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Diritto e dovere all'autodifesa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In questi giorni post natalizi, Israele ha scatenato l'operazione militare “Piombo fuso” per attaccare i terroristi di Hamas che governano la Striscia di Gaza.
La Striscia è oramai il primo fronte del terrorismo islamico (tenendo presente Hezbollah nel Libano del sud) contro Israele, soprattutto da quando Hamas ha preso il potere politico e militare nel territorio esautorando da Gaza Fatah ed il presidente dell'ANP Abu Mazen.

Dopo la decisione del governo Sharon
di ritirarsi dai territori contesi (erroneamente denominati “territori occupati”) ed obbligare i coloni ad abbandonare le loro case, molti analisti avevano predetto la sostanziale inefficacia di questo provvedimento per il raggiungimento della pace con i palestinesi. Ciò si è prontamente avverato. La soluzione “terra in cambio di pace” si è rivelata fallimentare, come già in lo era stata in passato (Oslo, Camp David).
Possiamo tranquillamente dichiararla controproducente per diversi motivi: i palestinesi hanno subito interpretato il ritiro israeliano come una vittoria militare delle fazioni terroristiche e il territorio abbandonato ha reso possibile l'avvicinamento al territorio israeliano delle stazioni di lancio dei missili palestinesi Qassam, lanciati a casaccio quotidianamente sulle città di confine, eliminando così una sorta di “territorio cuscinetto”. Infine ha reso minore la possibilità di controllo del territorio da parte delle forze di difesa israeliane.

Fatta questa premessa, Israele
, ormai al limite della pazienza per la pioggia di Qassam che sistematicamente i terroristi di Hamas (supportati da Hezbollah e dagli iraniani) lanciano sui civili israeliani, ha deciso di attuare una energica risposta militare.
L'aviazione con la stella di David ha bombardato siti d i interesse militare come caserme e ministeri per colpire Hamas, cercando di disarmarla.
Ciò che sentiamo nei mass media e dalle onnipresenti “condanne internazionali” ci lascia spesso perplessi: Israele non solo ha il pieno diritto di difendersi, ma ha atteso fin troppo.
Pensate se il territorio di uno stato europeo, tipo Spagna, Francia o Polonia, fosse sistematicamente oggetto di lancio di razzi da parte di una milizia al potere in uno stato limitrofo: sarebbe sufficiente qualche settimana perché questo stato risponda. Non si vede, perciò, il motivo per cui Israele non debba agire, in primis per i doveri di uno stato nei confronti dei propri cittadini.

Gli estenuanti francesismi e i mille distinguo
ci disgustano. Un grandissimo uomo e leader come Ronald Reagan sos teneva che non esistessero risposte facili, ma semplici sì. Questo è un caso lampante a cui poter applicare il concetto reganiano!
Certo le vittime civili palestinesi rappresentano una tragedia ( come quelle israeliane, di cui troppo spesso ci si dimentica ) ma rappresentano un doloroso effetto colleterale, non certo l'obiettivo premeditato come invece rappresentano i civili israeliani per i terroristi palestinesi.
Hamas è il responsabile dell' azione israeliana e questo dovrebbe essere chiaro a tutti, ammesso persino, anche se in politichese, da diversi esponenti del mondo arabo come il Ministro degli esteri egiziano.
Proprio gli egiziani hanno chiuso il passaggio con la Striscia, addirittura sparando in aria per alleggerire la pressione dei palestinesi ammassatisi alla frontiera .

 

Israele ha sicuramente raggiunto importanti obiettivi strategici e militari (depositi di armi, tunnel sotterranei che permettono l'approvigionamento di armi dall' Egitto,ecc.), anche se il Ministro della Difesa Ehud Barak (laburisti) ha affermato che Israele non persegue l'obiettivo politico del cambio di regime a Gaza, così come non costituisce obiettivo l'eliminazione del primo ministro palestinese Haniye, esponente di Hamas.

Il mondo arabo ha risposto riempiendo
le piazze delle principali città iraniane, irachene, siriane e via dicendo per manifestare contro Israele, così come avevano chiesto Hamas e il nazi-islamico presidente iraniano Ahdmadinejad.
Proprio quell' Iran quasi-nucleare (?) che supporta Hamas e il suo alleato libanese Hezbollah (con la protezione degli italiani della missione Onu nel Libano del sud....) con istruttori militari e armi (poco risalto, guarda caso, ha avuto sui media internazionali, il caso della nave Katrina A, beccata nel 2002 dagli israeliani e diretta a Gaza piena di armi per i palestinesi ).

In attesa di una probabile operazione militare
israeliana via terra nei territori della Striscia di Gaza, sarà importante osservare le reazioni: a) della popolazione civile palestinese nei confronti di Hamas, il principale responsabile della situazione; b) dei terroristi di Hezbollah nel Libano del sud, dopo che l'esercito libanese ha già rimosso in questi giorni, batterie di missili Katiuscia puntati su Israele; c) la posizione dell'Egitto, che potrebbe fare una decisa svolta politica verso Hamas o Israele; d) il gioco del nazi-islamico Ahmadinejad e della cricca siriana ; e) la posizione e le azioni di Fatah e Abu Mazen.
Non ci preoccupiamo delle reazioni piccate dell'Onu e della sua banda antisemita, convinti che, come sempre, Israele sarà in grado di badare autonomamente (e bene) a se stesso.

Jimmy Landi