Ungheria, 50 anni dopo

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<p>23 Ottobre, cinquantesimo anniversario della Rivolta d'Ungheria: la mia mente si dischiude alla memoria di quei terribili fatti.
Fra l'indifferenza del mondo intero e l'impotenza americana, sui territori di influenza sovietica il terribile massacro ungherese si consumo per le strade di Budapest.

<p> </br><p>Non è sempre facile ricordare avvenimenti storici come questo. E quando accade lo facciamo con la consapevolezza di parlare di momenti carichi di tensione e dolore, ma allo stesso tempo, di momenti senza i quali il mondo, e in particolare la nostra Europa, non sarebbe quella che è adesso.
Dobbiamo essere grati alla recente storiografia per aver riportato alla luce delle pagine spesso taciute dai libri di testo durante gli anni della nostra formazione, contribuendo a formare il nostro senso critico, a risvegliare la nostra coscienza. Libri censurati dalla mano rossa del potere, criptati e spogliati di quelle pagine di terrore e repressione.
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23 Ottobre, cinquantesimo anniversario della Rivolta d'Ungheria: la mia mente si dischiude alla memoria di quei terribili fatti, quando i carri armati sovietici soffocarono nel sangue le prime disperate richieste di libertà del popolo ungherese. Era il 1956, l'Europa Occidentale stava attraversando un periodo di sviluppo e di ripresa, ma per i paesi del Patto di Varsavia, la libertà rappresentava ancora una vaga chimera. Ovunque s'intravedesse uno spiraglio di libertà, un germoglio di speranza, il gigantesco leviathano sovietico con i suoi terribili tentacoli rossi accorreva di nuovo per distruggere e soffocare ogni cosa. Fra l'indifferenza del mondo intero e l'impotenza americana sui territori di influenza sovietica,il terribile massacro ungherese si consumo per le strade di Budapest.
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<p> Nei giorni che vanno dal 23 Ottobre fino al 10 Novembre, 25.000 ungheresi fra civili e militari di entrambi gli schieramenti morirono in nome della libertà. Solo il ricordo e la testimonianza possono restituire a questi martiri la dignità troppo a lungo negata, attribuendo loro il posto d'onore che meritano nel grande libro della storia, siano essi ebrei, cattolici, contadini, borghesi, di destra o di sinistra o solo semplicemente 'uomini'. Per gridare al mondo che il male non è nè di destra, nè di sinistra, ma ha un solo colore, quello rosso del sangue. Per gridare in faccia a quella moltitudine di stolti, a quella marmaglia di 'pecoroni'senza cervello, che se vanno in giro a sventolare la bandiera rossa con la falce ed il martello che le loro mani non sono meno sporche di sangue come quelle di un seguace della Germania nazista.
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Ma dove erano loro quando questa gente moriva per le strade? Quando la libertà e la giustizia, le due parole con cui si riempiono tanto la bocca venivano umiliate e calpestate? Molti di loro non erano nemmeno nati, altri vivevano nell'omertà, nel vile servilismo, pronunciando parole di bieca obbedienza alla grande madre Russia e al suo totalitarismo cannibale.
I più autorevoli esponenti dell'allora Partito Comunista Italiano, condannarono in massa la rivolta ungherese con spietate parole di ghiaccio. Palmiro Togliatti disse: “È mia opinione che una protesta contro l’Unione Sovietica avrebbe dovuto farsi se essa non fosse intervenuta, nel nome della solidarietà che deve unire nella difesa della civiltà tutti i popoli”.
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A Pietro Ingrao, che era andato a trovarlo subito dopo l’invasione per confidargli il suo turbamento, riferendogli di non avere dormito la notte, risponderà: “Io invece ho bevuto un bicchiere di vino in più'. Giorgio Napoletano, attuale Presidente della Repubblica Italiana, (nel 1956 responsabile della commissione meridionale del Comitato Centrale del PCI) condanno come controrivoluzionari gli insorti ungheresi, su L’Unità si arrivo persino a definire gli operai insorti “teppisti” e “spregevoli provocatori” giustificando l’intervento delle truppe sovietiche sostenendo invece che si trattasse di un elemento di “stabilizzazione internazionale” e di un “contributo alla pace nel mondo'.
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Luigi Longo, sostenne, invece, sostenne la tesi della rivolta di stampo fascista: “L’esercito sovietico è intervenuto in Ungheria allo scopo di ristabilire l’ordine turbato dal movimento rivoluzionario che aveva lo scopo di distruggere e annullare le conquiste dei lavoratori…”. Parole crudeli, che grondano di codardia e strisciante servilismo, parole che questi signori si rimangeranno solamente dopo cinquant'anni, dopo che la grande bestia rossa sovietica è stata spazzata via dalla dolce brezza della democrazia occidentale, lasciando per sempre impresse nella storia e nelle coscienze tre semplici parole: 'comunismo, male assoluto'.
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Concludendo, voglio rendere omaggio ai caduti ungheresi, citando le splendide parole che il Presidente Kennedy ,pronuncio nel primo anniversario della rivoluzione ungherese: 'October 23, 1956, is a day that will live forever in the annals of free men and nations. It was a day of courage, conscience and triumph. No other day since history began has shown more clearly the eternal unquenchability of man’s desire to be free, whatever the odds against success, whatever the sacrifice required'.
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Serena Mannelli </p>