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SDOPPIAMO L'EURO (E DIVIDIAMO L'EUROPA)


Ma quali sono le vere cause di questa crisi? Siamo davvero sicuri che questa situazione sia una mera ripercussione della crisi del mercato americano?Per poter rispondere dobbiamo fare un passo indietro.Secondo il trattato di Nizza, l'UE è “un soggetto politico a carattere sovranazionale e intergovernativo”. Questa opaca definizione esprime chiaramente tutta la mancanza di coraggio nel promuovere un processo di crescita politica ovvero un processo di unificazione politica europea che è invece saltato (anche a causa del ruolo anti-europeo giocato dalla Nato e dagli USA). A preoccuparci di questi tempi è invece la stabilità economico-finanziaria della stessa Europa che si trova ormai sull'orlo del baratro. Nel frattempo è infatti saltato - di fatto - anche il patto di stabilità (il famoso rapporto deficit-pil di ciascun stato membro sotto il 3%), visto che quasi nessuno dei Paesi membri lo ha rispettato. La disomogeneità economica (Germania vs Portogallo, ad esempio...) dei Paesi dell'area, e le relative opposte esigenze di politica monetaria, evidenziano abbastanza chiaramente che la moneta unita è stata, a suo tempo, varata per evidenti finalità politiche unitarie adesso assolutamente fuori portata (basti pensare alle vicende relative al Trattato di Nizza ed al successivo Trattato di Lisbona).
 
Le ripercussioni della crisi greca ed irlandese dimostrano peraltro l'assoluta mancanza di solidarietà tra paesi membri: la soluzione di unificare i debiti dei singoli stati è stata infatti sonoramente bocciata. Altra misura, che appare assolutamente necessaria per il corretto funzionamento della Banca Centrale e per l'economia dell'Unione, sarebbe stata quella di centralizzare il potere di imposizione fiscale, sottraendolo ai singoli stati: misura alla quale invece nessuno dei paesi forti ha mai neppure preso in considerazione. Tale misura avrebbe consentito di operare una evidente contrazione della spesa pubblica e, di conseguenza, del debito complessivo.
 
A seguito delle turbolenze recenti, ha cominciato però a serpeggiare - forse come ultima ratio - una proposta di sdoppiamento della moneta unica europea per far fronte alla prospettiva di collasso dell'eurozona.In particolare il prof. Luigi Zingales ha teorizzato che, visto il tasso di cambio fisso dell'Euro e dunque l'impossibilità di ricorrere alla c.d. svalutazione competitiva della moneta, gli Stati “economicamente deboli” dell'eurozona si trovano nell'impossibilità di ripianare i loro debiti sovrani a meno che gli stati “economicamente forti” non accettino un tasso di inflazione assai elevato. 
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Tale situazione, per di più, mette a rischio, vista la colleganza economica ed i reciproci crediti obbligazionari di titoli di stato fra i membri dell'UE e dell'area euro, la tenuta stessa della moneta unica.Sarebbe dunque, a questo punto, necessario prendere atto delle differenze insanabili e spezzare contestualmente e consensualmente in due l'area euro. “Creare due blocchi, ridurrebbe lo stima su ogni singolo paese e consentirebbe al sud di continuare a detenere una valuta liquida. La svalutazione dell'Euro-sud rispetto all'Euro-nord ridurrebbe il peso del debito pubblico e privato (dei c.d. P.I.I.G.S.) e permetterebbe un recupero di competitività che rilancerebbe l'economia” (così il Prof. Zingale sul Sole24ore del 9.5.2010) sopratutto in relazione alle esportazioni, al turismo ed al settore manifatturiero.
 
Adesso però veniamo alla situazione Italiana. In una ipotetica ipotesi di “sdoppiamento dell'euro” da che parte dovremmo stare? Entreremo di diritto nell'euro-forte oppure nell'euro-debole?Il dilemma si acuisce. Forse per rispondere a questa domanda dovremmo porci nell'ottica di un profondo ripensamento del valore e del senso dell'Unità d'Italia, posto che le stesse disomogeneità tra paesi dell'area euro viene specularmente riprodotta, su scala nazionale, nel nostro paese.Questo annoso dualismo non è stato mai risolto in centocinquanta anni di storia nazionale, ma adesso non abbiamo più a disposizione tutto questo tempo.   
 
Simone Frosini 

 

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