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GELMINI, LA STRADA E' QUELLA GIUSTA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il nostro sviluppo economico e la nostra mentalità risentono profondamente di come è strutturata l'istruzione in Italia. I motivi che spiegano perchè oggi la scuola è così e quelli per cui dovrebbe cambiare sono ben più profondi di quelli puramente pedagogici. Una ricetta efficiente che possa modifcare la società nel profondo nonpuò esulare da due considerazioni che secondo me sono quasi assiomatiche: la prima, forse più soggettiva, è che nulla può funzionare in maniera efficace se non è strutturata in maniera gerarchica, la seconda invece è più un dato di fatto e cioè che i
ricchi saranno sempre e comunque più avvantaggiati rispetto alle persone meno abbienti.

Perchè parto proprio da queste due considerazioni? Se andiamo ad analizzare l'Italia, penso sia abbastanza lampante che la regola seguita nel modellare la nostra società negli ultimi 30 anni sia stata abbattere il più possibile le gerarchie (ovvero livellare, pensare la società in orizzontale) e cercare in tutti i modi di annullare qualsiasi differenza o vantaggio nei confronti dei più facoltosi. A tratti questi obiettivi hanno assunto veramente le sembianze di vere e proprie cacce alle streghe, sortendo alla fine risultati peggiori di quella che era la situazione di partenza.
Alle gerarchie si sono sostituite oligarchie, vere e proprie caste, ed i ricchi continuano ad essere avvantaggiati, ma nel frattempo è stato smantellato qualsiasi sistema di merito e selezione nel nome di chissà quale utopica e sgangherata uguaglianza, privando così di speranza chiunque ambisse ad un salto sociale.
Chiaramente la stessa cultura che ha prodotto questo pandemonio sociale ne prende le distanze sostenendo che di fatto tutt'ora la società non sia orizzontale e che ci siano privilegi in base al censo.

Oggi come non mai c'è bisogno
quindi di rimettere ordine nelle fondamenta del nostro stato e ripartire dalla scuola mi sembra la direzione giusta.
Gli interventi da fare sono molteplici; occorre prima di tutto migliorare la qualità a scapito delle "spalle tonde". Fin quando si penserà che ogni livello d'istruzione debba essere accessibile a tutti indiscriminatamente non sarà possibile valorizzare le eccellenze e la qualità sarà livellata verso il basso.
La selezione e i criteri di accesso e di proseguimento devono essere fatti su base meritocratica e non di censo, questo è fondamentale.
Questo significa che se da una parte i ragazzi meritevoli devono poter accedere ad ogni risorsa e al massimo livello formativo possibile gratuitamente (in quanto rappresentano un investimento per lo stato), dall'altra si devono prevedere percorsi formativi alternativi per dare la possibilità a coloro che non potranno accedere al massimo di poter avviare al più presto una carriera professionale e lavorativa adatta che gli permetta comunque una crescita e un inserimento veloce nel mondo lavorativo.

L'università di massa non funziona
ed è il momento di cambiare. Non è possibile avere un'università che si regge solo su una retta minima (2000 euro più o meno l'anno) e dei contributi statali anch'essi ridotti all'osso. L'Università deve potersi finanziare come meglio crede per poter offrire il massimo. Se l'offerta formativa è alta è giusto che questa costi, a patto che gli studenti veramente bravi ottengano borse di studio degne di questo nome e quindi possano affrontare gratuitamente questo percorso.

Un tempo l'università era un ascensore sociale: essendo un centro d'elite dava la possibilità a chi era veramente bravo di poter fare un salto sociale. Oggi chi si laurea non ha nessun valore aggiunto anzi, in certe situazioni, è addirittura penalizzato dal partire a lavorare dopo i suoi coetanei e si trova in una situazione di concorrenza così sfrenata per cui le prestazioni saranno sempre offerte al ribasso. La più grande obiezione a questa visione è che così facendo l'università se la potranno permettere solo i ricchi; ma questo non è vero: sarebbe strutturata su più livelli qualitativi di accesso e quindi a misura dei più bravi, i quali in un simile contesto
potrebbero davvero capitalizzare gli studi.

Oggi il figlio di un operaio che studia e si laurea probabilmente avrà un mediocre futuro lavorativo, non ha la speranza concreta di potercambiare radicalmente la sua posizione sociale. Con un sistema realmente selettivo il figlio intelligente dell'operaio avrebbe potuto ambire a cambiare il proprio destino grazie agli studi.
Il figlio del ricco in qualche modo, piaccia o non piaccia, prenderà il suo titolo e attualmente, in un sistema dove è annullata ogni differenza, grazie ad agganci e conoscenze riuscirà ad emergere perchè l'unica "diversificazione" che non è eliminabile è quella economica.
Se cominciassimo a ricreare una scala sociale dove chi è bravo può ambire ai gradini più alti, forse la società si rimetterebbe in moto e permetterebbe di correre più veloce anche a chi in questo sistema ricopre i gradini più bassi.

C.Z.