Ditemi dov'è il male dell'indifferenza

Un nostro caro amico, Claudio Galardini, ci spedisce questa bella riflessione (bella davvero Gala, lo vedi che i complimenti che ti faccio sono meritati?) sulla tristezza nel vedere tanti nostri coetanei e amici perdersi nella tossicodipendenza e nell’alcool, vederli con i propri occhi distruggere se stessi, e provare per tutto questo una rabbia talmente grande da sfociare in lucida indifferenza.
Ecco l’intera lettera. Senza tagli:
<p> “Inizio con un affettuoso saluto al mio carissimo amico D.M., che nonostante tutto ammiro per gli sforzi da lui compiuti per farmi abiurare la mia fede “di centro-sinistra” senza tuttavia riuscirci (e, per la verità, non ha speranze).
Spero tu legga, caro Mazza, questo piccolo articolo che mi hai spinto a scrivere, spero che ti piaccia, e spero di essere all’altezza dei complimenti che sempre mi fai.
Scrivo per esprimere una rabbia che sento nel cuore da ormai troppo tempo. Una rabbia forse peggiore delle sue stesse cause, ma incontrollabile, ahimè.”

Mi sono sentito dire nella vita che l'Indifferenza è il peggiore dei mali. Peggiore dei peccati che vengono commessi, a volte. Posso crederlo...
Mi hanno detto che l'Indifferenza fa paura, e fa più male di un rimprovero o un insulto. Posso credere anche questo.
Mi chiedo, e chiedo a voi, fin dove è possibile riuscire a dominare questa vera e propria voglia di Indifferenza che ci prende quando siamo arrabbiati, o delusi, o frustrati?
Non mi stanchero mai di sentire giustificazioni e pentimenti. Non smettero mai di capire e comprendere gli errori dei miei amici.
Io e molti di voi, ne sono sicuro, viviamo per fortuna delle vite piene di soddisfazioni, piene di persone che ci rendono felici o meno, ma che in ogni caso ci forgiano per quelli che siamo e diventiamo.
Perseguo le cose belle, le amicizie da sempre: le cose più difficili e rare del mondo. In me pero alberga la paura di vivere in una realtà atroce. Ci sforziamo di esistere nella realtà che la natura ci ha dato, e per far questo ci dotiamo di regole e virtù personali positive (tra cui, lo ammetto, posso ritrovare i precetti della vostra UT).
Ora, finalmente, ho capito che intorno a me ho persone che apprezzo, stimo, non tanto per le idee politiche o culturale che perseguono (vero C.Zecchi?), ma per la naturale e spontanea bontà d'animo che avverto insieme a loro.
Ma, e questo è il mio grido, intorno a noi esistono persone ottuse, ipocrite e persino "cattive". Pur vivendoci consapevolmente a contatto per anni e anni, oggi la mia pazienza si è chiusa.
Ho scoperto da fonti certe che moltissime persone che conosco (o credevo di conoscere) si stanno sgretolando davanti ai miei occhi. Pasticche, marijuana e alcool. Non nel modo che si racconta ai bambini, ma con un sistema deliberato e ciclico che va avanti ormai da anni. In questa piccola realtà appenninica (che non nomino) le istituzioni e le forze dell'ordine sono impotenti, e i pochi giovani che si salvano (e tra questi i miei compagni di vita) si vedono scavalcare psicologicamente dalla furia e dalla arroganza di questi ragazzi, spesso appena 17enni, che credono di avere in mano il mondo.
E' di pochi mesi fa la notizia apparsa sul "Resto del Carlino" di due ragazze salvate dall'overdose proprio in questo piccolo paesino. Per entrambe era la seconda volta, e una addirittura era reduce da un coma.
Sembra un ambientazione eccessiva, da tregenda, da far-west, irreale. Crederete che io esageri. Vorrei, ma questi sono fatti ormai consolidati dai miei occhi.
Il mio animo e il mio cuore stanno esplodendo di fronte a queste cose, a queste persone e ai loro atteggiamenti.
Sento un sentimento di indifferenza nei loro confronti che mi porta a credere di poter sopportare senza lacrime una loro brutta fine.
Sento che il giorno che uno di questi ragazzi morirà appena ventenne, e purtroppo accadrà, io non riusciro a guardare in faccia i suoi genitori piangendo, ma mostrando un volto pieno di astio, di indofferenza, e di "ve l'avevo detto".
Questa indifferenza appartiene solo a me o è un male comune che ci sta piano piano logorando il cuore? E, soprattutto, possiamo ancora considerarla sempre e comunque un male? Io, oggi, non lo so più.
Sperando in una risposta, vi ringrazio.

Claudio Galardini </p>