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1985: gli avi di calciopoli

La combine, la frode sportiva, avviene un po' ovunque. In tutti gli sport, anche quelli meno importanti, e in tutte le categorie. Non è prerogativa di Serie A il cercare di andare a modificare con l'astuzia (ma sarebbe più corretto dire con l'inganno) una partita di calcio. Nel calcio italiano e non ci sono molti esempi di combines, tentate e avvenute, nelle categorie inferiori, ma non per questo meno nascoste. Il 13 maggio 1985 Giovanni Sgarbossa, giocatore del Taranto ed ex-Padova, si reco al suo paese natale, San Martino di Lupari (Pd), per votare alle elezioni amministrative. Qui incontro il vicepresidente veneto Dino Zarpellon, che gli chiese se i tarantini li avessero aiutati a vincere e a salvarsi in caso di difficoltà. Sgarbossa rispose che prima ne doveva parlare con qualche suo compagno di squadra. In pratica, un approccio per mettersi d’accordo sull’esito della partita se i veneti non fossero stati ancora salvi matematicamente. Domenica 9 giugno 1985 si giocava la penultima giornata di campionato. Sgarbossa contatto il dirigente padovano, chiedendogli se fosse ancora valida la proposta del mese precedente. Questi gli rispose che sì, poteva ancora essere valida, ma che tutto sarebbe dipeso dall’eventuale esito della partita del pomeriggio. Il Padova pareggio in casa contro il Perugia, e dunque era ancora a rischio.

A una giornata dal termine del campionato, la parte bassa della classifica di Serie B vedeva coinvolte dieci squadre, oltre alle già retrocesse Parma e Taranto, appunto. Il Padova, per salvarsi, doveva necessariamente battere il Taranto. Vista la situazione di classifica e i numerosi scontri diretti, i due punti avrebbero, di fatto, salvato gli euganei:

· Bologna 35 punti
· Cesena 35
· Monza 35
· Sambenedettese 35
· Arezzo 34
· Campobasso 34
· Catania 34
· Cagliari 33
· Padova 33
· Varese 33
· Parma 26 (già retrocesso in Serie C1)
· Taranto 23 (già retrocesso in Serie C1)

Giovedì 13 giugno 1985 Sgarbossa disse a Zarpellon che aveva coinvolto nell'affare anche i suoi compagni di squadra Fabrizio Paese, Dino Bertazzon, Vito Chimenti e Angelo Frappampina. Il giorno seguente, Zarpellon e Sgarbossa s'incontrarono e il dirigente padovano consegno al calciatore tarantino un congruo anticipo di 50.000.000 di Lire, assicurandogli che avrebbe dato il rimanente della cifra pattuita dopo il buon esito dell'incontro. Domenica 16 Giugno si giocava l'ultima giornata di campionato. Per Bologna e Cesena fu una pura formalità: pareggiarono 0-0 e portarono a casa il punto-salvezza. Il Campobasso battè per 1-0 la forte Triestina, che aveva lottato per la promozione in Serie A, e raggiunse così le squadre emiliane a 36 punti. La Sambenedettese arrivo pure a 36 dopo il 2-2 con il già retrocesso Parma, e il Monza si salvo con l'1-1 casalingo contro il Lecce già promosso in Serie A. Il Cagliari, invece, non ando oltre lo 0-0 contro il Catania: salvezza per gli etnei e retrocessione per i sardi. L'Arezzo si salvo andando a pareggiare 1-1 sul campo di un'altra promossa in A, il Pisa. Il Varese, invece, perse per 1-0 a Perugia e quindi retrocesse. Il Padova battè il Taranto, per 2-1, con reti di Sorbi e Da Re. Di conseguenza, questa la classifica finale:

· Bologna 36 punti
· Cesena 36
· Monza 36
· Sambenedettese 36
· Campobasso 36
· Arezzo 35
· Catania 35
· Padova 35
· Cagliari 34
· Varese 33
· Parma 26
· Taranto 23
Alla luce di cio, retrocessero Cagliari, Varese, Parma e Taranto e Padova salvo.

Ma c'era un clamoroso retroscena: la domenica precedente, l'allenatore del Taranto, Angelo Becchetti, era stato esonerato. Pieno di rabbia in corpo per essere stato escluso dall'"affare", dopo l'incontro Becchetti denuncio l'illecito all'Ufficio Inchieste della Federcalcio, diretto dal dottor Corrado De Biase, che mise in contatto Becchetti con un suo uomo di fiducia, il sostituto procuratore Manin Carabba, che consiglio l'ex tecnico pugliese di fingere di stare al gioco. All'incontro con Sgarbossa si presento pure Carabba, il quale registro tutta la conversazione. Ottenute le prove, l'Ufficio Indagini della Federcalcio convoco Sgarbossa a Coverciano: all'inizio, com'era prassi comune, il giocatore nego tutto poi, dopo che i giudici gli ebbero fatto ascoltare il nastro con incisa la registrazione fatta da Becchetti e la confessione di quest'ultimo, crollo. Come se non bastasse, c'era anche la testimonianza ufficiale di Manin Carabba, che li aveva visti al casello di Pesaro.

Sgarbossa, a questo punto, fece anche i nomi dei suoi complici, i quali non poterono fare altro che ammettere l'illecito, anche perchè le prove a loro carico erano talmente schiaccianti da non lasciare alcun margine di difesa ai loro legali. Ovviamente, il Padova fu retrocesso in C1 con ripescaggio del Cagliari. Fu uno scandalo enorme, seppur non delle proporzioni del Totonero di cinque anni prima, ma desto grande clamore e comunque scoppio solo perchè uno dei coinvolti (l'allenatore Becchetti) aveva parlato. Inoltre, si scoprì che questo era solo un antipasto della seconda grande ondata di Totonero che avrebbe sconvolto Serie A, B, C1 e C2 l'anno dopo e che avrebbe portato la FIGC al commissariamento. Ma di questo, ne parleremo in un altro articolo.

Claudio Galardini

Fonte: Wikipedia