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A Sao Tome e Principe si riparte dal petrolio


Nelle ultime tornate elettorali il Presidente uscente, Fradique de Menezes, è stato rieletto con il 60% dei voti, lasciando il proprio sfidante, Patrice Trovoada, ad appena il 38%.
Una vittoria netta per Menezes che potrà continuare il duro lavoro per stabilizzare la tribolata situazione politica delle isole (l'ultimo colpo di stato è del 2003) e per risollevare la loro povera economia, rinfrancata soltanto recentemente dalla scoperta del petrolio nel Golfo di Guinea.

Sao Tome e Principe è formato da due isole al largo del Gabon e all'interno del Golfo di Guinea, colonizzate dai portoghesi fin dal lontano 1522, benchè solo nel 1951 divennero in via ufficiale una provincia "oltremare" portoghese. Il Portogallo garantì l'autonomia delle isole nel 1973 e l'indipendenza nel 1975, sebbene le prime riforme democratiche risalgano soltanto al 1980.
Il Movimento per la Liberazione di Sao Tome e Principe (MLSTP), formatosi nel 1960, rimase per un decennio l'unico partito, fino a quando un referendum aprì le porte all'opposizione e alla vittoria di Miguel dos Anjos Trovoada, candidato indipendente schierato dal Democratic Convergence Party.

La recente scoperta del petrolio nel golfo di Guinea ha cambiato radicalmente gli scenari geopolitici dell'area e ha cambiato soprattutto il ruolo della cristiana Sao Tome e della sua economia, creando situazioni di tensione con i paesi vicini.
Per sfruttare al meglio le inaspettate risorse di greggio servirà prima di tutto stabilità politica: come abbiamo accennato, l'ultimo colpo di stato militare è del 2003, un'azione che si concluse con la caduta forzata di Mr de Menezes eletto regolarmente nel 2001 con il 65% dei voti. Menezes che ritorno a Sao Tome solo dopo la restaurazione delle istituzioni democratiche.
Adesso il governo sembra ottimista circa lo sviluppo economico delle isole, controllato da istituzioni stabili e libere.
Restano i problemi di un governo giovane e fragile e di una democrazia di lunga tradizione (per i parametri africani) ma sovente messa in discussione. Restano anche le tensioni nei rapporti con gli stati vicini a causa delle estrazioni petrolifere.

Sao Tome divide infatti le acque del Golfo di Guinea con la Nigeria e dopo due anni di trattative nel 2004 è stato deciso che il 40% delle estrazioni sarebbero andate alle isole e il 60% all'ingombrante vicino continentale. Nell'Aprile del 2004 è stato assegnato il primo contratto di licensa per lo sfruttamento del greggio al colosso statunitense ChevronTexaco e ExxonMobil dopo la ratificazione di un accordo di circa 123 milioni di dollari. Altri otto settori rimangono tutt'ora all'asta.

Le relazioni di Sao Tome (nella foto a sinistra la strada principale della capitale con la cattedrale) e Principe con gli Stati Uniti si sono quindi particolarmente raffforzate. E' in progetto di costruire un grande porto militare nell'arcipelago per le navi della marina a stelle e strisce che potranno così proteggere da molto vicino le proprie petroliere e l'intero arcipelago. Il Presidente Menezes conta molto in un concreto aiuto americano per risollevare la propria economia, fino ad ora una delle più povere dell'Africa.

L'auspicio è che per il piccolo arcipelago di Sao Tome la scoperta dei giacimenti nel golfo possa rappresentare davvero l'inizio di un percorso di svilppo che coinvolga in primis la popolazione e che riesca ad aiutare il governo democraticamente eletto a traghettare l'arcipelago fuori dalla povertà.
Lo spettro della Guinea Equatoriale è sempre presente negli incubi dei cittadini dell'arcipelago: laggiù la scoperta del petrolio ha rappresentato soltanto ulteriori tribolazioni per un popolo già governato da una terribile dittatura che dalle nuove risorse ha tratto vantaggio per alimentare il proprio potere e i propri appoggi internazionali.
Per fortuna è molto probabile che Sao Tome percorrerà una strada diversa. A questo proposito, la creazione di un fondo nazionale del petrolio, al fine di gestire razionalmente le risorse, è un passo importante proprio in questa direzione.

D.M.

Fonti:
- Bbc.co.uk
- Freedomhouse.org
- Cia World Factbook