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PRIMARIE SUBITO, CANDIDATI E CONVENTION

 
 
 
Accantoniamo i tesseramenti, organizziamo le primarie per ogni livello istituzionale per scegliere i candidati a cariche monocratiche e a cariche assembleari laddove non sia più consentito il voto di preferenza. Contestualmente bisogna eleggere i delegati alla Convention (volendo possiamo italianizzarla e chiamarla assemblea, non congresso perché puzza di partito vecchia maniera e di pacchi di tessere).
 
La Convention, negli Stati Uniti, è l'organo supremo del partito, ne stabilisce le regole, gli organi e ne definisce il programma politico ed elettorale; la sua composizione deve essere stabilita con il voto alle primarie per evitare che partito e candidato appaiano entità distinte o addirittura conflittuali. La Convention rimane in carica il tempo necessario per espletare le proprie funzioni, generalmente 4-5 giorni, dopodiché decade; fra le Convention di vario livello vi è separazione funzionale, non gerarchica.
 
Sempre negli Stati Uniti, per ragioni storiche, le primarie nazionali non si tengono in un unico giorno, ma sono distribuite all'interno di una finestra temporale (con periodici problemi di coordinamento, va detto). Questa sequenzialità si perde in tutte le proposte d'importazione, ma  meriterebbe più attenzione perché, se è vero che comporta dei problemi, è comunque uno dei segreti del successo delle primarie americane e dà notevoli vantaggi: la scelta del candidato è più mirata, costituendo le prime votazioni una sorta di filtro che taglia fuori i concorrenti meno competitivi, ma comunque incentivati a misurarsi col consenso popolare, e consente di concentrare l'attenzione e i voti su quelli che via via rimangono, facendo sì che alla fine il vincitore sia riconosciuto da tutti; allo stesso tempo si moltiplica l'effetto mediatico sia perché ci sono da raccontare più risultati parziali, con relativi colpi di scena, sia perché si fa più lunga e approfondita la campagna elettorale, senza dimenticare che gli elettori si appassionano alle inevitabili sorprese che accadono e possono conoscere meglio i candidati.
 
L'apertura delle primarie è un altro punto che vale la pena discutere. Io sono per la massima estensione possibile dell'elettorato attivo: voti chi vuole fra coloro che godono dei diritti politici. Si teme l'inquinamento del voto da parte di infiltrati che avrebbero il solo scopo di creare disturbo, ma senza ragione: pochi infiltrati, difficilmente ben organizzati, tenderanno statisticamente ad annullare reciprocamente i propri voti disperdendoli fra i vari candidati, inoltre la loro possibile presenza spingerà più sostenitori indecisi a partecipare per non farsi scegliere da altri il proprio candidato; molti infiltrati organizzati si farebbero il partito su misura e non avrebbero più motivo di votarne un altro. Come insegna l'esperienza del Partito Repubblicano americano dalle primarie aperte c'è solo da guadagnare.
 
E' naturale che le primarie chiuse siano, invece, preferite dagli attuali capi di partito, i quali, se proprio devono perdere l'attuale potere di decisione o negoziazione dei candidati, preferiscono le primarie chiuse agli iscritti perché controllare pacchi di tessere è più facile che convincere una generalità di elettori. Resistenza comprensibile degli attuali pretoriani del sistema, ma contraria all'interesse generale e alla competitività del candidato vincitore delle primarie. Del resto, la rivoluzione non si fa coi carabinieri.
 
Marco Boldrini