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Il mito del Cowboy e le istanze globali

Qualche giorno fa mi è capitato di leggere sul Denver Post un interessantissimo editoriale intitolato "The Cowboy Myth". Non è un gioco, nè il titolo di un film, tantomeno una rievocazione storica per turisti, ma una questione serissima: il mito del cowboy puo distrarre il West degli USA dalle "cose serie" dei nostri tempi? Tutte cazzate, ci dice il quotidiano.
Se c’è una prima grande verità della vita contemporanea - esordisce l’articolo - è che il West sta cambiando: molti sostengono che a fronte di questi cambiamenti il mito del Cowboy rimanga una visione anacronistica, troppo spesso utilizzata per nascondere la realtà contemporanea. Una sorta di via di fuga solitaria e nostalgica nella prateria, con l’unico obbiettivo di evadere dai problemi.

Tuttavia non c’è niente di più sbagliato: lo spirito del Cowboy insegna l’esatto opposto. L’autore cita una classica storia western di Conagher, nella quale viene esemplificato il mito in questione e si insegna qualcosa che ha molto a che fare con l’idea di responsabilità individuale e di crescita umana: "To be a men was to be responsible". Un concetto semplice come il modo di vivere della gente che ando a colonizzare quelle terre aspre e sconfinate. "To be a man was to build something, to try to make the world about him a bit easier to live in for himself and those who followed". Ecco spiegato lo spirito che alberga nei cuori del West: gente semplice, schietta, che non bada al superfluo e, molto spesso, nemmeno alle buone maniere. Gente rude, si direbbe da noi, nella raffinata Europa che a Berlino acclama Barack Obama come fosse una sorte di profeta liberatore.

E la libertà di cui ci si riempie la bocca nel Vecchio Continente salvo poi disattendere sempre i buoni propositi, nel West esiste, è tangibile e si respira nei modi di fare della gente, nel modo di approcciarsi al business, nel modo di crescere i figli. Un modo di fare easy going che responsabilizza subito la prole e la abitua a crescere e prendersi cura di sé senza aspettare che qualcun’altro lo faccia. Una lezione di vita tramandata dalla prateria? Puo darsi, certamente l’idea di essere avamposto, di essere sempre alla scoperta, di avere la responsabilità di combattere ogni giorno per rendere la propria vita meno dura è ancora presente nella mente degli uomini e delle donne del West.
Ho chiesto alla fidanzata del mio padrone di casa come mai tutti gli uomini avevano il loro enorme Pick Up personale. Prima avevano il cavallo, adesso questo è il loro cavallo, è stata la perfetta risposta. Ci si saluta per strada, ci si fa cenno dalla macchina se ci si incontra nel quartiere. Nella nostra affollata Europa non siamo più abituati a questo: diamo per scontato che ci sia gente intorno a noi e ne siamo quasi infastiditi. Qui nei sobborghi residenziali si salutano gli sconosciuti, si chiede come va, quasi che l’idea di trovare un’altra caravana nella prateria sia comunque una visione che fa sentire meno soli in mezzo agli spazi sconfinati.
La definizione di "mito", quando si parla del Cowboy non si riferisce a quella tradizionale tipica delle nostre culture europee. Il Cowboy’s Myth è una sorta di idea morale nata e sviluppatesi in queste terre, qualcosa che tiene insieme generazioni e comunità e che aiuta le gente a vivere e sopravvivere nel proprio mondo, possibilmente rendendolo meno aspro per chi verrà.

Le istanze del West sono quelle percepite da tutta l’America: come rispondere al divario (impressionante) tra ricchi e poveri? Come risollevare l’economia? Come approcciarsi al problema energetico? Come controllare la deriva sociale causata da droga, alcool e criminalità? Che risposte dare al problema dell’immigrazione?
Sembra che molti diano la colpa al mito del Cowboy dell’incapacità di rispondere alle sfide del mondo moderno. Si dice che una mentalità troppo basilare e sbrigativa, che come modus operandi tende a semplificare, non possa confrontarsi con istanze globali all’apparenza tanto complesse. Molti dicono anche che modernizzare il paese debba passare necessariamente con l’abbandono di questa mentalità e del baraccone di storie e leggende che si porta dietro. Tuttavia è dallo spirito del West che questa nazione ha tratto forse i suoi migliori insegnamenti: l’amore per la verità, il coraggio, l’indipendenza, la libertà, l’aiuto reciproco.
Come risponderebbero dunque i Cowboy alle sfide del nostro tempo? Paradossalmente con crescente umanità, con la consapevolezza che i tempi duri ci sono sempre stati e sono sempre stati superati insegnando ai propri figli a diventare innanzitutto uomini e a darsi una mano l’un l’altro.

Ogni volta il Cowboy Myth sembra sempre sul punto di erodersi sotto i colpi del razionalismo economico e del positivismo scientifico, tuttavia come in Europa, così negli Stati Uniti, senza una storia comune, una coscienza condivisa e dei valori in cui riconoscersi è mpossibile immaginare una resistenza contro la decadenza economica e sociale.
L’autore conclude il pezzo citando ancora un passo della saga western. In una sola riga c’è la summa di ogni cosa: "Questo qui è un paese difficile Scott. Ma è un buon paese. Adesso pero sarà meglio sparare e appendere un paio di ladri".

D.M. da Denver (Colorado)