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India, le conseguenze di una scelta di campo

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli attentati di Mombay, stupiscono soltanto per la loro imprevedibilità temporale ma non certo per la loro localizzazione geografica che, stavolta, ha poco a che vedere con le rivalità (pur presenti) tra mondo islamico e mondo induista ma ha molto a che vedere con la scelta dell'India di schierarsi con l'Occidente.
Robert Kagan, nel preciso excursus geopolitico contenuto del suo ultimo lavoro "The Return of History and The End of Dream", analizza il ruolo dell'India nel nuovo mondo multipolare (o che si appresta ad esserlo).

L'India ha una storia come superpotenza regionale che è stata per lungo tempo umiliata dal colonialismo, tuttavia, negli ultimi due decenni molto è cambiato: la rapida crescita economica degli anni novanta e duemila hanno portato Nuova Delhi a competere su tutti i mercati e a diventare un centro imprescindibile di produzione. La ritrovata potenza militare, poi, ha avuto la sua legittimazione nelle armi nucleari, variabili, queste ultime, ancora indispensabili per essere riconosciuti come nazione leader di una determinata area geografica (vedi i tentativi iraniani).
Questi e altri fattori hanno ridato forza all'India anche da un punto di vista geopolitico, e hanno allargato la propria sfera di influenza su piccoli vicini (Nepal, Sri Lanka) arrivando alla resa dei conti, inevitabile, con la Cina, altra superpotenza asiatica e principale ostacolo sulla via delle ambizioni di potenza indiane.

Quando l'India condusse i suoi test nucleari nel 1998, il suo primo ministro chiamò sul banco degli imputati la Cina, con la vecchia accusa della guerra per le frontiere nel 1962 e con la nuova accusa di aver aiutato il Pakistan a diventare una potenza nucleare proprio in funzione anti-indiana.
Oggi restano le rivendicazioni territoriali da entrambe le parte per ampie zone di confine e i loro intensi rapporti commerciali non sono serviti a placare ma soltanto a rimandare un risentimento quanto mai vivo. l'India insiste col giudicare pericolosa l'espansione cinese nell'oceano indiano e le sue crescenti connessioni con paesi come Myanmar, Bangladesh, Sri Lanka, Maldives, Seychelles, Mauritus e Madagascar e, soprattutto, col Pakistan.

L'India, a sua volta, sta sviluppando strette relazioni col Giappone e con gli Stati Uniti. Quando la Cina provò ad escludere l'India dal primo East Asian Summit nel dicembre del 2005, il GIappone prese il suo posto. Quando il Pakistan offrì alla Cina lo status di osservatore nella South Asian Association for Regional Coopoeration, l'India portò dentrò il Giappone, la Sud Korea e gli Stati Uniti per controbilanciare l'influenza di Pechino. Lo scorso anno il primo ministro indiano e giapponese dichiararono come "un'India forta, prosperosa e dinamica sia nell'interesse del Giappone e come un forte, prosperoso e dinamico giappone sia negli interessi dell'India".

Gli sviluppi dei rapporti con i paesi occidentali
non sono solo politici ed economici ma sono diventati presto anche militari: nell'estate del 2007, una massiccia esercitazione navale venne effettuata nella Baia del Bengala, una strategica porzione di mare vicino allo Stretto di Malacca e a Burma. I partecipanti all'esercitazioni includevano gli Stati Uniti, così come il Giappone, l'Australia e Singapore.
Allo stesso tempo migliaia di soldati russi e cinesi si esercitarono assieme ad altre cinque nazioni centro-asiatiche. Queste esercitazioni seguirono il meeting della Shangai Cooperation Organization, il cui ospite speciale era il Presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad.

Questi legami significano la frammentazione degli equilibri asiatici in blocchi contrapposti ed in gioco non c'è soltanto la supremazia regionale ma la partita che si gioca è più vasta e riguarda le reti di alleanze che saranno decisive per la costruzione del nuovo mondo multipolare.
Nella situazione internazionale in divenire l'India (con il suo miliardo di abitanti, la sua economia in crescita e il suo numeroso esercito) rappresenta e rappresenterà sempre di più un alleato decisivo per l'Occidente democratico, chiamato in questi anni a contrapporsi ai poteri illiberali di Russia, Cina e le loro inevitabili e naturali connessioni con tutti i regimi autoritari del mondo, in primis quelli dei paesi islamici che finanziano il terrorismo internazionale e che vedono nell'India l'avamposto del nemico americano ed israeliano.