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Sunshine

L’Icarus 2 ha come imgombrante carico una non meglio precisata "bomba stellare". Dire che una semplice bomba nucleare avrebbe tentato di "riavviare" il Sole morente avrebbe infatti fatto sorridere anche i più sprovveduti frequentatori delle italiche multisale.

Ma i dettagli tecnici non sono il punto cardine di un film che ambisce ad essere ben altro che l'ennesimo colossal fantascientifico da blockbuster.
L'ultima fatica di Danny Boyle (Trainspotting, The Beach, 28 Giorni Dopo) è una sorta di 2001 Odissea nello Spazio tascabile e di più facile digeribilità del capolavoro di Kubrick, senza tuttavia essere anch'essa avara di spunti interessanti.
La fotografia è davvero stupenda e ampiamente illustrata lungo tutto il film, con sequenze davvero memorabili come quella in cui lo psicologo di bordo accende un maxischermo con la priezione della superfice solare e al 3% di intensità, e nonostante i Ray Ban rischia di rimanere abbagliato da un sole in agonia ma pur sempre di spaventosa potenza.

Durante il loro viaggio di avvicinamento verso la nostra stella la navicella riceve un segnale di soccorso proveniente dall'Icarus I, la prima missione lanciata sette anni prima allo stesso scopo e scomparsa senza lasciare traccia di sè.
Tra computer che rispondono alle domande con voce pacata e solenne, in palese omaggio al capolavoro di Kubrick, e lunghi silenzi nella prima parte, si modella questo film dalle ampie derive psicologiche che innesca un bel finale al cardiopalma.
Boyle e l'ottimo cast di attori non hanno pretese didattiche nè di verosimiglianza, benchè gran parte del film sia incentrato sul risolvere problemi tecnici di una tecnologia che più che fantascientiica potremmo definire "non sense".

Non c'è proprio niente di verosimile in questo lungometraggio? Abbiamo girato questa domanda (che sicuramente tutti vi sarete fatti, anche se vi vergognate a dirlo!) ad un Ingegnere Nucleare a cui la nostra redazione spesso si rivolge per dubbi di natura scientifica: "Francamente far detonare un ordigno in una stella come il sole è un po come cercare di far del male un pachiderma con un granello di sabbia. Se l'idea fosse di reinserire materiale tale per cui la stella riprendesse vigore e ritornasse a un attività superiore, il quantitativo di idrogeno o elio dovrebbe essere più o meno quello della massa di un pianeta (dove lo trovi?).
Ammesso che lo troviamo, l'ordigno nucleare diventerebbe di dimensioni spropositate, e quindi impossibile da produrre. Ma non solo: anche nell'ipotesi assurda che venisse prodotto sarebbe poi impossibile da mettere in orbita!
Per non parlare della possibilità stessa di poter far "ripartire" una stella in agonia (nel nostro caso il Sole).
Infine una stella come la nostra non si spegnerebbe certo tipo una lampadina: prima di spegnersi aumenterà le sue dimensioni conglobando almeno metà del sistema solare, il che significa anche la terra. Nel qual caso, francamente, non ci porremmo nemmeno il problema".
Altro che global warming...

D.M.