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Piscina di sangue a Melbourne '56

Le Olimpiadi, si sa, spesso regalano eventi che rimangono impressi nella storia, ma che ben poco hanno a che fare con lo sport, l'unione dei popoli, il sacrificio. A volte avvengono episodi che niente hanno a vedere con le classifiche, i cronometri, i punteggi o gli arbitri. A volte la storia passa anche da una piscina.

A Melbourne si disputo la XVI edizione dei Giochi Olimpici. In un mondo appena uscito dalla II Guerra Mondiale e appena entrato nella Guerra Fredda, si fu costretti ad assistere ad un episodio barbaro quanto vigliacco. Il torneo di Pallanuoto aveva una nazionale favorita indiscussa: l'Ungheria. In semifinale, il 6 dicembre 1956, la nazionale magiara dovette affrontare lo squadrone dell'Unione Sovietica. Erano passate appena tre settimane dai drammatici eventi di Ungheria che sconvolsero quel paese e le coscienze dell'Europa e del mondo: 25.000 ungheresi uccisi, 7000 le vittime sovietiche, oltre 250.000 i profughi, danni materiali di portata straordinaria ed una semifinale olimpica destinata ad entrare nella storia.

Quel giorno in acqua si affrontavano Ungheria ed URSS, il paese "ribelle" e il gigante comunista. Ci sono cose che alcuni popoli sanno fare alla perfezione e agli ungheresi è sempre riuscito particolarmente bene giocare a pallanuoto. La partita fu preceduta da un clima di tensione e da minacce da parte dei dirigenti dell'Urss. Molti degli atleti ungheresi chiesero asilo politico all'Australia, e non tornarono mai in patria fino agli anni '90 (stessa cosa che fecero i giocatori della mitica Honved e della grande Ungheria vice-campione del Mondo ai Mondiali di Svizzera '54). Anche quel giorno la nazionale ungherese dimostro la sua superiorità: per le statistiche quella gara si concluse 4-0: i sovietici rimasero sconvolti e increduli di fronte a tanta forza e allo spessore tecnico dei magiari. Ma quella partita non fu una partita come le altre perchè altri e dolorosi erano i sentimenti che quei giocatori si portarono in vasca.

La pallanuoto è uno sport duro, molto fisico, dove si danno e si ricevono colpi, ma quella semifinale fu un tripudio della violenza. Allora la televisione era nata da poco, e non ci sono immagini chiare di quel giorno. Ma foto sì. I giornalisti raccontarono che l'acqua della piscina si tinse di rosso a causa degli scontri tra i giocatori. Non era un'immagine figurata, ando così sul serio. Valentin Prokopov, sovietico, colpì con un pugno Ervin Zador (foto) nazionale ungherese rompendogli lo zigomo. L'acqua divenne porpora, alcuni giocatori ungheresi furono sistematicamente presi di mira dai russi. Gli arbitri che ebbero la disavventura di vedersi assegnare quella partita, furono assolutamente impotenti di fronte alla vigliaccheria e alla vendetta trasversale messa in atto dall'Urss contro la piccola e orgogliosa Ungheria.
La storia di quella partita e la foto di Zador fecero il giro del mondo. I giocatori ungheresi uscirono dal campo sommersi dagli applausi del pubblico australiano, che invece fischio dal primo all'ultimo minuto la nazionale sovietica. Fu l'ultimo atto di una tragedia da non dimenticare.
Ovviamente, l'Ungheria ottenne il suo quarto titolo olimpico, battendo in finale la Yugoslavia.

Claudio Galardini