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Mac is Back!

Nel silenzio più assoluto dei nostri media il senatore John McCain trionfa in Florida e guadagna ben 57 delegati per il congresso finale, battendo Mitt Romney e lasciandosi dientro Giuliani, Huckabee e Ron Paul.
Così lo stato che doveva "dare il la" alla facile cavalcata di Rudolph Giuliani è diventato la consacrazione per il senatore dell'Arizona.
Intendiamoci: a livello numerico la corsa per la candidatura repubblicana è tutt'altro che decisa perchè tre quarti dei delegati sono ancora da assegnare; bisogna pero considerare l'effetto trascinante che certi risultati scatenano.

Stati come Iowa e New Hampshire, quasi ininfluenti come contributo elettorale per il risultato finale, hanno rimescolato tutte le carte in gioco.
Giuliani, con la discutibile scelta di non correre nei primi stati proprio perchè ritenuti di secondo piano, si è tenuto fuori dalla competizione elettorale per quasi un mese intero, mentre gli altri candidati con vittorie quasi inaspettate, ottenute grazie all'assenza del front-runner, sono cresciuti di giorno in giorno.
E' potuto succedere che all'indomani del voto nei grandi stati si arrivasse con un Mike Huckabee straordinariamente in corsa, con all'attivo una vittoria e quasi ovunque piazzamenti dignitosi, lui che non era per nulla quotato e che la stampa citava solo per l'endorsement di chuck norris; ma soprattutto si è verificato che John McCain, candidato dato per spacciato già la scorsa estate, con un budget praticamente finito prima di iniziare, riuscisse, sfruttando l'assenza dell'ex-sindaco di new york e il voto degli indipendenti a lui da sempre favorevoli, abbia potuto riguadagnare consenso e notorietà, ma non solo..

Il fund raising di McCain ha subito un'impennata, rimettendolo in gioco; adesso cominciano ad arrivare anche le sponsorizzazioni dei Repubblicani, finora guardinghi nei confronti del senatore dell'Arizona. Non ultimo il governatore della Florida.
Anche Lieberman ha dato il suo appoggio, e con lui arriveranno i voti degli ebrei.
Il risultato in Florida non ha valore solo numerico: per vincere qui bisognava dimostrare di essere un vero conservatore e fugare le accuse di essere troppo liberal, in uno stato dove votano solo gli iscritti al partito.
Così per giorni Romney e McCain si sono rimbalzati addosso l'accusa di non essere sufficientemente repubblicani, fino a ieri sera.
Adesso penso che la campagna di McCain cambierà radicalmente. Servirà ricalibrare il programma economico e le alleanze: lui che è un reduce di guerra, senatore sempre eletto nelle fila repubblicane, seppur critico e non organico al GOP, puo conquistare il partito che per ora ha appoggiato Romney.

l risultato finale per McCain è ora a portata di mano
dato che nessuno dei concorrenti è un conservatore in senso stretto. Lo stesso Giuliani, apprezzato da molti, si è in passato discostato molto dalla linea ufficiale e per ribaltare il giudizio del partito ha assunto linee fiscali ed economiche molto gradite al popolo repubblicano oltre a dimostrarsi aperto ad accogliere linee pro-life, lui sostenitore di aborto e matrimoni gay.
Lo stesso dicasi per Romney che nonostante l'appoggio massiccio dei vertici del GOP non è apprezzatissimo dalla base.
Anche se si parla di un possibile ritiro di Guliani, martedì prossimo a mio avviso potrà giocarsi ancora le ultime cartucce, nel big tuesday, dove votando in tanti stati contemporaneamente, la competizione sarà un po' più delocalizzata e quindi arridere all'unico candidato universalmente conosciuto.
Certo è che ormai McCain è schizzato in testa ai sondaggi e sarà difficile scalfire la sua leadership.
Credo che da oggi tramonti definitivamente ogni velleità di Ron Paul di ottenere qualche successo di spessore (non che sia mai stato in corsa), anche se la sua presenza puo comunque incidere all'interno del dibattito e nel percorso di definizione del prossimo candidato repubblicano alla casa bianca.

C.Z.