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Morales, il presidente 'cocalero' spacca la Bolivia


Nel quadro sempre più preoccupante del continente sudamericano, nel quale stiamo assistendo ad una decisa virata a sinistra della gran parte degli stati, la Bolivia rappresenta uno dei casi più estremi e preoccupanti. Non è un caso che Evo Morales, Presidente ed ex sindacalista dei 'cocaleros', i coltivatori di coca boliviani, sia il più fedele alleato di Chavez e Castro.
Morales ha dato inizio in questi mesi alla sua personale rivoluzione all'insegna delle nostalgie indios, della nazionalizzazione delle risorse e, ovviamente, della difesa delle piantagioni di coca.
Per portare a termine i propri progetti ha pero bisogno di quella riforma sostanziale della carta costituzionale recentemente avviata dall'assemblea costituente la cui maggioranza è detenuta proprio dal suo partito, il 'Movimento Al Socialismo' (MAS).

Nel maggio 2006 Morales ha nazionalizzato gli idrocarburi e rinegoziato tutti i contratti con le società straniere presenti nel paese, dimenticandosi pero come quest'ultime siano fondamentali per l'estrazione e la commercializzazione del gas: senza le loro strutture le risorse della povera Bolivia non servirebbero a niente. Tuttavia il Presidente difensore dei popoli andini non si è fermato qui: il provvedimento che fa più discutere è infatti quello della ridistribuzione di 20 mila ettari di terreni agli indigeni e alle comunità native. Le comunità civiche di Santa Cruz (le regioni più industrializzate e moderne) per tutta risposta hanno minacciato di indire un referendum contro la riforma costituzionale.

Due intere regioni sono ad oggi in rivolta contro il provvedimento, peraltro già bocciata dal senato dove le forze d'opposizione detengono la maggioranza. Morales per tutta risposta ha dichiarato che le riforme passeranno anche 'con la forza' se il senato dovesse continuare a fare ostruzione. I proprietari terrieri delle province hanno minacciato a loro volta che bloccheranno i commerci con il resto del paese se questo dovesse accadere. Ma Morales, sordo ad ogni obiezione, a chi gli faceva notare che ci si trovava dinanzi ad una palese violazione della proprietà di molti ha risposto di credere 'solo nella forza del popolo, vero motore della storia del proprio paese' (!).

La già delicata situazione boliviana, stretta tra spiragli di sviluppo e commerci illeciti, non ha certo trovato una soluzione seria con l'elezione alla presidenza di Evo Morales.
Quello della Bolivia è un popolo spaccato, che l'amministrazione dell'ex 'cocalero' rischia di dividere ancora di più: la manifestazione indetta dal Presidente sta richiamando a Santa Cruz le comunità andine, che beneficerebbero del provvedimento, le quali tuttavia, sia a livello etnico, che culturale ed economico rappresentano un altro paese rispetto agli abitanti della città.

L'attuale governo socialista sta esasperando un conflitto sociale che rischia di ritardare le riforme strutturali necessarie alla Bolivia per ripartire, riforme che non possono necessariamente passare per una politica di redistribuzione a tavolino della ricchezza. Nè certamente dagli slogan irresponsabili che piacciono tanto a Morales, fra tutti: 'No alla cocaina, sì alla coca'. Una rivendicazione della tradizione dei boliviani-masticatori delle foglie di questa pianta e delle sue presunte proprietà terapeutiche. E un'anticipazione della ormai prossima legalizzazione della sua produzione industriale.

D.M.

Fonti: news.bbc.co.uk