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L'EUGENETICA NEGATIVA

Sta tornando in auge il dibattito biotecnocratico sull'eugenetica e sulla fecondazione artificiale. È presumibile purtroppo che imprevedibili fatti di cronaca muovano l'attenzione mediatica altrove, lasciando domande inevase e il discorso a metà. Vorremmo essere partecipi di un ragionamento che abbia un inizio e possibilmente uno svolgimento serio e una conclusione. Questo tocca a ciascuno con l'approfondimento: iniziamo da qui per incamminarci su un dibattito articolato e quanto più possibile completo. Cos'è l'Eugenetica negativa? Essa è costituita da quelle tecniche esercitate dall'uomo per migliorare la specie - e la genetica della nostra specie - non incentivando gli aspetti positivi, ma eliminando quelli negativi.

Facciamo un esempio grossolano per visualizzare il concetto: prendiamo una città come esempio di sistema chiuso - città A -, e decidiamo una selezione delle persone con malattie genetiche trasmissibili, bene che vada le sterilizziamo tutte, per osservare nelle generazioni future un incremento di persone sane e robuste, più sane e più robuste delle città limitrofe. L'eugenetica è questo, quello che in un preciso quadro storico rientrava nel progetto di miglioramento della razza. Ora proviamo a fare un esercizio che in scienze e in natura viene spontaneo. Preso il principio guida, aumentiamo le variabili e complichiamo un po' l'esempio di partenza: il fenomeno segue lo stesso iter? O meglio: continua a trattarsi di eugenetica? Dovremo inserire variabili che riguardano la società e i cambiamenti di stile di vita, le tecniche scientifiche e l'accessibilità di queste, e non solo. Ammettiamo quindi che la città vicina alla precedente - città B - sia scampata, deprecandola, alla selezione suddetta, e si stia cimentando con miglioramenti tecnologici che permettono di conoscere la mappatura genica dei nascituri.

La città in questione si trova a disporre di molte più informazioni attendibili sulla natura dei geni, e sulle tecniche di fecondazione che pongono il feto in stato embrionale fuori dall'utero materno, cosa impensabile nell'altra città. Si osserva che alcune persone spinte da pietà verso la creatura che potrebbe nascere malata perchè i geni dicono questo, non la considerino adatta a vivere e la 'scartino' non solo mentalmente, bensì fisicamente, rimuovendo l'embrione e impiantandone un altro. La difficoltà di questa nuova situazione è che un embrione non si vede a occhio nudo come un malato e cio ne facilita l'eliminazione. Cosa cambia tra la città A e la città B? E' diverso l'obiettivo: la città A vuole rimuovere i difetti e migliorare la razza, senza avere conoscenze precise su cosa siano i geni e la biotecnologia; la città B attraverso la biotecnologia, vuole rimuovere i dolori per migliorare lo stile di vita, non alleviando le sofferenze ma oscurandone la causa. Ebbene entrambi, difetti e dolori, sono connaturali all'uomo, in misura e con funzioni diverse. I difetti causano spesso dolore, la città A è più cinica, la città B si ammanta di etica buonista ma di fatto pratica l'eugenetica. La città B introduce delle variazioni, ma continua a vedere i malati come un ostacolo.

Ma un malato è persona, anzi, in quanto malato è la quinta essenza della persona, perchè spesso non lavora, non produce, ma porta in sè e in chi gli sta intorno quella umanità di cui il mondo non puo e non deve privarsi. È il risultato di secoli di umanità, è quanto tutte le carte dei diritti umani dicono tra le righe: si è uomo sia da sano che da malato, o invalido. Sia da maschio che da femmina, sia da etero che da omosessuale, sia da ricco che da povero. La questione prosegue perchè nella città A lo scandalo provocato è piuttosto immediato e c'è da aggiungere che spesso è il governo, non i cittadini, a praticare una certa strada eugenetica. Nella città B i cittadini si sentono in potere di utilizzare le nuove tecnologie e chiedono di evitare difficoltà future a loro stessi, non certo alla vita che eliminano. Ci rammarica fortemente parlarne in questi termini, ma è così.

Sembra quasi che la genetica sia la panacea. Ma se tanto il figlio sanissimo puo cadere dalla moto e restare invalido ugualmente, come si puo pensare di leggere il futuro nei geni? La vita è fatta non solo da questi… la città B rischia di valutare tutto in base a quello che la tecnica puo dire. Tanto grave quanto quella città che voleva valutare tutto in base ai tratti della propria razza. Inoltre una variabile è da considerare attentamente, quella dell'umanitarismo, che nel dibattito sfuma le conseguenze, rende nebulosi i limiti e diversi i linguaggi degli interlocutori. Di fatto accade che, per sensibilità umana, si tenda a scegliere la terminologia meno pungente quando si descrive la scelta di una coppia di verificare lo stato di salute del figlio: ci sono cose a cui in effetti è bene arrivare preparati, malattie, iter medici, malformazioni del feto e probabili cure che riguardano anche la gestante.

Con un continuo addolcire il linguaggio si arriva a far passare la selezione del feto migliore come un fatto al pari dei precedenti, e si capisce bene che non lo è. Non lo è perchè viene eliminato un dolore, un difetto, ma pur sempre un figlio. È chiaro, in via di principio, che se avessimo davanti a nostro figlio la scelta di tre, quattro strade diverse, sceglieremmo per lui la più dritta, la più luminosa ed è chiaro che la malattia è la più frastagliata e spesso buia. Ma quale distorsione mentale ci ha portato a credere che questo sia trasferibile alla scelta di uno su quattro embrioni perchè il suo genoma al momento è più promettente? Quasi che scegliere uno su quattro figli sia come averne uno solo e indirizzarlo nella strada migliore! Potremmo continuare e chiederci: i genitori che aspettative nutriranno nel figlio che hanno scelto? Saranno capaci di dimenticare che quella creatura è frutto di una loro scelta? Che generazione crescerà? Figli del caso e figli scelti?

Riteniamo che il valore di una vita sia sacro anche perchè nessuno, se non Dio, ha scelto come doveva essere e quando venire al mondo, nessuno è capace di scegliere per sè dei tratti talmente personali e irripetibili come i geni. Una certa spersonalizzazione pietista ci porta a dire che questo riguarda solo malattie gravi. Ma la scienza apprenderà velocemente come leggere migliaia di altre cose dai geni, e occorre allenare l'etica a correre un passo avanti alla scienza, onde evitare che un giorno qualcuno decida anche dove è meglio che quella 'mappatura genetica' nasca. Le aberrazioni della mente umana, il nazismo lo insegna, sono più pericolose della scienza in sè. Il medico che ha scoperto la malattia di Kreuzfer-Jacob visse nella Germania nazista, e si impegno per salvare tutti i suoi pazienti dalla follia eugenetica… non dovremmo noi fare altrettanto? La domanda ci sembra inderogabile, vorremmo seriamente risposte puntuali da coloro che nel dibattito non perdono occasioni per giochi di parole e ricatti pietisti. Se volete facciamo anche i nomi.

Saba Giulia Zecchi