Cappuccetto Rosso e gli insoliti sospetti

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<p> VOTO: 8
<p>Sulla scia dei cartoni che dissacrano celebri film (e celebri favole), Cappuccetto Rosso e gli Insoliti Sospetti rappresenta un’autentica perla.
Tra le innumerevoli gag, qualche spunto di riflessione, tutt’altro che banale.
Prima regola del bosco: chi fa paura non sempre è il cattivo.

<p> </bR> </br><p>Cappuccetto Rosso entra gioisa con tanto di panierino da pic nic nella casa della nonna, ma qualcosa proprio non va: al posto della dolce vecchietta, nel letto c’è una strana creatura. Cappuccetto mangia la foglia e in quel momento dall’armadio esce la nonna legata come un salame e dalla finestra irrompe uno psicopatico taglialegna che brandisce un’accetta.
La storia si interrompe, arriva la polizia (la rana è il detective e i tre porcellini gli agenti) e iniziano gli interrogatori.
Proprio come nel film “I Soliti Sospetti”, l’intreccio della trama vede la ricostruzione della versione dei fatti, da parte di ciascun protagonista della storia. Tutti hanno la propria versione, ma nessuno sembra il colpevole. Chi sta dunque rubando le ricette nel bosco? Cosa c’è dietro il “fattaccio” avvenuto nella casa della nonna?
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<p> Sulla scia dei cartoni che dissacrano celebri film (e celebri favole), “Cappuccetto Rosso e gli Insoliti Sospetti” si distingue da tutto il filone della nuova animazione, rappresentando un’autentica perla.
La produzione, made in Manila con personale del luogo per risparmiare sui costi, non fa rimpiangere i kolossal stile Dreamworks e le risate sono assicurate più che mai.
I personaggi, magistralmente caratterizzati, si prestano ad essere ricordati anche molto tempo dopo la nostra uscita dalla sala: l’arroganza di Cappuccetto Rosso, i segreti della nonna, la demenzialità del taglialegna e di Mister Capra si prestano a tormentoni che, siamo certi, faranno di questo film quello che si merita di essere: un piccolo oggetto di culto.
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Tra le innumerevoli gag, qualche spunto di riflessione, tutt’altro che banale, parzialmente ripreso da “I Soliti Sospetti”, ma qui genialmente adattato all’intreccio del racconto.
Primo insegnamento del bosco: chi fa paura non sempre è il cattivo.
Secondo insegnamento del bosco: il “vissero tutti felici e contenti”, nella geniale conclusione, non è proclamato ufficialmente ma soltanto rimandato ad altri luoghi e ad altre avventure. Dopotutto, come ci ricorda la rana-detective, fuori c’è un tremendo bisogno di lieto fine.
<p> D.M.</p>