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SE SEI IL PREMIER, TI TIRANO LE PIETRE

 

 

 

 

 

 

I fatti ormai li sappiamo tutti. Domenica scorsa, alla fine dei festeggiamenti per i primi tesseramenti del Pdl a Milano, Massimo Tartaglia, un uomo di 42 anni che da tempo soffre di problemi psichici, ha aggredito Silvio Berlusconi, lanciandogli contro una statuetta, pare, del duomo di Milano. Il fatto è in se stesso grave e degno di condanna. Ma come appena detto Massimo Tartaglia è un uomo malato e quindi il suo gesto si spiega (almeno lo speriamo) come espressione della sua malattia.

Quello che non si può giustificare
e che ha dell’assurdo sono, non solo, le dichiarazioni di Di Pietro subito dopo l’aggressione, secondo cui il premier istiga alla violenza(poi tutto ritrattato), ma quelle di comuni cittadini che hanno fatto di Tartaglia il loro nuovo idolo. Chi sperava (come me) che tutti condannassero il gesto all’unanimità si è dovuto scontrare con una realtà che sa di fantascienza: cittadini che pensano che la colpa di quanto accaduto sia di Berlusconi e che Tartaglia abbia fatto bene.

Cosa succede in Italia? Quando siamo passati dallo scontro politico allo scontro personale? Sicuramente molti mi risponderebbero: da quando è arrivato Berlusconi e ha cambiato le regole della politica. In parte è vero. Ma un nuovo modo di far politica non dovrebbe portare ad una dialettica poi così diversa tra le parti in causa. Destra o sinistra si scontrano da sempre e sempre lo faranno: il dibattito tra le parti è uno degli elementi fondamentali di una democrazia. E qui mi sorge il dubbio. Ma Berlusconi, o il Pdl in generale, con chi si scontra ormai? Chi fa l’opposizione in Italia? Forse, in piccolo, solo Casini. Ma si sa che la vera opposizione tutti se l’aspetterebbero dal Pd che però fatica ormai a far sentire la sua voce, non propone mai qualcosa che sia degno di seguito e resta lì in balia degli eventi.

A questo punto l’unico modo per definirsi all’opposizione diventa quello di essere anti-berlusconiani. Il Pd zoppica, la sinistra estrema non ha più un grande seguito (al punto da restare al di sotto della soglia del 4% alle elezioni) e quindi tutti contro Berlusconi. Del resto il bersaglio è facile: la centralità della figura del premier all’interno del Pdl e la sua indiscussa leadership si prestano ad attacchi più personali, che collegiali. 

 

 

 

Quindi la sinistra, invece di capire cosa non vada nei proprio orti da un po’ di tempo a questa parte, si scaglia sull’uomo Berlusconi e mette a segno una serie di autogol l’uno dietro l’altro. Convinti che tutti i mali andranno via una volta scomparso Berlusconi, non fanno altro che giudicare e criticare senza senso l’operato di Governo, accusando il premier di fare sempre e solo il proprio interesse, ma senza poi proporre delle valide alternative. Sono lì nella speranza che prima o poi accada qualcosa di miracoloso che li faccia tornare alla ribalta. Ma di fatto accade l’estremo contrario: che il premier acquisti seguito, perché, come ama dire, la sua è una “politica del fare”. Poche chiacchiere, insomma: quelle si lasciano alla sinistra. E poche chiacchiere e fatti concreti devono piacere anche gli elettori, visto il consenso che hanno dato al Pdl alle ultime elezioni. 

Ma al di là della mia analisi (che può essere giusta o sbagliata) sulle dinamiche che hanno portato a concentrare l’attenzione sulla singola persona Berlusconi, resta un grave problema di fondo: una parte di cittadini convinti che Tartaglia in fondo in fondo abbia fatto bene, perché esasperato dal comportamento politico del capo del Governo. A questi non mi resta da ricordare che se Berlusconi è al governo è perché è stato eletto dagli Italiani. Molti di questi sono gli stessi che spesso si riempiono la bocca con una parola come democrazia, come se avesse una connotazione squisitamente di sinistra. Ebbene democrazia vuol dire anche rispettare il risultato delle urne elettorali, per quanto non possa essere di nostro gradimento. Democrazia vuol dire che la maggioranza vince e la minoranza lo accetta: e Berlusconi ha vinto in modo corretto e quindi ha tutto il diritto di governare perché questo diritto gli è stato concesso dal popolo. Democrazia vuol dire un confronto civile tra le parti, in cui si usa la dialettica e non la violenza. 

E qui, concedetemelo, c’è uno dei risvolti più grotteschi della situazione. Mi è capitato di notare che molti di quelli che hanno “dimostrato solidarietà” a Tartaglia siano gli stessi che il più delle volte si manifestano contro ogni violenza, inorridiscono davanti alle cariche della polizia sugli studenti in protesta, vorrebbero un mondo senza guerre, ritirerebbero subito i nostri soldati dalle missioni all’estero, eppure hanno sentenziato che Berlusconi ha avuto quello che si meritava. Insomma, no alla violenza, a meno che il bersaglio non sia il Cavaliere! Siamo all’assurdo!

Il malessere degli antiberlusconiani
è diventato tale da poter sperare di abbattere il loro nemico solo con la forza fisica e in nessun altro modo? Se davvero è così questa può essere una conferma che Berlusconi tutto sommato sta facendo bene, visto che i suoi avversari non trovano altri modi più corretti per contrastarlo. E giustificare il gesto di Tartaglia sarà solo l’ennesimo autogol degli antiberlusconiani.  

Francesca Ottaviano