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Noi, atei devoti

Non è successo spesso che Marcello Veneziani mi illuminasse su una questione, ma il calcolo delle probabilità mi suggeriva di non disperare e quel giorno è finalmente arrivato. E' così che stamani, sfogliando le pagine de La Nazione leggo un'analisi del nostro intellettuale-di-destra dal titolo 'Atei devoti, i nuovi protagonisti'. Una breve colonna per tracciare il profilo di una categoria di persone che, dopo decenni (secoli?), finalmente sta conquistando la propria dignità pubblica, senza più vergognarsi di essere considerati sporchi relativisti dai cattolici e volgari reazionari dalle menti liberal. </p>

Ratzinger, al contrario di quello che succedeva nei precedenti pontificati, ha portato alla ribalta questo concetto nella recente assemblea di Verona dove ha detto chiaramente che il rischio 'di staccarsi dalle radici cristiane' e quindi occidentali, non è una preoccupazione percepita soltanto dai cattolici, ma sempre più spesso anche da 'molti e importanti uomini di cultura, anche tra coloro che non condividono o almeno non praticano la nostra fede'.
La possibilità per i laici di 'dirsi cristiani' è stata sostenuta recentemente anche sulle colonne de Il Foglio da Giuliano Ferrara (che insieme a Marcello Pera fa parte di questa bistrattata categoria) in aperta polemica col cardinale Tettamanzi che a sua volta ha dichiarato come sia 'meglio essere cristiani senza dirlo, che proclamarlo senza esserlo'. Escludendo di fatto il ruolo di interlocutori e alleati in difesa della civiltà cristiana, come invece aveva dato ad intendere Benedetto XVI.

Gli atei devoti rappresentano oggi non soltanto una risorsa ma forse una delle carte più forti che la Chiesa e l'Occidente possono mettere in campo in difesa dei propri valori. Prosegue Veneziani: 'Credo che si stia scorgendo qualcosa di diverso: l'esigenza di una religione civile, ovvero di una cultura civica che tenga conto della nostra tradizione cristiana (…) Una religione civile non è l'ingerenza dei preti nella vita politica, ma è il bisogno di ogni comunità di sentirsi parte di una civiltà, di condividere un insieme di valori e di pratiche, di costumi e di tradizioni. (…) Gli atei devoti ci sono sempre stati nella storia: guerrieri, imperatori, persino briganti. Gente che non credeva in Dio ma in fondo agiva in difesa della fede e della Chiesa. Con una battuta si potrebbe dire che gli atei devoti non credono in Dio ma sono convinti che Dio creda in loro, perchè sono piuttosto egocentrici, a cominciare dalla buonanima gurriera di Oriana Fallaci'. Che, guarda caso, non lascia i suoi libri ai laici ma li affida all'Università Lateranense.

E' questo esercito di guerrieri che manca al nostro mondo e alla nostra Europa, troppo presa dalla burocrazia imbelle e dai sui parametri economici per rendersi conto del perpetrarsi del quotidiano oltraggio al proprio passato e alla propria identità. E la Chiesa non si salva in questo quadro: le sue molte correnti, in aperto conflitto tra loro, partoriscono situazioni paradossali, come quella del prete di Treviso che si fa portavoce dell'esigenza di uno spazio per la locale comunità musulmana desiderosa di degni festeggiamenti per la fine del ramadan. Esigenza prontamente raccolta dallo sconcertante Benetton che mette a disposizione dei figli di Allah un intero palasport. Il tutto mentre un sempre più conciliante Ratzinger ammorbidisce i toni di Ratisbona e saluta i musulmani alla fine del loro mese sacro.

In questo quadro desolante, la gioventù cattolica, grazie anche all'eredità di Wojtyla, si ritrova tanto forte numericamente quanto povera idealmente; brava a cantare, ottima a fare casino nei prati, in forma per lunghe passeggiate nei boschi e maestra nel predicare un'insulsa pace verso chi ci odia. Ma miseramente incapace di lottare per i valori dell'identità occidentale.
Ecco allora che gli 'atei devoti' diventano una delle ultime frecce a disposizione della Chiesa. Ecco perchè Benedetto XVI 'li considera interlocutori e alleati nella difesa della civiltà cristiana'. Quando non ci sono più truppe si chiama i riservisti. Peccato che in tutti questi anni si sia guardato un po' troppo dall'alto in basso queste persone, le prime a fare l'interesse del nostro mondo ma le prime ad essere tacciate di infamia.

Ma qualcosa si sta muovendo: 'E' l'effetto Verona dove Prodi è stato fischiato e Berlusconi osannato'.
Stavolta non c'entrano i fantasmi di un 'partito di mezzo' alla Harry Potter-Follini: gli atei devoti 'Teocon' o solo 'Con' che siano, una collocazione ce l'hanno già ed è a destra, in un'area che ambisce al partito unico ed ha già la sua religione nella Right Nation.
Conclude Veneziani: 'A volte il loro Dio è troppo a stelle e strisce e la loro difesa della civiltà cristiana coincide con la difesa della civiltà dei consumi, i loro santi più che in paradiso stanno all'ipermercato. Ma di fronte ai barbari di fuori e agli incivili di ritorno di dentro, anche gli atei devoti possono dare una mano all'Europa per ritrovare la propria anima e la propria dignità'.
Qualcuno per favore mi stampi questo concetto su una maglietta.

D.M.