La retorica statalista e noi che ne abbiamo le palle piene

<img src=”/images/articoli/laretorica.jpg” align=left>
Napolitano sa ripetere solo: unità nazionale e ripudio della guerra. Concetti con i quali si cerca di tenere buoni gli italiani che ne hanno le palle piene.
Palle piene di Stato, Tasse, Equità sociale, Solidarietà sociale e altre parole d’ordine utilizzate ad arte per spennare i soliti noti ed elargire ad altrettanti soliti noti.
Checchè ne dicano comunisti, socialisti di destra e progressisti radical-chic la secessione non è affatto antistorica, è stata troppo spesso e da molti (compreso chi scrive) sbeffeggiata come un’idea irrealizzabile proposta da un burbero signore venuto dal Nord. Ma ci sbagliavamo alla grande.

<p><p>Rivolgiamo una preghiera alle autorità italiane: non infliggeteci i fiumi di retorica come avete fatto negli ultimi giorni. Gli italiani non ne possono più!
Il 4 novembre, giornata dell’Unità d’Italia e Festa delle Forze Armate, abbiamo assistito alle parole retoriche del Presidente Napolitano: 'L’unità nazionale è un bene prezioso e imperativo e va preservata dall’insidia di antistorici conati di secessione'. Parlando della missione in Libano ha asserito che l’ operazione ha preso il via grazie alla 'lungimirante impostazione dell’articolo 11 della Costituzione'.
<p>

Avete capito bene, grazie alla grande capacità dei costituenti siamo potuti intervenire in Libano. Stranamente, Napolitano fa riferimento all’articolo della Costituzione tirandolo in ballo ogni tre per due, mentre negli scorsi cinque anni, da parte della sinistra anti-americana, ogni volta che il governo Berlusconi si apprestava a partecipare a missioni di pace all’estero si alzavano barricate sulla presunta violazione di questo articolo 11 della Costituzione.
Ora, invece, sappiamo che proprio grazie a questa disposizione costituzionale ci è permesso intervenire militarmente fuori dai confini nazionali!
Probabilmente si tratta di uno dei miracoli della sinistra al governo?
<p>
<p> Retorica, dicevamo. Quella sull’Unità nazionale e sul processo unitario è delle più stucchevoli. Precisando che, nonostante gli insegnamenti subìti durante gli anni della scuola di regime, l’unità d’Italia è stata voluta, perseguita e guidata da una elitè, una minoranza di persone 'colte' con in mano il potere e non certo reclamata dalla popolazione (stendiamo un velo pietoso sui 'plebisciti' che sancirono l’ unione…), definire il perseguimento della libertà 'radicale' tramite strumenti democratici, la secessione, (o quanto meno, la volontà di un federalismo vero) come 'antistorici' non solo è sbagliato, ma è anche ingannevole.
<p>

D’altra parte, non si poteva sperare in qualcosa di diverso. Napolitano, comunista sempre fedele e allineato alla nomenklatura del Pci e del Pcus, è uomo del secolo passato e esponente di spicco di quel ' Sistema Retorico' con il quale si cerca di tenere buoni gli italiani che ne hanno le palle piene.
Palle piene di Stato, Tasse, Equità sociale, Solidarietà sociale e altre parole d’ordine utilizzate ad arte per spennare i soliti noti ed elargire ad altrettanti soliti noti.
Ancora una volta ribadiamo: è più egoista chi sgancia tasse da una vita e, ad un certo punto si scoccia e protesta (peraltro in assenza di risultati, nemmeno minimi!) o chi prende perennemente, senza mai ricambiare, ma anzi si sgola nel chiedere e rivendicare di più?
<p>

La secessione non è affatto antistorica, è stata troppo spesso e da molti (compreso chi scrive) sbeffeggiata come un’idea irrealizzabile proposta da un burbero signore venuto dal Nord. Ci sbagliavamo alla grande. Alla luce della situazione dello stato italiano, della sua condizione di malato sclerotico e terminale (ultima: tabaccaio reagisce alla rapina e uccide il delinquente, tabaccaio accusato di omicidio colposo!), alla luce del comportamento di larga parte dei cittadini (per non parlare dei politici!), la secessione è un’arma importante.
Checchè ne dicano comunisti, socialisti di destra e progressisti radical-chic del secolo scorso.

J.Landi</p>