Questa non è la mia destra

<img src=”http://www.jurassicpeople.com/Jurassic%20People.GIF” align=left>“La mancanza di coraggio della destra non è rappresentata tanto dall'essere refrattaria ad abbandonare simboli e slogan ma è determinata dalla mancanza di coraggio nell'abbandonare le posizioni acquisite da ciascuno per lasciar spazio ad un ricambio.
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Chi viene eletto alla Camera dei deputati o in un ente locale difficilmente decide di creare intorno a se una classe dirigente scelta con metodi meritocratici e preparata a subentragli quando i tempi saranno maturi.
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La mancanza di coraggio è lampante e non bastano due o tre giovani a far dire 'ecco il cambiamento' perchè se si va a scorrere i nomi della nomenklatura di AN una lacrima scenderà dal volto di chi credeva che proprio la destra tenesse in gran considerazione i giovani….”</i>
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A dispetto di quello che si pensa e di quello che molti affermano come verità assoluta la mancanza di coraggio della destra è rappresentato non tanto dall'essere refrattari ad abbandonare simboli e slogan ma è determinato dalla mancanza di coraggio nell'abbandonare le posizioni acquisite da ciascuno per lasciar spazio ad un ricambio.
In parole povere chi viene eletto e chi fa carriera difficilmente è propenso a far crescere qualcuno e lasciar spazio alle giovani leve. Chi viene eletto alla Camera dei deputati o in un ente locale difficilmente decide di creare intorno a se una classe dirigente scelta con metodi meritocratici e preparata a subentragli quando i tempi saranno maturi, questo perchè per la persona interessata i tempi maturi non arriveranno mai.


Gli uomini son buoni per tutte le stagioni. Prima, seconda, terza repubblica. Tutto va bene se i giovani vivono nell'ombra ed eseguono fedelmente gli ordini. Al contrario se sul piano delle idee incominciano a tirar fuori la testa, ecco che spunta l'attaccamento alla poltrona e la paura d'esser messi nel dimenticatoio. Questa è una lezione che purtroppo la sinistra, anche la più radicale, c'impartisce e non da poco. La sinistra attua un ricambio di classe dirigente con regole ferree che tutti rispettano proprio perchè si sa che prima o poi sarà il proprio turno.
Nella destra invece c'è il malsano costume di considerare i giovani quali elementi utili per la militanza dura e pura, utili per far da portaborse e manovalanza allo stesso tempo ma poco ben voluti quando spuntano candidature e incarichi.

La mancanza di coraggio è lampante. Non bastano due o tre giovani, di valore per altro, a far dire 'ecco il cambiamento' perchè se si va a scorrere i nomi della nomenklatura di AN una lacrima scenderà dal volto di chi credeva che proprio la destra tenesse in gran considerazione i giovani.
La cosa poi più paradossale è che molti dei giovani che avrebbero la possibilità o hanno avuto la possibilità di crescere, si lasciano andare ad una lenta ma perpetua agonia. 'Non sono gli altri che non ci lasciano crescere ma siamo noi che non siamo in grado', ' Noi non abbiamo dimostrato l'opportuna serietà e maturità'. Frasi di questo tipo risuonano continuamente ed ancora più sconcertante quando si tirano fuori i discorsi dei titoli. Si, perchè come ai tempi di Cavour, la destra dimostra ancora una volta la propria ignoranza e il proprio provincialismo. Se non sei avvocato, libero professionista, industriale o imprenditore, non conti nulla. Oramai il diploma è carta straccia e se sei solo un impiegatuccio, anche con discreto livello culturale, devi rimanere nell'ombra perchè non adatto. Critichiamo tanto la sinistra per le persone impresentabili che ha portato in Parlamento ma per qualche istante dovremmo chiederci se ci ricordiamo chi siamo e chi da sempre rappresentiamo: il popolo, la gente, non solo l'ordine professionale degli avvocati, dei medici o degli ingegneri.

Se la destra non è più maggioranza o se non ha più quel consenso che aveva un tempo è meglio che non si cerchino colpe nel sistema elettorale, negli italiani all'estero o su tizio e su caio. Diamoci noi stessi uno scappellotto perchè la destra oggi è quella dei salotti, delle feste mondane e dei politicamente corretti. Forse questo accade solo in Sardegna, nella mia terra? Allora leggendo le pagine dei quotidiani mi sembra che, per una volta, in tutta Italia si sia deciso di seguire una moda isolana. Se mi sbaglio saro il più contento e mi cospargero il capo di cenere ma sono sicuro, visto che la mancanza di capelli, che la mia testa luccicherà ancora per molto.

Salvatore 'Sasso' Deidda </p>