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Sfogliando il programma del Pdl/2

Continuando nell' analisi del programma del PdL, scorgiamo un titolo piuttosto azzeccato nella parte dedicata al sociale: 'migliori servizi sociali'. Un bel passo avanti dato che correvamo il rischio di trovarci, magari, un bel 'più servizi sociali per tutti'! A parte il bonus bebè, al secondo posto viene promesso un sostegno alle famiglie per la libertà di scelta tra scuola pubblica e privata, una misura quanto mai giusta e necessaria per cercare di innalzare la qualità dell' istruzione e per la libertà dei cittadini. Lessicalmente c'è, secondo noi, un grave errore. Infatti la distinzione (Martino docet) va fatta tra scuole statali e private, dato che anche le seconde sono 'pubbliche'.

In questa parte troviamo misure condivisibili come: il rilancio dei consultori pubblici e privati (ancora, 'statali e privati'!) per garantire alternative all'aborto; investimenti per asili aziendali e sociali (quindi, crediamo, riduzioni di tasse mirate); riforma del sistema sociale all'insegna della sussidarietà; garantire la libertà di scelta tra 'pubblico (ancora!), privato e privato sociale' ed altre misure. Troppo poco coraggiosa, invece, la parte sulla previdenza. Ci si limita alla solita promessa dell'innalzamento delle pensioni più basse ed a quella di un 'rafforzamento' della previdenza integrativa e complementare. Ci sarebbe piaciuto un intervento più incisivo, sia prevedendo una qualche reintroduzione di un sistema simile al tanto criticato 'scalone', sia una proposta coraggiosa come l'inizio di una transizione verso un sistema pensionistico privato 'alla cilena'. Certo, sarebbe stata una proposta fuori da ogni schema politicamente corretto, ma avrebbe contribuito almeno a provocare un dibattito.

Nella parte 'dare ai giovani un futuro' si parla di una 'no tax area' sperimentale per nuove iniziative di giovani e di credito d'imposta per le imprese che assumono giovani e che trasformano contratti temporanei in stabili, e questo è senz'altro positivo. Sinceramente, invece, puzzano un po' di statalismo le misure che prevedono 'bonus locazione' e 'garanzie pubbliche' per i prestiti d' onore. La parte 'Più sicurezza' e 'Più giustizia' è, forse, il miglior repertorio del centrodestra. Avrebbe solo bisogno di essere applicate interamente in un breve lasso di tempo, come se questo fosse poco per la politica italiana! Niente di nuovo sulla sanità, anche qui perdendo una grande opportunità di rilanciare il concetto della libertà delle persone di effettuare le cure presso enti non statali vantando un 'buono sanità'.

Viene rilanciata l'idea di introdurre un sistema meritocratico per i docenti della scuola pubblica italiana, cosa tanto giusta quanto di difficile attuazione, vista la resistenza 'di casta' degli insegnanti e dei sindacati collaterali al pressappochismo e all'incompetenza della scuola italiana. Echi statalisti preoccupanti possono essere ravvisati anche in misure come una promessa 'legge quadro per lo spettacolo dal vivo (teatro, musica, danza) e per promuovere la creatività italiana in tutti i campi dello spettacolo, dell'arte e della multimedialità'. Che Dio ci scampi e ci liberi da misure del genere! La proposta dovrebbe essere, piuttosto, quella di abolire seduta stante tutte le sequele di contributi ed elargizioni previste dallo stato per registi, CARTA STAMPATA, ecc. Anche qui non vi è traccia di spirito liberale, anzi.

Nelle ultime parti del programma troviamo la sezione 'ambiente', piuttosto scialba e per nulla caratterizzante. Non si parla del problema dell'approvigionamento energetico, nè di ritorno all'energia nucleare. Avvicinandosi alla conclusione, ci si imbatte nella parte dedicata esclusivamente al Sud e per l'ennesima volta assistiamo ad un 'piano' speciale per il meridione. Purtroppo rischiamo, per l'ennesima volta, di rimanere con il solito problema del sud, da sempre un peso per le finanze statali e per le tasche dei contribuenti. Molti di noi pensano che il miglior programma per il meridione d'Italia sia quello di finirla con i 'piani speciali' e di trattare questa parte del paese come tutto il resto. Anzi, non aiutano certe misure dirigiste ed inefficaci come la creazione di una Banca del sud statale (ricordate le varie 'casse del mezzogiorno'?). E' previsto un piano 'straordinario' per le infrastrutture. E al resto del paese, quel paese che paga anche per il sud, chi ci pensa? Rischiamo di far rimanere indietro la parte del paese che, invece, ha più bisogno di ammodernare la rete infrastrutturale (il centro-nord) mettendo così in crisi la parte più produttiva d' Italia.

Le ultime due sezioni sono dedicate al federalismo fiscale. Almeno non si parla di 'federalismo solidale' tout court (lo ritroveremo, purtroppo, nell'ultima parte del programma), ma di un federalismo basato su una 'perequazione che riduca ma non annulli le differenti capacità fiscali'. Purtroppo non siamo al federalismo competitivo di cui questo paese, secondo noi, avrebbe un gran bisogno. Sicuramente condivisibile l' ultima parte del programma: il piano straordinario di finanza pubblica, dedicato all'utilizzo dell'immenso patrimonio pubblico per la riduzione del debito statale, immettendone sul mercato una larga parte. Anche quest'ultima proposta puo essere giudicata tanto positiva quanto di difficile attuazione. Berlusconi si è sempre presentato come 'l' uomo del fare'; ebbene, questa volta, in caso di vittoria, vogliamo una piena e celere realizzazione di tutte le cose positive del programma. Per le misure stataliste, Cavaliere, ci pensi un po' su.

J.Landi