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Pechino 2008, le Olimpiadi senza simboli

Le bandiere dei singoli paesi, i cinque cerchi olimpici e le medaglie con la dea Nike e un dragone intarsiato nella giada. E bandiere rosse, tante, quelle della Repubblica Popolare Cinese. È questo lo scenario che ci aspetta a Pechino, niente di più e niente di meno dato che l'assenza di ogni altro simbolo religioso, politico o ideologico, esposto o solamente riposto in qualche borsone olimpico, resterà seppellita sotto la quantità di coreografie e lo splendore degli spettacoli che i cinesi sono capaci di mettere in scena, come del resto anticiparono in occasione del passaggio di consegne a chiusura di Atene 2004.

Le Olimpiadi di Pechino 2008 sono le prime nella storia che bandiscono ogni genere di simbolo religioso o politico. Il fatto non sarebbe grave, perchè in assoluto i giochi Olimpici sono portatori di valori alti che sfiorano appena l'ambito politico e religioso e nel corso della storia, infatti, non hanno mai avuto bisogno di altri simboli tranne i propri. Il problema è che si entrerà massicciamente nella sfera personale di tutti i partecipanti alle olimpiadi, poichè da subito la censura ha contato, oltre alle medagliette, alcuni oggetti che mai nessun atleta ha portato sul campo di gara e che di norma restano confinati nel privato.

Il comitato organizzatore per i giochi olimpici di Pechino 2008 teme quindi il potere dei simboli e ovviamente si tratta di ‘timori governativi'. Timori che non hanno, di solito, le idee e la fede degli atleti che volendo possono aggirare questi provvedimenti in maniera piuttosto agevole. Resta ad ogni modo impossibile la pratica religiosa e l'adempimento di alcune norme che sono precetto per varie fedi religiose.
Leggendo il comunicato stampa, sembra che il provvedimento miri a ben precise religioni e in particolare ad una setta fuori legge, ma a tal proposito è necessario ricordare che ogni religione praticata in Cina è consentita solo se avvallata dallo Stato: un cristiano di rito romano apostolico non trova chiese cattoliche, e così anche per ortodossi, ebrei, induisti e via dicendo.

Ci dovranno dire inoltre se hanno intenzione di censire i libri che gli atleti di tutto il mondo porteranno e se la censura separerà i libri politici, da quelli storici e ideologici. Vorremmo sapere poi come se la manderanno con i tatuaggi, perchè se l'immagine di un lanciatore di giavellotto che si rilassa con Tocqueville è poco proponibile, è già più facile pensare a un centometrista con il braccio tatuato. I tatuaggi non sono solamente tribali, tanti hanno tatuato Che Guevara per dirne uno, e non ci vorrebbe poi molto a provvedere entro il 2008 con altri soggetti, da una fiamma a una croce celtica.
Infine, come faranno a bloccare il segno della croce che abbiamo spesso visto fare prima della gara da atleti italiani e europei, ma anche africani, australiani e soprattutto americani? C'è da immaginarsi che questo provvedimento potrebbe sortire l'effetto opposto, rendendo più vivo il sentimento politico e religioso di ciascun atleta.

Saba Giulia Zecchi