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Ayaan: la forza della testimonianza

La testimonianza personale è di gran lunga una delle armi più efficaci per comunicare ad altri informazioni che riguardano intere popolazioni, magari di altri continenti. Così è avvenuto per le pagine dei Solgenytsin, Shalamov, Sharansky.
Il caso dell'ultimo libro di Ayaan Hirsi Ali, 'Infedele' (Rizzoli, euro 18,50), conferma questa forza della testimonianza personale.

Ayaan è la donna somala che ha ispirato il cortometraggio 'Submission' di Theo Van Gogh. Cortometraggio che denuncia la situazione della donna sotto l'Islam per cui lo stesso Van Gogh è stato ucciso, sgozzato, da un fanatico islamico in Olanda, terra di rifugio di Ayaan.
Il libro si sviluppa come biografia della giovane somala, dai primi anni di vita in Somalia, al trasferimento in Arabia Saudita in giovane età, fino all'arrivo in Kenya. Da qui, Ayaan, arriva in Europa, in Germania, da dove avrebbe dovuto raggiungere il Canada, paese in cui viveva lo sposo deciso per lei dal padre.
Invece di piegarsi al diktat del padre (un'imposizione derivata sia dalle regole tribali, sia dalla religione islamica e decisa sulla testa delle donne indipendentemente dalla loro volontà), infrange la promessa di matrimonio e fugge in Olanda, in un campo per richiedenti asilo. Qui, nel 1992, nel paese dei mulini a vento, inizia la nuova vita di Ayaan. La vita libera.

Dopo alcuni anni la 'culla della libertà' olandese inizia, a causa del relativismo connesso alle massiccie ondate di immigrazione islamica, a perdere i valori universali che la contraddistinguevano. Inzia così la voglia della Ali di denunciare l'ambiguità della politica olandese verso le regole islamiche, come la negazione dei diritti della donna, che la comunità islamica nel paese attua senza intervento delle autorità.
Dopo un breve periodo presso il partito laburista, passa ai liberali e diventa membro del parlamento, grazie alla cittadinanza olandese conseguita.
Ayaan inizia una forte lotta contro la disumanità delle regole islamiche, ora non più subite sulla propria pelle, come negli anni giovanili in Africa, ma viste anche in Olanda, il suo 'paese della libertà'.
Proprio queste denunzie la porteranno a conoscere Theo Van Gogh ed a collaborare con lui nella realizzazione di 'Submission'.

Dopo il documentario si scatenano le minacce verso Van Gogh e verso la Ali stessa. I fondamentalisti islamici entrano in azione. In questo clima avviene l'assassinio del regista da parte di un fanatico islamico e da quel momento inizia la vita 'sotto scorta' di Ayaan.
Dopo molto tempo passato in giro, sotto strettissima sorveglianza, tra l'Europa e gli Stati Uniti, il ministro competente olandese, dello stesso partito liberale, avvia un'istruttoria per revocare la cittadinanza alla Ali. Motivazione: aver mentito al momento della richiesta di asilo. Come il 90% dei rifugiati!
Insomma, è qualcosa in più di un sospetto il fatto che tutto cio sia avvenuto per le posizioni scomode e politicamente scorrette assunte dalla Ali e per tutte le conseguenze abbattutesi sull'Olanda del dopo "Submission".

Di Ayaan, infatti, venne richiesto l'allontanamento dai vicini di casa perchè la sua presenza rappresentava un rischio per la loro sicurezza!
Il ruolo di questa ragazza, costretta a subire lo shock dell' infibulazione, passa da vittima a carnefice. Così, Ayaan, decide di trasferirsi in Usa e lavorare all'American Enterprise Institute, nonostante il ripensamento del governo sulla revoca della cittadinanza.
La vigliaccheria dell'Europa che, piuttosto di affrontare un problema come quello del rispetto delle libertà civili da parte degli immigrati islamici, decide di 'sacrificare' una personalità scomoda, rappresenta al meglio lo 'spirito di Monaco' che andiamo, come molti, da anni denunciando.

Tutto il libro si legge in un fiato, una pagina tira l'altra, in un susseguirsi di avvenimenti scioccanti e impensabili per un normale cittadino europeo.
Almeno per ora, a quanto pare. Perchè, come denuncia la stessa autrice, poco dovremmo aspettare per vedere praticata tranquillamente l'infibulazione in Occidente se continuiamo a barattare la libertà e i diritti civili con il 'diritto' degli islamici di comportarsi come prescrive Allah.
Che cio avvenga per vigliaccheria, paura o relativismo culturale, o per una fusione delle tre, poco importa al fine del risultato.
Nel frattempo converrebbe tenere conto della denuncia una persona che ha subito tutto cio sulla propria pelle.

J.Landi