte delle autorità economiche e monetarie; nel secondo caso i keynesiani (a partire dal secondo dopoguerra) sostenevano l'inefficacia del mercato a garantire un equilibrio con piena occupazione dei fattori produttivi e sottolineavano quindi l'importanza dell'intervento pubblico e di un comportamento discrezionale delle autorità finalizzato al sostenimento del reddito e alla riduzione delle fluttuazioni cicliche.
In mezzo a tutto questo la strada aperta da Hayek rimane un riferimento saldo del nostro pensiero, un punto sicuro dal quale fare scaturire il nostro dibattito e far crescere e maturare le nostre opinioni, per quella vera interpretazione della realtà di cui parlavamo all'inizio.

Simone Scarlini