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Turkish nostalgia

Le elezioni per il rinnovo del parlamento di Ankara (una sola camera, 550 seggi), che si sono tenute domenica scorsa, hanno visto la sostanziale riconferma del partito dell'attuale primo ministro Erdogan, Giustizia e Sviluppo (AK Parti).
Ricordiamo che si è giunti alle elezioni anticipate (la data fisiologica della scadenza dell'attuale parlamento era infatti fissata per ottobre) in seguito alla crisi istituzionale di maggio scorso in merito all'elezione del nuovo presidente della repubblica turco. La strada del ricorso alle urne era stata quindi scelta come soluzione alla situazione di stallo oltre che per fare in modo che il presidente della repubblica venisse scelto da un parlamento fresco di elezione e non in scadenza. Oltre a cio c'era ovviamente da parte di molti la speranza che le nuove elezioni potessero cambiare i rapporti di forza all'interno del parlamento stesso in modo da evitare che L'AK Parti di Erdogan potesse imporre il suo candidato presidente, come è avvento in maggio, ma senza ottenere successo.

I risultati definitivi vedono il partito di centro-destra di ispirazione islamica moderata AK Parti raccogliere la maggioranza relativa dei voti col 46,6%, segue poi il Partito Repubblicano (CHP) erede della tradizione laica di Ataturk col 20,8%, e la destra nazionalista del Movimento Nazionalista (MHP) che ha ottenuto il 14,2. Siederanno inoltre nel parlamento una manciata di parlamentari indipendenti (26) dei quali 23 sono curdi. In totale si sono presentati alle elezioni 14 partiti ma solo tre hanno superato lo sbarramento del 10% previsto dall legge elettorale.

Rispetto alle elezioni del 2002 la geografia del parlamento turco cambia non di poco: innanzi tutto Erdogan col suo AK Parti potrà contare su un numero leggermente inferiore di deputati, 340 contro i 360 precedenti, non abbastanza quindi per raggiungere la maggioranza dei 2/3 terzi necessaria all'elezione del nuovo presidente della repubblica. Il partito laico di centro-sinistra CHP ha subito un notevole ridimensionamento anche in seguito al massiccio consenso che gli elettori hanno accordato al Movimento Nazionalista che è riuscito a rientrare in parlamento.

Le reazioni dall'estero al risultato delle elezioni sono state positive, l'UE vede con favore il risultato in quanto Erdogan porterà avanti il processo di integrazione europea senza scossoni e continuando sulla via delle riforme necessarie. Gli invece USA apprezzano la docilità del premier turco e soprattutto apprezzano il fatto che sia fino ad oggi riuscito a mantenere a freno i militari evitando che questi portassero avanti operazioni militari dentro l'Irak del nord.

Molto si è scritto nei mesi precedenti su questo voto, su come la Turchia si apprestasse a una scelta rilevante per il suo futuro, tra la tradizione laica e le spinte trazionaliste-religiose. Oggi a conti fatti e a spoglio concluso si ha l'idea che nonostante le manifestazioni oceaniche di Istanbul e di Ismir, dove milioni di persone inneggiavano allo stato secolare e manifestavano il loro attaccamento alla figura del fondatore della patria Ataturk, la grande maggioranza del popolo turco preferisca un modello di stato forse meno laico di quello che è stato per gli scorsi 80 anni.
Molti commentatori riferiscono come molti nel popolazione, abbiano scelto il 'meno peggio' tra i candidati, come dire meglio un Erdogan che non condivide del tutto la tradizione laica repubblicana, ma che ha saputo portare prosperità economica, a un centro-sinistra si erede autoproclamato di Ataturk, ma che si è presentato diviso e anche con argomenti poco convincenti alle elezioni.

Tutto questo senza che il vero partito di governo in turchia, l'esercito, aprisse bocca, fino ad ora almeno. Questo è significativo perchè qualunque cosa ne pensino a Bruxelles, l'esercito ha sempre avuto un ruolo notevole, scegliendo di fatto chi si puo presentare o meno alle elezioni. L'esercito pare non sia intervenuto questa volta e viene da chiedersi se i generali turchi si siano stufati dei candidati islamici alle elezioni e dei borbottii dell'unione europea e abbiano deciso di lasciar fare alla democrazia. Almeno per ora...

Lorenzo Coco

Fonti:
- http://www.milliyet.com.tr