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UN'ITALIA RASSEGNATA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Soffocata dalle grida di vittoria del centrodestra, il dato riguardo all'astensione di quasi il 40% degli italiani (considerando anche schede bianche e nulle) diventa purtroppo quasi una notizia di serie B. Ma c'è ben poco da esultare: il giorno dopo queste elezioni chi vince lo fa senza avversari e la vera sconfitta è la politica italiana, a cui la gente ha rivolto un chiaro segnale di malcontento.

La seconda considerazione è che, come previsto, il popolo di Raiperunanotte (o viola, o arcobaleno, o movimentista, o quello che vi pare...) non è stato decisivo per i risultati elettorali e, quando lo è stato, ha dato una mano decisiva a far vincere l'avversario: un chiaro esempio è l'affermazione dei grillini in Piemonte che hanno fatto perdere (bravi, bene, bis!) la Presidente uscente PD Mercedes Bresso, che in una gara di antipatia con Grillo e Santoro, probabilmente la spunterebbe.
Ancora una volta la sinistra radical chic, che snobba il PD, quella che si sente portatrice sana della verità divina, la sinistra che legge Repubblica, guarda Repubblica Tv e campa a pane e antiberlusconismo, ha ricevuto l'ennesima lezione dalla storia: non solo non è mai maggioranza nel paese reale ma contribuisce ogni sacrosanta volta a dare la spinta decisiva a Silvio per vincere dovunque! Un vero capolovoro (alla rovescia).

La terza considerazione è che Berlusconi ha ancora davanti 3 anni di governo senza elezioni nè avversari tra i piedi. Non ci sono scuse per le riforme - prima di tutte quella fiscale - che la gente chiede. La chiedono coloro che hanno votato la Lega per protesta e i tantissimi che sono rimasti a casa o hanno invalidato la scheda. La chiede la storia di questo paese, sempre più moribondo, in cui - paradossalmente - si festeggia la vittoria di una sindacalista di destra nel Lazio, nemica numero 1 di quelle stesse riforme liberali e liberiste di cui l'Italia ha estremo bisogno.

 

 

Si festeggiano i leghisti al nord, quando la gente vota Lega soltanto perchè non sa più da che parte sbattere la propria matita e perchè la Lega è stata la più brava a rinnovare la propria classe dirigente all'insegna di un marketing prepotente e geniale: una forza ormai di apparato e inserita nel circuito romano mantiene l'apparenza della forza di protesta, di quella rivoluzionaria che catalizza il voto di protesta. Altro capolavoro.
Il PDL festeggia, ma non c'è proprio nulla da festeggiare. L'ha capito perfino Bondi (!) che a Porta a Porta non si dice contento del risultato del suo partito che perde voti dovunque a vantaggio delle forze minori come Lega. Così come il PD è eroso da Di Pietro e Grillini.

Il bipartitismo all'americana, da noi tanto auspicato in tempi non sospetti era stato fatto talmente male che gli italiani se ne sono già accorti. Festeggia la dirigenza della destra ma dietro non c'è nessuno che applaude i festeggiamenti: dietro c'è un popolo rassegnato e, quando va bene, semplicemente incazzato.
Dimenticavo Gianfranco Fini. Il grande assente della politica italiana praticante sta facendo il suo percorso tra fondazioni e centri studi. Come giustamente rilevato da Penabianco, l'ex leader di An poteva fare questo stesso percorso catalizzando il consenso dei delusi dal tremontismo e da questo governo che ha rinnegato il liberismo. Così non è stato e ha preferito invece concentrarsi su temi che interessano a pochi ribaltando per altro le prospettive che vuole la gente. Non ha mai toccato l'economia. Un'altra occasione persa. Ovviamente per lui, non certo per noi.

D.M.