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TUTTI AL MARE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Sabato 6 e domenica 7 giugno siamo chiamati al voto per il parlamento europeo, una sorta di parlamento nazionale esteso che si impiccia di molti nostri affari privati, per giunta a nostre spese. Il voto, quindi, presuppone il riconoscimento della legittimità del parlamento europeo (e delle altre istituzioni comunitarie come la Commissione) e dell’UE in generale: per questo invitiamo all’astensione. Chi considera abusiva e non legittima l’azione dell'Europa non deve votare, così da esprimere un semplice concetto: voi, cari eurocrati e euro-perditempo del parlamento, non mi rappresentate.

Certo, tutto ciò è, almeno per ora,
è solo un fatto simbolico e, volenti o nolenti, siamo costretti ad uniformarci a normative volute da lorsignori e che molto spesso minano le nostre libertà.
Se consideriamo, come ci insegna Leonardo Facco nel suo "Elogio dell’evasore fiscale", che le azioni dello stato nazionale possano tranquillamente essere equiparate a quella di una normale associazione a delinquere (pensiamo alla similitudine tra l’obbligo di pagare le tasse pena l’uso monopolistico della violenza, e la "protezione obbligatoria" che un’associazione mafiosa impone ad un negoziante), l’UE incarna tutto ciò a livello esponenziale. Incarna, cioè, ad un livello superiore la mentalità "costruttivista" del pensiero socialista e statalista, di destra e di sinistra, ossia la volontà utopistica di creare un "modello di società" con divieti e imposizioni, molto spesso sfruttando le solite parole d’ordine, ovvero "solidarietà", "uguaglianza" e la più stuprata delle parole, "libertà".

 

Tutto questo sulle spalle degli individui, della libertà, quella vera, attraverso cui la società prende vita in modo spontaneo e si dà regole proprie. La società che nasce tra le libere sinergie degli individui piuttosto che da obblighi assurdi, in cui tutti sono diversi, altro che "uguali".
Non possiamo renderci complici di chi impone quegli stessi obblighi e regolamenti che ci hanno portato alla crisi attuale e che gravano sul nostro benessere. Ad esempio, guardate l’attività dell'antitrust europeo e capirete! Guardate le sovvenzioni pagate da tutti noi per gli agricoltori affinché limitino la messa in coltura dei terreni per sostenere i prezzi agricoli che poi ripaghiamo dal fruttivendolo! In sostanza, paghiamo le sovvenzioni tramite i trasferimenti delle nostre tasse all’Europa per poi comprare, sotto casa, prodotti con un prezzo mantenuto artificialmente più alto dalla stessa Europa!

Non possiamo nemmeno renderci complici
di chi vuole o di chi permette l’islamizzazione delle nostre terre, consentendo a milioni di turchi di invadere le nostre strade, contribuendo così a minare le nostre libertà in nome del "multiculturalismo". Noi siamo tolleranti con i tolleranti ma intolleranti, in modo intransigente, con gli intolleranti. Abbiamo il diritto di scegliere chi debba o non debba entrare nelle nostre terre.

Noi non siamo "euroscettici", come ci dipingono i maestrini che sostengono il motto "senza Europa l’Italia affonda". Infatti, scettico è colui che dubita: noi non dubitiamo affatto, noi siamo contro l’Unione senza se senza ma. Non vogliamo un’Unione più efficiente, giacché sappiamo che il problema è sistemico: vogliamo solo ridurne al minimo le dimensioni seguendo il classico motto del lasser faire: "lasciateci in pace!".
Sosteniamo quello che nessuno ha il coraggio di proporre: niente più Europa. Per questo l’unico modo per farci sentire è non legittimare tutto ciò astenendosi e, magari, andando al mare.

Jimmy Landi