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Flags of our fathers

 

Dalle navi americane che si apprestano ad invadere l'isola, il monte Suribachi, sulla cui cima sarà piantata la famosa bandiera, esala l'odore nauseabondo dalle miniere di zolfo.
Gli aerei fischiano sopra le navi e bombardano la roccia giorno e notte, ma dentro quelle cavità ci sono i bunker di 12 mila giapponesi, nascosti per difendere a tutti costi il loro suolo sacro.

Clint ci catapulta dentro la battaglia di Iwo Jima alternando allo strazio della guerra quello dei ricordi degli unici tre sopravvisuti tra coloro che vennero immortalati in quel famoso scatto.
Rimpatriati in tutta fretta viene affidato loro l'ingrato compito di convincere i propri concittadini a comprare i buoni del tesoro per finanziarie quel che restava di una guerra che in Europa era già vinta. Inizia così un tour commerciale in lungo e largo per gli States al limite del grottesco, dove i tre sono accolti da bagni di folla, flash e riproduzioni in scala del monte in mezzo agli stadi di baseball dove piantare, ancora una volta, la bandiera a stelle e strisce.

I tre "eroi" rispondono al nome di John "Doc" Bradley, un infermiere della marina, Ira Hayes, un americano di origini pellerossa e Rene Gagnon, il cui ruolo da staffetta lo aveva portato a posare per la foto senza aver mai realmente combattuto.
Eastwood ci racconta come sia il caso a creare gli eroi: sette uomini diventano simboli della Patria dopo essere stati immortalati in una foto il quinto giorno di una battaglia che si sarebbe prolungata per altri 25. Finita la guerra i tre superstiti della foto di Iwo Jima cadranno presto nel dimenticatoio, tra povertà, ruotine quotidiana e ricordi dilanianti che li accompagneranno per tutta la vita.

Clint ci racconta la sua guerra senza pietà, indugiando sulle inquadrature che mostrano lo strazio delle carni. Ma la narrazione è asciutta, retorica ma senza sbavature e quello strazio diventa così motivo di riflessione e non di orrore. A tutti noi, "Flags of our father", ci lascia con un monito: gli eroi non esistono ma sono quelli che vogliamo che essi siano quando devono rispondere alle esigenze del nostro tempo. Gli eroi non esistono ma esistono persone che, al di là dell'amore per la Patria e delle ragioni della causa, darebbero la propria vita per il proprio amico, o semplicemente si sacrificherebbero per la persona che hanno accanto. E' forse il più bel tributo agli oltre sei mila marines che persero la vita per conquistare quel pezzo di roccia in mezzo ad un mare straniero, dall'altra parte del loro mondo.

D.M.