/ CONFRONTO LIBERALE, ARTICOLI, SILVIO BERLUSCONI, POPOLO DELLA LIBERTÀ, CONTRATTO CON GLI ITALIANI, ELEZIONI 2008

Sfogliando il programma del Pdl/1

Campagna elettore e programmi 'da rispettare'. Le cose son sempre quelle. Questa volta, sinceramente, sembra meglio di due anni fa, quando ci furono presentati programmi inconsistenti e deludenti. Il top, secondo noi, rimangono le elezioni del 2001: Berlusconi si presento con un delizioso e nuovo 'contratto' di pochissimi punti, chiari e veramente tosti se realizzati. Pochi punti che rappresentavano una visione generale, una visione di come la 'libertà' avrebbe dovuto cambiare l'Italia. C'era, intorno a questo programma, una fiducia palpabile. Il 'Contratto con gli italiani' rimarrà nella storia d'Italia, piaccia o no. Per le future elezioni tutto cio è scomparso. Davanti ad un'Italia messa in ginocchio da Prodi e Visco (Agroppi per gli allenatori diceva che 'contano solo negativamente', varrà anche per il governo?), si cerca di correre ai ripari. In primis proprio quegli ex compagni di governo riciclati sotto il nome di Partito Democratico si affannano a darsi una rifrescata. Son sempre loro, Berlusconi in questo ha pienamente ragione.

Il programma del neonato Popolo delle Libertà tuttavia non crea certo quell'emozione del 'Contratto': trasuda infatti una mancanza di visione, una mancata spinta ideale concreta. Improntato, a quanto esprimono gli esponenti del PdL, ad un 'sano realismo', promette di aiutare l'Italia a rialzarsi, ma non riflette certo le istanze di un partito liberale di massa. Sulla 'prima missione', una riforma del fisco per le imprese, ci sembra un programma fin troppo prudente. Si parla di molte 'piccolezze' (detassazione straordinari, tredicesime, ecc), di abolizione graduale dell'Irap, si promette una riforma degli studi di settore dal basso ma non si parla di un taglio deciso delle tasse sull'utile d'impresa, dell'eliminazione dell'inutile burocrazia a cui le imprese sono obbligate. Si parla di misure protezionistiche ed illiberali nella parte del 'sostegno al made in Italy', auspicando dazi e quote da proporre all'UE verso l'Asia, mentre non si parla di deregulation all'interno dell'UE, iniziando da una profonda revisione (o, meglio, abolizione) della politica agricola comunitaria.

Per fortuna sopravvive la parte 'meno tasse' che prevede interessanti misure, tra cui l'introduzione del quoziente familiare, l'abolizione totale dell'ICI sulla prima casa (che non dovrà pero comportare un aggravio dell' ICI sulle seconde o terze case...) e l'abolizione dell'iniqua 'tassa sulla morte', ovvero l'imposta di donazione e successione reintrodotta da Prodi (che pero le case ai figli le ha donate con la legge 'per i ricchi' di Berlusconi...). Il punto che promette 'graduale progressiva diminuzione della pressione fiscale sotto il 40% del pil', seppur apprezzabile, è a nostro avviso troppo timido. Infatti, per un rimbalzo positivo sull'asfittica economia italiana, la riduzione delle imposte dovrebbe essere non solo di consistente entità, ma anche concentrata nel minor tempo possibile. Vogliamo la riforma Irpef/Ires del 'Contratto', quella riforma che prevedeva due uniche aliquote, 23 % e 33 %!

Una parte che lascia perplessi tutti i liberal-liberisti come noi è infine sicuramente rappresentata dalla missione 'una casa per tutti'. I 'piani casa' statali hanno quasi sempre creato ghetti invivibili ed anche orrendi esteticamente, contribuendo inoltre a falsare il mercato immobiliare.

J.Landi