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Cesare Prandelli e Firenze

Cambio qualcosa da quando Cesare Prandelli approdo a Firenze: il modo di tifare, il modo di digerire una sconfitta, il tenersi sempre attaccati alla realtà, il non alzare mai la voce, l'essere umili ma determinati.

Lessi un agghiacciante occhiello della Gazzetta dello Sport: 'Nonostante la mancata autorizzazione della lega, la società viola ha deciso di introdurre l'usanza del rugby e di ripeterla in tutte le gare interne'.
Mi fermai: respirai e ricominciai. Ho letto bene? Vuol dire che la Lega avrebbe potuto multare la Fiorentina? Sappiamo che non è successo, ma il dubbio rimane. Ma, dico: arriva uno squarcio di sole nelle tenebre dell'abisso di intolleranza, e la Lega che fa? Ribadisce il potere di irrogare sanzioni? C'è del marcio in Italia. C'è qualcosa che non va.

Fiorentina-Inter, 2 dicembre 2007, qualcosa di speciale. Dalle rose bianche, al minuto di silenzio (vero silenzio, non quello tarocco sporcato da inopportuni applausi da funerale), alla scena finale. E la partita? Oh quella. La vinse l'Inter. Sarebbe più esatto dire che la domino. La Fiorentina ha fatto il possibile per rendere meno amaro un pomeriggio gonfio di tristezza. Ma il pubblico ha capito, ed ha applaudito tutti i ragazzi in campo. Tutti, anche quelli vestiti di nerazzurro.

C'è voluta tutta la forza possibile per contrastare l'amarezza per cio che è successo. Si è capito cio che veramente conta e importa. Tutto veramente commovente, non ridondante, ma semplice e spontaneo. Queste cose si fanno se si hanno dentro: e si hanno dentro se qualcuno ci guida, se qualcuno ce le ha istillate.

Solo un pensiero rimbomba nella mente. Da quando c'è stato Prandelli qualcosa è veramente cambiato a Firenze: il modo di tifare, il modo di digerire una sconfitta, il tenersi sempre attaccati alla realtà, il non alzare mai la voce, l'essere umili ma determinati. E questo modo di fare coinvolge tutt'ora inevitabilmente tutto l'ambiente che volentieri si è fatto prendere per mano.

Presente in ogni angolo sportivo di Firenze con la sua onestà intellettuale, ha saputo infondere ammirazione per il suo lavoro, ma anche sincera pietà per il suo dolore. Ha dato lezione di stile anche su questo, in un contesto terribile e infame. Un destino beffardo gli ha tolto una delle cose più grandi che aveva. Ma Firenze si è stretta intorno a lui. Perchè ha trovato in lui una guida in mezzo ad un mare infido. Il tutto riassunto in uno stiscione di rara bellezza, esposto quel 2 dicembre: "Il tempo smorzerà il dolore, ma se avrai bisogno di lei alza gli occhi al cielo, la sua stella ti guiderà e ci porterà lontano".

Claudio Galardini