Calcio: oggi mi sento molto ingiusto

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<p>Pulizia e rinnovamento ci avevano detto: Guido Rossi, (ex cda e consulente dell'Inter) finisce a Telecom, sponsor della serie A e B..
Matarrese è nuovo presidente di lega: non un omonimo, è proprio lui: l'hanno riesumato.
<p> E poi tanti dubbi: chi era la mano armata di Moggi? Perchè telefonava ai designatori se poi non c'erano arbitri comprati? Ma soprattutto: quali partite avrebbero rubato le squadre penalizzate?
Su tutto l’ombra dello scandalo telecom e un massiccio supporto mediatico…

A un paio di mesi dalla conclusione del processo sportivo, che ha seguito lo scandalo calcistico più terrificante della storia di questo sport, credo sia giunto il momento per commentare con la dovuta obiettività quanto accaduto.
Le notizie di questi ultimi giorni fanno pensare che le sorprese sgradite non siano ancora terminate, ma, vista la situazione ancora tutta in divenire, credo sia ancora troppo presti per commenti seri. Tornando a calciopoli, credo che quanto detto allora non possa essere preso per rigoroso, ci vuole del tempo per uno juventino come me a metabolizzare la Juve in B o per altri, ad esempio per i tifosi viola, a farsi una ragione della Champions League sfumata e di una nuova, atipica rincorsa alla serie A. Ora con maggiore serenità e con un quadro più preciso di come stanno le cose, credo purtroppo, di non essere cattivo profeta sostenendo che così non si va da nessuna parte. Ma procediamo in maniera analitica.

Tutto è partito con le parole d'ordine 'pulizia' e 'rinnovamento', senza dubbio necessarie come l'aria al nostro mondo calcistico. Ecco, vediamo il rinnovamento: alla poltrona di commissario federale si era inchiodato il Professor Guido Rossi, ex di tutto, anche ex consigliere di amministrazione dell'Inter, nonchè suo consulente.
Ora io non voglio mettere in discussione le qualità professionali e morali di una persona che non conosco, ma insomma, anche un bambino capirebbe che era di assoluta necessità la scelta di un individuo calcisticamente 'vergine'.
Si è preferito invece andare a ripescare negli archivi piuttosto che rinnovare davvero.

Dopo tre mesi durante i quali ha messo a ferro e fuoco la nostra Serie A, con un colpo di scena degno dei film più appassionanti ha assunto l'incarico di presidente di Telecom, main sponsor delle Leghe di A e B e della Coppa Italia.
Tutto cio mentre si cominciavano a intravedere le prime avvisaglie di un altro scandalo, quello delle intercettazioni di Telecom appunto. Per concludere il suo numero circense, Rossi affermava tra l'imbarazzo generale che in tutto cio non c'era nessun conflitto d'interesse e che le regole le voleva riscrivere lui, come da programma iniziale.
Fortunatamente è poi stato condotto alla ragione, si è dimesso ed al suo posto è arrivato Luca Pancalli, volto nuovo e giovane, disabile ma nondimeno grande sportivo praticante; voglio sperare in bene.

Passiamo alla Lega, dove il conclamato rinnovamento, se possibile, si è tinto di vene comiche: ebbene dopo anni di conflitto di interessi con la presidenza Galliani, si è pensato che un personaggio esterno potesse essere più credibile e funzionale, un manager all'americana, si diceva. Tutto ad un tratto colpo di scena: il nuovo presidente di Lega è Matarrese, non un omonimo, è proprio lui, l'hanno riesumato.
Scusate l'ironia, ma cosa c'entra Matarrese con un manager all'americana? Sarebbe come partire per ingaggiare Mourinho e finire per prendere Oronzo Canà; è una scelta semplicemente inconcepibile, peraltro fatta dai presidenti delle società che molto spesso di professione sono fior di imprenditori.

Passiamo ora alla 'pulizia' che è stata fatta: il processo è stato una farsa, sull'altare della velocità del giudizio si è consumato un vero e proprio supplizio giuridico; peraltro è palese, anche per i non addetti ai lavori, che si sia cercato il famoso capro espiatorio, cosa sbagliata in ogni caso, ma che almeno poteva essere gestita in maniera più credibile.
Non si puo teorizzare per 2 mesi il funzionamento del sistema Moggi, condannare alla gogna mediatica, sportiva ed economica squadre importanti senza poi riuscire a fornire uno straccio di prova.

Mi piacerebbe tanto farmi spiegare dai giudici come funzionasse il diabolico marchingegno moggiano senza arbitri compiacenti, dal momento che a parte De Sanctis, tutti gli altri sono stati praticamente assolti; rimane quindi insoddisfatta una domanda: chi era la 'mano armata' di Moggi? Perchè telefonava ai designatori se poi non c'erano arbitri comprati? Ma soprattutto: quali partite ha rubato la Juventus per vedersi ritirare due scudetti, quali Fiorentina, Lazio o Milan?
A queste domande non ci sono risposte, ma solo accuse non provate, intercettazioni tanto oscene da sentire, quanto inutili in un processo serio.

I 'nuovi' vertici sono partiti sostenendo la necessità di rispettare le regole esistenti e di riscrivere quelle lacunose; ecco, spiegatemi dove sta il rispetto delle regole nel momento in cui uno scudetto viene riassegnato senza una precisa norma che lo prescriva.
Peraltro, se i casi passati fanno giurisprudenza c'era un solo caso analogo, risalente agli anni '20 e lo scudetto non era stato riassegnato. Insomma, invece che rispettare le regole si è preferito far tornare le cose usando l'escamotage di una commissione di saggi; perchè è vero che alle Olimpiadi la medaglia d'oro ritirata va al secondo, ma c'è una precisa norma che lo dice con tanto di termini di caduta in prescrizione; qui si continua ad andare ad occhio.

In tutto questo, inutile nasconderlo, hanno avuto un ruolo di primo piano i mass media e sopra tutti la più amata dagli italiani, la rosea Gazzetta. E' una mia opinione personale, ma dalla vicenda la credibilità di questo storico giornale esce a pezzi.
Mi dovrebbero spiegare, infatti, il motivo per cui sapevano sempre le cose prima degli altri: pubblicavano per primi le intercettazioni, titolavano in prima pagina con le sentenze quando ancora non si era nemmeno sciolta la camera di consiglio e soprattutto non hanno mai smesso di gettare benzina sul fuoco che divampava, non si sono mai concessi un articolo, una pagina che mettesse qualche dubbio al lettore, che facesse vedere le cose da un altro punto di vista.

Risultato: dopo anni di rito laico quotidiano, con profondo rammarico ho smesso di comprare la Gazzetta, troppo schiava o di qualcuno o della tiratura oppure ancora di entrambe le cose insieme.
Sono conscio del fatto che ho scritto un fiume di parole senza in realtà proporre soluzioni nuove ma semplicemente criticando quanto fatto finora, ma sotto questo aspetto penso e spero di rimediare in futuro.
Il messaggio che mi premeva far arrivare al lettore è che è il sistema calcistico italiano che non funziona, che calcisticamente siamo una repubblica delle banane.
Ora come ora, più che da Moggi o chicchessia mi sento preso in giro da chi ci ha fatto credere che togliendo lui si risolvevano i problemi, perchè il calcio, anche se è un gioco, non si risolleva con i discorsi infantili.

Damiano Agati