Iran, operazione ''Grande Profeta 2''

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<p> I primi di Novembre il comandante dei Pasdaran Yahya Rahim-Safavi, tra il silenzio dei media mondiali, ha ordinato il lancio sperimentale degli Shahab-3, noti per la loro gittata di 2 mila km.
E il programma nucleare continua: a Natanz gli impianti sono a circa 25 metri di profondità, con 50.000 centrifughe, laboratori ed altri ambienti di lavoro.

<p><p>Il 2 Novembre 2006 la televisione Iraniana 'Al Alam' ha annunciato l'inizio delle operazioni denominate 'Grande Profeta 2'. Le operazioni si sono svolte in molte province dell'Iran, sensibilizzate particolarmente lungo il golfo e continueranno per circa 10 giorni con il fine di dimostrare il potere deterrente dei guardiani della rivoluzione contro possibili minacce. Così sono stati giustificati i lanci di diversi missili balistici quali lo Shahab-3 noto per la sua gittata massima di 2000 km, il tutto coordinato dal comandante dei Pasdaran Yahya Rahim-Safavi.
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Lanciati da un'area vicina alla città santa sciita di Qom, 130 km a sud di Teheran, i missili sono considerati il fiore all'occhiello dell'industria bellica iraniana, opportunamente modificati per trasportare bombe a grappolo. Infatti, già nelle giornate di lunedì e martedì, nelle stesse acque del golfo, gli Stati Uniti e altri paesi alleati tra cui l'Italia si sono esercitati in simulazioni di intercettazione su navi che trasportavano materiale sensibile dal punto di vista nucleare. Tale operazione potrebbe essere interpretata come un'azione preparatoria in vista delle eventuali sanzioni contro l'Iran e sulle quali la Russia continua a manifestare il suo scetticismo.
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Non dimentichiamoci che Teheran ha ignorato la richiesta del consiglio di sicurezza dell'ONU di sospendere il programma nucleare dell'arricchimento dell'uranio. Sospensione che doveva avvenire entro il 31 Agosto scorso. Viceversa ha raddoppiato le sue capacità in questo campo tanto da dichiarare l'arricchimento dell'uranio al 3,5%: ben al di sopra dei parametri convenzionali, giustificando tali scelte per scopi sperimentali.
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A dicembre Meier Dagan, capo del Mossad a ragione dichiarava al parlamento del suo paese che l'Iran in 2 anni al massimo avrebbe completato l'arricchimento dell'uranio. Da quel momento in poi la costruzione di un'arma nucleare è stata solo una questione tecnica, infatti ci sono due programmi nucleari paralleli: il primo denunciato all'Aiea ed il secondo gestito dall'esercito e dalle guardie della rivoluzione di Ahmadinejad. A Natanz (non più sotto il controllo dell'Aiea) città situata a circa 300 km a sud di Teheran si trovano gli impianti nucleari sotterranei ad una profondità di circa 25 metri ed in grado di contenere oltre 50.000 centrifughe insieme a laboratori ed altri ambienti di lavoro. Ma c’è da presumere che il programma nucleare dell'Iran sia molto più complesso ed articolato.
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Ai tempi della guerra fredda i sovietici costruirono bunker alle porte di Mosca con la scusa di garantire la sopravvivenza dei governanti russi in caso di conflitto nucleare. Sembra che la storia si ripeta solo che da un’altra parte del mondo. E se gli Stati Uniti attaccheranno ci sarà un nuovo Saddam Hussein del mondo arabo con il volto di Ahmadinejad. Con la sola differenza che quest'ultimo sarà ancora più credibile e potente.
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“La Segretissima Investigazioni” di Roma</p>