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The bad change

E' stata una campagna costosissima, sfarzosa, di cui sinceramente non si sentiva necessità. Il vecchio John McCain, autentico american hero, è stato costretto a combattere da solo contro tutti. La copertina del Weekly Standard "McCain versus the Juggernauts" a questo proposito è davvero splendida: Maverick in piedi con due buste della spesa stile Tienammen, davanti ad un enorme carro armato guidato da Obama con dentro tutti: giornalisti di ogni tipo di media, manifestanti facinorosi con cartelli, giovani incazzati e snob, attori di Hoolywood e chi più ne ha più ne metta.

Diciamoci la verità, la mitica frase pronunciata nel 1956 dall'ingenuo Adlai Stevenson, candidato democratico alla Casa Bianca, ci torna spesso alla mente: "The idea that you can merchandise candidates for high office like breakfast cereal is the ultimate indignity to the democratic process", è quanto mai attuale. Dopo che credevamo di essere entrati nell'era dell'approfondimento globale dove, grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, tutti possono capire cosa propone e chi, ha vinto nuovamente chi ha venduto un candidato come una scatola di cereali.

Alla fine non c'è stato il tanto temuto (dai Dem) "Effetto Bradley": i sondaggici avevano ci azzeccato. Onore dunque a David Axelrod, il Karl Rove democratico: Obama ha fatto una campagna stupenda. E' stato creato un marchio, è stato creato un personaggio, è stato coniato uno slogan che è diventato un coro che si è diffuso come un virus tra larghe fasce della popolazione convincendole che di cambiamento ci fosse effettivamente necessità.
McCain ha retto botta, la Bible Belt non ha tradito (tranne la Virginia) e gli stati rossi hanno seguito l'ultima battaglia di Old John, sacrificato dal GOP per compiere un'impresa che, data l'impopolarità di George Bush e, specialmente dopo il crollo finanziario, è sembrata disperata. Ma il senatore dell'Arizona ci ha messo il cuore, ha gridato a tutti di lottare con lui fino all'ultimo e di non arrendersi, come lui non si era mai arreso in Vietnam. John McCain è un personaggio vero, genuino, che avrebbe fatto bene agli Stati Uniti, prova ne è anche l'ultimo, splendido discorso. Qui: http://www.youtube.com/watch?v=wC4QymvkXvE&feature=related

Lui che fango non era abituato a spararlo è stato costretto in una campagna di rara cattiveria, fatta di spot negativi sparati l'uno contro l'altro con crescente povertà di contenuto. Ed è proprio dei temi concreti che si è evitato di parlare fino all'ultimo: mentre i sondaggi davano tra i temi top del 2008 le kitchen table issue, i temi più concreti (economia, gas prices etc..) Obama ne ha parlato senza proporre di fatto nulla se non la ricetta data a Joe "the Plumber": "Spread the wealth", il ritornello che Obama ha ripetuto ogni qual volta e stato interpellato - e, di conseguenza, messo in difficoltà - sulla materia economica. Un concetto che tradotto all'europea suona quanto mai sinistro: "redistribuzione del reddito". Ecco qui lo storico incontro con Joe e l'inquietante "credo" economico confessato da Obama all'incredulo idraulico: "I Think when you spread the wealth around, it's good for everybody". http://www.youtube.com/watch?v=FWSEcL9xFQk

Obama ha vinto di oltre 5 milioni di voti, ha conquistato gli stati incerti, ha sorpreso in molti altri. La sua è una vittoria netta ma figlia di una colossale e perfetta operazione mediatica. Come ha scritto intelligentemente Jonah Goldberg sulla National Review il sogno che ha venduto Obama è stato spacciato in maniera geniale per la quintessenza dell'American Dream quando, in realtà, di tutt'altro si trattava.

Per la maggior parte degli americani, continua l'autore, non c'è infatti un solo American dream, perchè "my dream is different from your dream". La vittoria può essere trovata da un gruppo, ma la felicità deve essere trovata individualmente.
Il messaggio di Barack Obama è invece collettivo e riguarda la concezione di goverment declinata alla maniera europea di big government e spacciata come la più alta espressione della volontà popolare: l'ideale dello Stato nella sua definizione rousseiana dove l'individualità è piegata alle istanze del "bene comune" e dove il governo si fa garante della felicità dei cittadini.

Quella che Obama definisce "mutual responsability" non è altro che una delega allo stato centrale di ogni necessità. Le realtà che funzionano egregiamente da mediatori tra il cittadino e lo Stato (le chiese, le scuole, le associazioni di volontariato...) non sono nemmeno nominate nella retorica obamiana.
L'ormai ex senatore dell'Illinois riconosce sì un ruolo all'imprenditorialità americana - quell' "entrepreneurial spirit of america" che fu un cavallo di battaglia della comunicazione di Bush nel 2004 - tuttavia vede il business come una naturale estensione della politica. Insiste il prossimo presidente USA: "business should live up to their responsabilities to create American jobs".

Cosa significa dunque Barack Obama presidente degli Usa? Si chiede il sempre ottimo Michael Novack sulla NR. La vittoria della sinistra (perchè di questo si tratta) americana porterà gli USA verso un modello socialista di stampo europeo? La risposta è che - ahinoi - Obama sicuramente ci proverà, a partire dalla questione della sanità che il nuovo presidente vorrebbe uniformare sul modello europeo. Tuttavia gli Stati Uniti non sono (per loro fortuna) l'Europa e, benchè culturalmente unificati, non sono uniformati e difficilmente programmi di socializzazione della sanità potranno qui trovare terreno fertile. Gli americani sanno bene che i servizi sono migliori e più efficienti se collocati nel settore privato rispetto a quello istituzionale e difficilmente accetterebbero cambiamenti culturali tanto marcati.

Adesso non ci resta che confidare nelle parole di Biden di qualche settimana fa. In una delle sue celebri gaffe il neo vice-president confessava la propria scarsa fiducia nel proprio presidente di colore, garantendo che avrebbe vigilato su quello che avrebbe combinato. "Mark my words. It will not be six months before the world tests Barack Obama. The world is looking,"
http://www.youtube.com/watch?v=W2vojSAytFU
Uno dei tanti scivoloni, quello di Joe "the Biden" ignorati dai media in pieno delirio obamista. Quanto durerà la luna di miele? La realtà è là fuori ad attendere e noi siamo curiosi di scoprire chi per primo si risveglierà dalla fiaba per accorgersi che l'American Dream non coincide affatto con l'Obama's dream.

D.M.