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BIG, BIG MAC

 

 

 

 

 

 

 

 

Secondo la CNN a McCain andrebbero, ad oggi, ben 475 delegati, contro i 151 di Romney e i 105 di Huckabee. Dopo il naufragio di Rudy Giuliani, ancora prima di combatterla, è il vecchio Mac è il Front Runner del GOP. Negli Usa prima dei comizi del candidato di turno, chi introduce grida: Ladies and Gentlemen, the next President of the United States. Noi, italiani superstiziosi, lo sussurriamo soltanto: se Hillary&Bill dovessero spuntarla su Obama, The Kid; potrebbe raccattare davvero tanti voti per le praterie d'America, cavalcando l'antipatia diffusa e l'alone di vecchio che circonda l'ex First Lady. Rudy Giuliani ha peccato d'arroganza: in una strategia suicida, che gli ha fatto snobbare gli Early States per concentrarsi sulla California, terra di pensionati, reduci e tanti delegati. Se fosse riuscito avrebbe ribaltato i canoni del moderno marketing politico, ma così non è stato. Colpa di mediocri consiglieri che hanno venduto l'American Major; come un candidato outsider invece che come il front runner predestinato. L'importante endorsment verso John McCain sta fruttando all'inedita coppia un sacco di affollati comizi, tanti voti in più per Mac, un appoggio più solido dentro al Partito Repubblicano e probabilmente un posto di rilievo nell'amministrazione futura per lo stesso Giuliani.


Ci piace di Mac la sua genuinità, la sua retorica da nonno saggio e sincero che si rivolge alla propria famiglia per tranquillizzarla, ma mai per illuderla. Ci piace il suo pragmatismo e la sua risolutezza in politica estera. Sottovalutato da tutti, che individuano nella issue del "change", del cambiamento, la più sentita del 2008 (come da recente sondaggio di Usa Today), molti forse dimenticano che in periodi di incertezza più che salti nel vuoto e inseguimenti di sogni, conta la rassicurazione e la franchezza. Per quanto riguarda la novità, nonostante l'anagrafe, Mac è sufficientemente un volto nuovo e la sua indipendenza intellettuale dimostrata durante i suoi mandati da senatore non puo che avvantaggiarlo in una competizione in casa repubblicana i cui competitors fanno a gare per non essere bollati come eredi di George w. Bush. Bush con cui tuttavia si trova vicino nelle scelte più felici: come quella di nominare quel Generale Petreacus che in Iraq ha dimostrato sul campo la propria competenza e, sotto la cui guida, il paese si sta normalizzando.

"I was tied up at the time" disse in un dibattito ribattendo alla proposta di Hillary di costruire un museo su Woodstock. Lui era legato al tempo in cui quei giovani ballavano e fumavano: 5 anni in mano ai Vietcong ti cambiano la vita. E così, a 71 anni, inizia l'ultima grande sfida di un vero "american hero", autentico e modesto: stringe mani a tutti e ogni volta dice "thank you-thank-you". La issues dell'ambientalismo lo avvicinano ad un elettorato moderato. Dalla sua parte non solo i veterani di ogni guerra ma anche l'America profonda della "Bible Belt" (Huckabee farà endorsment per lui). Nel suo spot a Natale traccio una croce sulla sabbia, ricordando che era stato la fede a sorreggerlo nel Vietnam. Un'ottima notizia ci arriva dall'articolo di Christian Rocca sul Foglio di oggi, dove spiega come la vera sorpresa venga niente-meno-che dai NeoCon, che appoggerebbero il vecchio Mac. Un appoggio che ha radici lontane: dai tempi dell'intervento di Bill nei Balcani (avversato dal GOP e sostenuto da McCain) fino all'endorsment del "Weekly Standard"; di Bill Kristol verso di lui nelle primarie del 2000.

Si sussurra che se McCain diventerà Presidente degli Stati Uniti "i neocon saranno alla guida" del paese e nella sua squadra di consiglieri ci saranno probabilmente "Bill Kristol, sia pure informalmente, ma anche Robert Kagan". Riguardo invece a David Brooks, autore di "Happy Days" e celebre opinionista NeoCon, le regole interne al New York Times gli impediscono di sostenere formalmente un candidato, ma racconta McCain sempre come un moderno eroe americano".

D.M.