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SULLA TERRA C'E' ANCORA POSTO PER TUTTI


E' opinione comune che i mali dell’ambiente, di cui tutti ci riempiamo la bocca da un po’ di tempo a questa parte, siano causati dall’uomo. L’uomo che con le sue attività inquina e libera nell’aria quantità intollerabili di anidride carbonica e altri gas serra. L’uomo che sta consumando l’energia planetaria, sconvolgendo il ciclo del carbonio, e che va incontro alla mostruosa crisi energetica chinato di fronte ai grandi perchè dell’economia. L’uomo, meglio definibile a questo punto come un impersonale 'fattore U', che sta portando all’estinzione un numero imprecisato di orsi bianchi e di altri esemplari di diverse specie. L’uomo che vedrà, molto prima di quello che crediamo, scomparire Venezia e Londra sommerse delle acque che si andranno a conquistare lo spazio vitale di hitleriana memoria. Ma il 'fattore U' non è pericoloso solo in virtù delle sue azioni, la sua stessa esistenza sarebbe una vera e propria minaccia per il pianeta Terra.

Il genere umano starebbe uccidendo il pianeta, perchè siamo in troppi: il termine 'sovrappopolazione' rimbomba nelle affermazioni di ambientalisti, ecologisti, politologi, e quanto altro ed è uno dei principali imputati della catastrofe annunciata. Siamo troppi a popolare la terra. Tutti bisognosi di cibo, di materie prime, di tecnologia, di spazi per abitare o per l’agricoltura, ma soprattutto di energia. Non c’è spazio per tutte queste richieste sulla Terra che è letteralmente genuflessa di fonte all’invasione inarrestabile del nemico.Fortuna che c’è, anche tra il marciume del genere umano, qualcuno che si prende l’onere ma anche il diritto di stabilire quale sia il numero giusto di umani sul pianeta, basandosi ovviamente su dati, per i più incalcolabili, riguardanti il fabbisogno medio giornaliero di ciascun individuo. Infatti, stabilire questo limite è condizione indispensabile per dichiarare lo stato di allerta per sovrappopolazione. Senza termine di paragone non potremmo certo dire che siamo troppi. Troppi rispetto a chi o a cosa?

Ma questo impasse sembra non toccare più di tanto
i sostenitori della sovrappopolazione. Anzi, incredibile ma vero, ci sono dei veri e propri movimenti pro estinzione del genere umano, come il Voluntary Human Exstintion Movement che con determinazione afferma: «l’alternativa all’estinzione di milioni, forse miliardi, di altre specie viventi è la volontaria estinzione di una sola specie, quella dell’homo sapiens. Ogni volta che uno di noi decide di non aggiungersi agli altri miliardi di persone che popolano la terra, un raggio di speranza raggiunge il pianeta. Ogni volta che un essere umano decide di non riprodursi, la biosfera ritorna alla sua gloria primordiale». Manco a dirlo, questo movimento è pro aborto, con l’aborto inteso nella sua applicazione più bieca, e addirittura contrario alla regolamentazione delle nascite applicata in alcuni Paesi, vista come misura assolutamente inefficace, perchè già un figlio è troppo. Le posizioni e le dichiarazioni di costoro possono sembrarci un po estreme, ma la teoria della limitazione delle nascite non è perseguita solo da invasati con l’idolatria dell’ambiente, ma anche da teste pensanti, o presunte tali, che hanno grande rilievo mediatico e politico.


In molte regioni del mondo la popolazione o cresce a un livello sfalzato rispetto alle prospettive di vita e allo sviluppo, o cresce in modo del tutto incontrollato, come in Cina, dove nessuno sa quantificare la gente che vive nelle campagne antistanti le grandi metropoli. In entrambi i casi si potrebbe apprezzare la regolamentazione della crescita demografica, per la tutela stessa di queste società che arrancano verso uno sviluppo difficile e, forse, ostacolato anche dal boom continuo di nascite. Ma la domanda fondamentale è: chi siamo noi, Paesi industrializzati occidentali, che ci possiamo permettere di discutere a lungo su forme di tecnologia e produzione meno inquinanti perchè i nostri livelli di benessere sono elevati, per decidere che alcune etnie dovranno riprodursi di meno?

Per ovvie ragioni la regolamentazione delle nascite non si puo, o almeno sarebbe irrilevante applicarla, per esempio, ai paesi europei dove le nascite non rappresentano un problema. Invece, quei Paesi sottosviluppati in cui la popolazione ha il vizio di mettere al mondo figli di continuo, incuranti di malattie virali o dell'AIDS, andrebbero un po regimati. Da un punto di vista logico, il discorso non fa una piega, ma dobbiamo prestare attenzione ad una cosa. Premesso che il mondo occidentale non è nuovo al peccato di presunzione, questo tentativo di controllare la messa al mondo dei figli ricorda un concetto che ancora fa tremare l'Europa: l'eugenetica. Facciamo una breve parentesi per spiegare di cosa si tratta e perchè se ne parla come di uno degli spauracchi del '900. Alla base delle teorie eugenetiche, troviamo il pensiero darwiniano, secondo cui una specie si evolve e si tramanda grazie ai rappresentanti più forti, a quelli, cioè che dimostrano di avere le caratteristiche tali da permettergli la sopravvivenza in determinate situazioni e una certa supremazia sugli altri. In natura, effettivamente, vige la legge del più forte. Allora perchè l'uomo dovrebbe sottrarsi a questa regola? Essendo egli un essere vivente dovrebbe seguire le stesse leggi naturali che governano gli animali, e quindi, in campo riproduttivo, non scegliersi per amore, o per interessi, ma scegliersi con la finalità di creare una prole migliore.

Lo stesso Schopenhauer diceva che non siamo liberi di innamorarci di chiunque, perchè non possiamo mettere la mondo figli sani con chiunque. Egli sosteneva la teoria dell'annullamento per cui l'intento di ciascuno è quello di annullare, grazie all'altro individuo, le proprie debolezze o manchevolezze, affinchè esse non si perpetuino nei figli. Non ci sono basi storiche per affermare che Schopehauer fosse un eugenista, ma questa sua teoria ben si sposa con quelle di questo gruppo di 'pensatori'. Le loro posizioni erano ancora più estreme. Infatti, per gli eugenisti, i portatori della manchevolezza o della debolezza schopenhauriana hanno il divieto di riprodursi, perchè non c'è possibilità che il loro difetto venga annullato dai pregi dell'altro e quindi, la prole non sarebbe in gradi di garantire la sopravvivenza della specie. Percio, anche un miope non puo mettere al mondo figli, perchè anche questo piccolo difetto visivo è uno svantaggio rispetto agli esseri 'perfetti'. Una lettura attenta di queste posizioni non puo che riportarci alla memoria le teorie razziali del nazionalsocialismo.Tornando a noi, il concetto di sovrappopolazione non affonda le sue radici nell'eugenetica, almeno non quanto il concetto di sviluppo sostenibile, ma sicuramente puo deviare con facilità verso tali posizioni, per la semplice e buona ragione che il problema-nascite interessa i paesi meno sviluppati del mondo... da qui a dire che i poveri hanno meno diritto degli agiati a stare al mondo il passo non è poi molto lungo.

Infine va detto che il problema demografico di fatto, non esiste. Il problema non sta nel numero di umani presenti sulla terra, ma nel sottosviluppo, come ci fanno notare Cascioli e Gasparri ne 'le bugie degli ambientalisti /1'. A dimostrare cio ci sono i dati: le 15 città più inquinate del mondo si trovano nei paesi in via di sviluppo, e la storia, la storia di noi occidentali, dimostra che nella prima fase di boom economico e industriale il livello di inquinanti rilasciato è molto alto, ma che con il progredire della tecnologia e delle tecniche di produzione, tale livello va man mano diminuendo, cioè quando la crescita è tale da liberare energie e fondi da investire nella pulizia del paese. Chi non ha la stabilità economica per vivere, difficilmente potrà investire per la salvaguardia del pianeta, almeno fino a quando, ammesso che questo prima o poi gli sia concesso, non avrà una situazione tale da potersi guardare intorno. Percio, il consiglio è di stare attenti agli errori del passato e alla tendenza a peccare di presunzione; e poi, sarebbe sinceramente auspicabile che l'allarmismo in materia ambientale si placasse un po e che si lasciasse un po di spazio anche a chi sviluppato ancora non lo è, ma che ha tanto bisogno di diventarlo. Quanto tempo ci vorrà? Non lo sappiamo, ma niente panico... il riscaldamento globale nel frattempo non ci farà rimanere arrostiti, almeno non a breve!

Beatrice Pelini