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GIORGIO ALMIRANTE, LE IDEE A VENT'ANNI DALLA MORTE

Il 22 maggio di vent'anni fa moriva Giorgio Almirante, leader storico del Msi. Una certa cultura ha sin qui voluto e ottenuto che di lui restassero solo pochi, pallidi e perfino buffi ricordi: le apparizioni televisive, i comizi, la lucida oratoria. Il resto deve ridursi a un'etichetta che quest'uomo d'altri tempi si trascina ancora al collo, sotto quei baffi grigi e quegli occhioni azzurri delle sue ultime foto a colori, e che è la traccia di un passato agitato come pericolo da esorcizzare da quanti facevano dell'appartenenza al cosiddetto «arco costituzionale» un'espressione inventata al solo scopo di discriminare il Msi. Eppure, grazie proprio ad Almirante, quel partito ha sempre dato prova (dati storici alla mano) di grande lealtà alle istituzioni democratiche.

La destra attuale, dal canto suo, consegna ai giovani il ritratto di un 'Giorgio' avvolto in un'aura sentimentalistica, quasi mitologica, frutto più della devozione che di una storicizzazione, attitudine, quest'ultima, ancora invisa alla cultura post-missina, forse per via di quel complesso di inferiorità che l'ha sin qui contraddistinta soprattutto in tema di analisi storiografiche. I post-comunisti, invece, in questo sono maestri, tant'è da tempo hanno iniziato a storicizzare, e con un certo successo, la figura di Berlinguer. Solo con l'occhio distaccato dello storico, seppure di parte, è possibile cogliere un profilo realistico e obiettivo di questo discusso (o indiscusso, a seconda dei punti di vista) uomo politico del Novecento.

Si puo rilevare, ad esempio, che le folle ai suoi comizi non si radunavano solo per il gusto della nobile 'ars oratoria' ma anche perchè la gente ricercava già allora un messaggio schietto, chiaro, ripulito dalle astuzie dialettiche, dalle omissioni pavide e dai sottintesi striscianti che ancora oggi caratterizzano gran parte del linguaggio della politica. Così come si puo riconoscere, accanto a una certa ambiguità tipica dell'almirantismo, tra evocazioni nostalgiche e spinte al cambiamento, tra voglia di partecipazione e lotta al regime, qualche indubbio merito. Per esempio, nel difficile momento storico del post-sessantotto, Almirante ha fatto di tutto per contenere gli impulsi violenti della destra estrema, avviando la trasformazione, poi proseguita dal successore prescelto Gianfranco Fini, di un partito sempre meno legato alla nostalgia del passato e sempre più proiettato al futuro.

Si devono a lui, inoltre, la formazione della 'Costituente di destra per la libertà' e l'introduzione della dicitura 'Destra Nazionale', primi passi, in tempi non sospetti, verso la nascita di quel soggetto politico che qualche anno dopo prenderà il nome di Alleanza Nazionale. Insieme ai contributi al dibattito parlamentare sui problemi etici, sociali e internazionali dell'Italia, Almirante lascia in eredità un patrimonio di ideali da preservare con cura: il senso del sacrificio per il Paese, la solidarietà tra gli italiani, la pacificazione, dopo la tragedia della guerra, per il bene di una Patria comune a tutti i suoi figli, la dignità e il coraggio per le prove della vita, la ricerca della giustizia come elemento di coesione tra le categorie sociali. Una cosa forse non gli riuscì: sottrarre alla destra quella che alcuni chiamano la 'paura della politica', il timore cioè di aprirsi al dialogo con gli altri partiti. Negli anni Ottanta alcuni segnali di attenzione arrivarono da Craxi, che prospetto alla destra un possibile terreno comune nella lotta al duopolio Dc-Pci e nella riforma delle istituzioni in senso presidenziale. Almirante preferì trincerarsi dietro l'orgoglio della 'differenza' del Msi. Il che, se da un lato porto a un suo isolamento nelle decisioni sulle dinamiche future della politica italiana, dall'altro si rivelo l'arma vincente del partito, uscito integro dal crollo della Prima Repubblica e dalla corruzione di quell'arco costituzionale tanto decantato.

Cosa rimane oggi di Almirante? Certamente i suoi insegnamenti, molti dei quali ancora impressi nelle pagine ingiallite di libri a circolazione semiclandestina, come quello più famoso: 'Vivi come se tu dovessi morire subito. Pensa come se tu non dovessi morire mai'. Alcuni suoi pensieri, poi, si sono rivelati delle autentiche profezie. 'Quando vedi la tua verità - diceva - fiorire sulle labbra del tuo nemico, devi gioire, perchè questo è il segno della vittoria': e vittoria è stata lo scorso 14 aprile 2008, dopo che le bocche avversarie si sono riempite di alcune storiche verità della destra, soprattutto in tema di sicurezza e di difesa della meritocrazia. 'Quando lo Stato non c'è - amava ripetere - il cittadino diventa lo Stato': sbaglio o è quello che sta avvenendo negli ultimi tempi nelle città italiane, dove il cittadino si sostituisce allo Stato per questioni di sopravvivenza?

In conclusione, un riferimento alla capacità elettoralistica della destra. A proposito dei comizi di Almirante è rimasto famoso lo slogan 'piazze piene, urne vuote'. Pochi sanno che questo è un commento che fece Giulio Andreotti mentre osservava dal Pincio la folla che assisteva a un comizio di Almirante in piazza del Popolo. Ebbene, fosse ancora vivo, di fronte agli ultimi successi, come quello clamoroso nell'amata città di Andreotti, forse il vecchio 'Giorgio' avrebbe detto: 'Le urne sono piene… e io non parlavo a vuoto'. Per questo Almirante non merita di essere rimosso dalla memoria della destra italiana. Non lo merita la dolcezza di queste sue parole: 'Vorrei tanto che, quando non ci saro più, si dicesse di me quello che Dante disse di Virgilio: facesti come Colui che cammina di notte e porta un lume dietro a sè e con quel lume non aiuta se stesso. Egli cammina al buio, si apre la strada nel buio, ma dietro di sè illumina gli altri'. Grazie Giorgio.

Spartaco Pupo

Spartaco Pupo (1974) è ricercatore di Storia della filosofia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università della Calabria. Tra le sue pubblicazioni: L'anima immortale in Telesio (1999); Samuel Alexander (2003); Il tramonto della comunità (2007).