/ PENSIERI DI STORIA, ARTICOLI, LEONARDO DA VINCI

LEONARDO, LA SCIENZA, LA TECNICA E L'UOMO

Scartabellando tra i volumi presenti sugli scaffali delle migliori librerie per captare i segnali dell'attuale editoria, magari prendendosi la licenza di riordinare i volumi - tanto per sgravare il lavoro dei commessi beninteso!-, parrebbe che Leonardo da Vinci abbia sempre la meglio, sempre e solo lui, forse per l'estensione spaziale dei volumi a lui dedicati, veri e propri edifici cartacei, più numerosi perfino di Dante, che pure sulla materia stampata dovrebbe avere maggior voce in capitolo. Michelangelo qualcosa guadagna, ma non ha mai raggiunto la 'omniscienza' di Leonardo, il quale, appunto, era presente in tutte le scienze. L'editoria promuove quando le sue raccolte di disegni, vuoi che siano tecnici, di guerra o di ritrattistica, quando i commenti a una sola opera o al suo genio in senso ampio. Leonardo quindi non tramonta mai, e giustamente! Possiamo ben d'onde andar fieri di questa barba folta, che ha prodotto anche da ragazzo: a vent'anni ritrae la Benci e l'Annuciazione, entro i trenta l'Adorazione dei magi e verso i quaranta è pronto per tutte le successive sperimentazioni artistiche - ricordiamoci di guardare sempre le promesse che puo mantenere un giovane! Possiamo ben sopportare il turismo che egli ha portato a Vinci e a Firenze e, in fondo, ci facciamo una ragione se la Monnalisa non è in Patria visto che fu lui stesso ad averla consegnata nelle mani del re di Francia e sono stati sempre i francesi a darla in pasto alla pop art e al clamore mondiale.

A noi in fondo piacerebbe che il mondo non si accorgesse integralmente dei beni che conserviamo in Italia, vieppiù a Firenze e in Toscana. Perchè è molto difficle far capire il come e il perchè viviamo serenamente con un Patrimonio inesauribile e inestimabile intorno a noi, e se si venisse a sapere troppo diffusamente quanto siamo ricchi, nessuno - nessuno! - ci potrebbe perdonare le nostre dimenticanze nei confronti del bel Paese. Lo stesso vale per i paesaggi naturali, che tuttavia si mantengono autonomamente più lungo rispetto ad un affresco fissato con un po' d'uovo. Chiudo la parentesi, ma capirete, senza questa ogni accenno a Leonardo da Vinci puo sembrare quantomeno commerciale. Questa immersione in libreria mi ha portato a concludere che davvero Leonardo è univocamente riconosciuto come un grande. E fortunatamente non ha dissertato su filosofia, retorica o politica (Salvo averlo fatto con pseudonimo…). Chissà che bel romanzo storico ne sarebbe uscito: potevano succedere due cose: o sarebbe stato totalmente affossato, oppure la sua eco sarebbe risuonata più imperante di Marx o Nietzche e allora meglio così. Pero ho voglia di fantasticare e mi dico: dal momento che abbiamo informazioni a tonnellate, avremmo modo di valutare lo stile di vita di questo genio (tutt'altro che sregolato!) e forse, inquadrandolo nel suo tempo, potremmo estrapolarne il pensiero e immaginare come risponderebbe lui ai temi di oggi? Tranquilli, non voglio fargli fare la parte del filosofo (non lo era) ma almeno sulla Scienza e sulla Tecnica lo avremmo interrogato, o no?

Leonardo da Vinci non poteva immaginare una scienza come viene intesa da certi intellettuali e scienziati, ovvero estranea all'uomo. Ogni sua produzione segue un filo piuttosto chiaro: l'osservazione contemplativa della natura che non contempla solo i dati (lo faceva forse Brunelleschi che, ad ogni modo, il suo genio lo speso molto bene) ma contempla le luci, le relazioni tra le cose e soprattutto come l'uomo le fruisce. Tanto ha contemplato l'uomo da aver saputo ritrarre per primo l'introspezione psicologica dei suoi soggetti. Ora riflettiamoci, dimentichiamo i pittori che sono venuti dopo di lui… pensiamo a Giotto, ma anche a Pier della Francesca, nessuno arriva al livello di lividezza umana della Dama con l'ermellino o dell'Annunciazione. Oggi sì, lo sappiamo fare, ma oggi abbiamo tanti di quei saggi psicologici e antropologici … come ha fatto Leonardo? Indubbiamente con una fervidissima vita interiore e con la contemplazione del mondo, e quindi dell'uomo, che a pieno titolo ne fa parte. Non posso credere a chi sostiene che a quell'epoca le donne non erano considerate con l'anima, perchè la Monnalisa ne ha in dose pari a qualunque personaggio maschile ritratto all'epoca.

Che espressione farebbe Leonardo se gli spiegassi che oggi una parte degli sforzi che lui, La Place e Keplero hanno fatto vengono in parte centrifugati per farne uscire teorie eugenetiche, o di sovrapopolamento, o di quant'altro di scimmiesco e darwiniano. In particolare le sue osservazioni sull'anatomia umana, lui che ha visto nei dettagli un bambino nella pancia della mamma, chissà che gioia sarebbe stata per lui sapere come avvengono i processi biologici , con la conoscenza di oggi. Personalmente non gradisco che si tratti della scienza come un balocco per tecnici: quanto oggi viene studiato, diventa bagaglio culturale di tutti, non ultima la scoperta che ogni bambino lascia alla madre durante i novi mesi di attesa. Insisto su un punto: chiediamoci a quale fine avrebbero usati i geni del passato le scoperte scientifiche attuali che oggi noi raccogliamo anche grazie al loro contributo. Se pensiamo che il loro slancio scientifico era tutto teso a perfezionare gli strumenti di conoscenza, e non il solo fine tecnico, tutta la nostra fantatecnica si ridimensionerebbe a quello che in realtà è: la scienza è conseguenza della natura e, per la parte razionale dell'uomo che la sa capire, la scienza è un mezzo che l'uomo ha la possibilità di usare per sè stesso, non è estranea a lui, ne è un prodotto. La tecnica, a sua volta, è prodotta con lo strumento della scienza, come un edificio è costruito per mezzo dell'architettura: quando lo pianifico dovrei sapere in partenza a cosa sarà finalizzato. E' la scienza, dunque, lo strumento intellettuale a mio avviso più grandioso.

Saba Giulia Zecchi