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la Georgia in Europa? Molto più di un'idea

Nell’aerea del Mar Caspio gli equilibri sono talmente precari da rendere sufficiente un bicchiere di vino per far saltare tutto. Dal marzo del 2006 la Russia vieta le importazioni del buon rosso georgiano con la scusa che la gustosa bevanda, apprezzata perfino dalla Regina Elisabetta II, sia in realtà contaminata da pesticidi e metalli pesanti.

Moldova e Georgia, in epoca sovietica, erano considerati i "vigneti dell'Urss" e, una volta arrivata l'indipendenza nel 1991 le rotte dei commerci commerci georgiani non cambiarono: l'80% dell'export di vino rimase verso la Russia, almeno fino al decreto che ne ha recentemente vietato l'importazione riducendo la crescita del Pil del paese a meno dell'1%.

In realtà, dietro il boicotaggio ci sono ragioni politiche ben pesanti: la piccola Svizzera del Caucaso è stata punita per la sua svolta filoccidentale che ebbe inizio nel 2003 con la rivoluzione delle rose, ultima rivoluzione europea che porto alla caduta del presidente del paese, il vecchio ex-ministro degli esteri sovietico Eduard Shevardnadze. Quei moti di piazza, che cambiarono la classe dirigente regalando al paese un nuovo vento di speranza per un futuro libero e democratico, vennero visti da Mosca come un affronto intollerabile.

Ma non è solo il vino a surriscaldare gli animi nel Caucaso: le relazioni con Mosca si sono deteriorate soprattutto a causa della questione politica delle repubbliche separatiste dell'Ossezia del Sud e dell'Abkhazia, appoggiate da Putin, il quale ha inviato in quelle regioni truppe in difesa dei precari governi locali legittimati da un fantomatico referendum, risalente al Novembre 2006, durante il quale il 99% degli abitanti dell'Ossezia del Sud si sarebbero pronunciati per un ritorno tra le braccia di mamma Russia. La validità del referendum non venne riconosciuta da alcuno stato della comunità internazionale, tranne che dalla Russia.

Adesso il giovane Presidente Mikhail Saakashvili, 38 anni e laurea negli Usa, è determinato ad andare avanti e dopo la richiesta d'adesione alla Nato è pronta quella all'Unione Europea, con interessanti risolvolti geopolitici: la piccola Georgia, 5 milioni di abitanti e acerrima nemica della Russia di Putin che tiene in scacco mezzo vecchio continente con il ricatto del Gas, avrebbe una dote molto importante da portare a Bruxelles: gas non russo proveniente dal Mar Caspio in abbondanza che arriverebbe diretto con i gasdotti che attraversano la piccola repubblica del Caucaso.

Per un'Europa sempre più latitante dalo scenario internazionale, incoraggiare l'entrata della Georgia, rappresenterebbe non solo una bella rivincita contro l'arroganza del Cremlino ma anche un appoggio ad uno stato sinceramente filoccidentale che ha fatto della democrazia e della libertà la base di partenza per il suo nuovo futuro. Non dimenticando dell'importanta politica, strategica e simbolica che essa occupa attualmente nello scacchiere euro-asiatico. Una scelta di campo precisa per il vecchio continente, che si tradurrebbe in un messaggio finalmente forte e chiaro verso tutti i nemici dell'Occidente, esterni e interni.

D.M.