Il lato oscuro della penisola coreana

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Un esercito di un milione e duecento mila uomini molti dei quali già schierati alla frontiera, un arsenale di armi chimiche e biologiche da incubo, un rapporto sud-coreano che afferma che il regime di Kim avrebbe estratto 50 chili di plutonio.
Gli USA fanno bene a preoccuparsi e per ora schierano i Patriot e costruiscono hangar di cemento armato e barriere di protezione nelle basi di Osan e Kunsan, a sud di Seoul, fortificate come quelle in Iraq.
Ma c’è chi dice che sia tutto un bluff. Per mascherare le difficoltà del regime.

Non c'è pace nella Rok! (si pronuncia rock, ossia roccia), la sigla in gergo militare della "Repubblica Popolare Democratica di Corea".
Kim il Sung, predecessore dell'attuale dittatore, era non era solo un losco tiranno stalinista, ma anche un popolare leader guerrigliero antigiapponese, lo possiamo paragonare sullo stesso stampo di Enver Hoxha, colui che incito il popolo albanese nella rivolta contro i nazisti.
L'arrivo al potere di Kim Jong-il è stato agevolato da un legame che suo padre è riuscito ad inculcare nella mente dei nord-coreani: la prima dinastia comunista del mondo troverebbe giustificazione in una presunta continuazione della dinastia Choson, dominatrice indiscussa della penisola coreana per circa cinquecento anni a partire dal XIV° secolo.


Oggi sembra che la Corea del Nord sia ormai decisa a sfidare il mondo: a luglio un lancio di missili, ora un test nucleare, prossimamente cosa? E' pur vero che dopo la caduta dell'Urss servono sempre nuovi nemici per gli Stati Uniti ma Iraq, Iran e Corea del Nord sembrano proprio fatti apposta.
Nella penisola coreana la guerra fredda non è mai finita, pensate che se gli Stati Uniti sono al quarto anno in Iraq, in Corea sono ormai 56anni che sono sul piede di guerra.

Un rapporto preparato dal ministero della Difesa sud-coreano, reso noto recentemente da Song Young-sun, un parlamentare del principale partito di opposizione nella Corea del Sud, afferma che la Corea del Nord avrebbe estratto fino a 50 chili di plutonio, presumibilmente utilizzato per la costruzione di bombe atomiche e nello stesso tempo starebbe anche sviluppando una testata nucleare a basso potenziale, che puo essere montata sui missili balistici. E gli Stati Uniti lo sanno bene: basti guardare le batterie di missili Patriot, gli hangar di cemento armato e le barriere di protezione nelle basi aeronautiche americane a Osan e Kunsan, a sud di Seoul, fortificate come quelle in Iraq. Senza contare l'esercito nordcoreano composto da oltre un milione e duecentomila uomini, ultimamente dislocati soprattutto lungo la frontiera sud-coreana. Vogliamo metterci anche centomila soldati delle unità speciali ben addestrati e un arsenale di armi chimiche e biologiche, senza trascurare riserve di antrace, colera e peste? Sicuramente sarà il prossimo incubo militare dell'esercito americano.

E' successo più volte che gli Stati Uniti non capissero la gravità dei conflitti etnico-storici. Con la Corea del Nord ci auguriamo che non commettano lo stesso errore. Nel mondo ci sono nove potenze nucleari, i rischi di proliferazione e di trasmissione di tecnologie devastanti ai terroristi sicuramente aumenteranno. Ci chiediamo adesso: gli altri candidati all'atomica, dopo le provocazioni nordcoreane, saranno incoraggiati adesso a continuare i loro programmi? E infine: la smania di Kim Jong-il di dimostrare la propria potenza puo essere un segnale di debolezza del regime e di un collasso definitivo, economico e politico, tutt'altro che lontano?

"La Segretissima Investigazioni" di Roma </p>