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I LIBERTARI A TEATRO. E LE TASSE DIVENTANO UNO SHOW


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Che bello arrivare fino a Treviglio per rivedere tanti amici e tanto calore attorno al Movimento Libertario che, grazie all'intuito e alla forza di volontà del suo fondatore Leonardo Facco, sta comunicando (molto bene!) sia se stesso che le sue battaglie. Grazie ad internet, alle pubblicazioni, ai libri e, adesso, anche grazie ad un cd di canzoni inedite "a tema" intitolato "Qualcuno è Libertario" e a questo spettacolo che ci auguriamo possa essere replicato in giro per l'Italia, per svegliare sempre più persone dal torpore e dal matrix

collettivo in cui lo Stato tiene i propri cittadini-sudditi. Che anno è oggi? Siamo proprio sicuri che non siamo dentro "1984" di George Orwell? Chiede al pubblico Facco in apertura.

 

Nella sala aleggia l'immagine del volto di TPS (Tommaso Padoa Schioppa) indimenticato (ahinoi!) Ministro dell'Economia del Governo Prodi che ebbe a dire che "Le Tasse sono bellissime". Lo

spettacolo è "dedicato" a questa infelice uscita e a tutti gli altri azzardi lessicali della neolingua politichese, per cui le parole vengono private del loro vero significato. Quello di restituire l'autentico significato alle parole diventa così uno degli obiettivi di questo spettacolo: le tasse - solo per fare un esempio - sono quindi "imposte" e derivano dal verbo "imporre" (e, ovviamente, si impone sempre contro la volontà).

 

 

 

Le due ore di spettacolo passano veloci, grazie ad una struttura semplice ma efficace, che alterna le riflessioni di Facco, ispirate dal suo ultimo libro "Elogio dell'evasore fiscale", alle gag dell'ottimo Massimo Pongolini (in arte Pongo), eclettico e tascinante cabarettista, attore,

cantante e chi più ne ha più ne metta. Una formula, insomma, che può essere adattissima ed efficace per comunicare concetti - spesso difficili - ad un vasto pubblico formato anche da chi è a digiuno di Rothbard o di Any Rand.

Tutti i monologhi di Facco sono all'insegna del buon senso: come quello del proverbio che dice "Piove governo ladro", ricordandoci che l'ineluttabilità di un fenomeno naturale (la pioggia) è pari all'inevitabile "vocazione" a rubare dei governi.

 

Come diceva più o meno dieci anni fa l'attuale Ministro dell'Economia Giulio Tremonti scrivendo "Lo Stato Criminogeno", un libro che Facco mostra al pubblico per far capire come nel nostro paese si possono dire le cose per poi ridire l'esatto contrario, il tutto senza battere ciglio.

Si passa a citare (e cantare!) il brano dei Beatles "Taxman": "Se guidate una macchina, tasserò la strada; se provate a sedervi, tasserò il vostro sedile; se avete troppo freddo, tasserò il calore; se fate una passeggiata, tasserò i vostri piedi".

 

Si sfatano i miti: meno tasse uguale meno servizi? Non è vero: il Premio Nobel Ronald Coase provò che "I servizi e i prodotti che oggi vengono dati dallo Stato possono tranquillamente essere forniti in un sistema di libero mercato da tanti soggetti privati in concorrenza tra loro a prezzi minori e qualità superiore".

Si prosegue citando la curva di Laffer che ci dice che le tasse più basse fanno diventare "meno conveniente" evaderle, dimostrando che le tasse alte sono controproducenti... perfino per lo Stato stesso!

 

Lo spettacolo diventa attualità, quando Pongo indossa le vesti di un divertente commissario di polizia e interroga Giorgio Fidenato, l'imprenditore di Pordenone che sta portando avanti la battaglia contro il Sostituto d'Imposta, la norma che rende gli imprenditori degli schiavi al servizio dello Stato. La platea dedica una vera e propria ovazione al suo coraggio e alla sua tenacia. Scommettiamo che in molti, durante quell'applauso, stavano pensando che questa iniziativa può essere davvero l'inizio di quella rivoluzione pacifica citata tra le righe, per tutto lo spettacolo. Dopotutto, ci ricorda Facco, l'Impero Romano non è caduto per la discesa di quattro barbari ma perchè soffocato dalle imposte e da una classe

dirigente corrotta e costosa.

 

D.M.