/ POLITICA E ATTUALITÀ, ARTICOLI, GOVERNO BERLUSCONI, ANTONIO MARTINO, DANIELE CAPEZZONE, ROBERTO CASTELLI, LEGA PDL, ESECUTIVO

ASSENTI NON GIUSTIFICATI

Serve coraggio per cambiare Ecco dunque il nuovo governo, scaturito dalla valanga di consensi ricevuti dal PdL e dalla Lega Nord. Per amore della verità dobbiamo dire che lo spettacolo dei giorni scorsi non è stato dei migliori, con i partiti oramai confluiti nel PdL e la Lega affannati per una spartizione di poltrone da manuale Cencelli di democristiana memoria. Passando sopra questo peccato che nemmeno Berlusconi è stato in grado di liquidare, la nostra delusione non è certo esaurita. Eccone i principali motivi.

Una compagine politica con una mole di consenso come il centrodestra e che si propone come fortemente innovatrice, deve avere il coraggio di far seguire le azioni alle parole. Stiamo parlando in questo caso del problema sicurezza e giustizia (problemi necessariamente legati). L'Italia ha bisogno di 'law & order', di legge e ordine. Vogliamo sicurezza e certezza che i delinquenti scontino le pene e siano tenuti lontano dalla gente perbene e in condizione di non nuocere. Ebbene, chi si propone di fare tutto cio, di mettere i pratica la 'tolleranza zero', non puo cincischiare nell'occupare una poltrona fondamentale in questo processo, quella di Ministro della Giustizia. Roberto Castelli è stato sicuramente un Ministro coraggioso, efficiente e deciso, ma non è riuscito a scalfire la casta della magistratura. Tutt'oggi sembra avere le idee chiarissime. Infatti commentando l'ennesimo episodio di criminalità e relativa malagiustizia, a domanda provocatoria ha riposto, in sostanza: le leggi ci sono già, sono i magistrati che non le applicano, bisogna cambiare la testa dei magistrati. Esatto. Bravo Castelli, Ministro subito diciamo noi! Invece è stato lasciato in panchina per una poltrona di peso al nord o per qualche veto (CSM? Magistratura democratica?).

La proposta di Castelli risponde al vero e al necessario. Finchè ci saranno magistrati che, nell'esercizio del proprio lavoro, saranno più preoccupati di venire incontro al delinquente (magari recidivo) piuttosto che preoccuparsi della sicurezza dell'onesto cittadino che paga per la giustizia, la situazione sarà difficile da cambiare, nonostante la creazione di nuove leggi (basta guardare come i magistrati sono riusciti a sterilizzare molti aspetti di rigore della legge Bossi-Fini). Qual'è la conseguenza di questo nostro ragionamento? La casella della Giustizia doveva essere ritenuta fondamentale dal centrodestra e, anzi , contesa. Non certo trattata come bollente e quindi da evitare, passando la palla da Pera (che nel 2001 aveva il programma già pronto per riformare il settore, poi venne dirottato al Senato) ad Alfano.

Altro motivo è la mancata presenza di una grande persona come Antonio Martino nella compagine di governo. Il Professor Martino è stato Ministro della Difesa nel precedente governo Berlusconi, comportandosi egregiamente. Anzi, non esitiamo a inserirlo tra i migliori ministri delle difesa della storia repubblicana, sia per cio che ha dimostrato sul campo che per la chiara idea politica che costituiva la 'stella polare' da seguire (leggi: deciso atlantismo, non solo con parole ma con fatti concreti). Inoltre Martino, voce isolata, si era chiaramente espresso prima delle elezioni in un'intervista riguardo alla politica estera da attuare: revisione della presenza militare italiana in Libano, cambiando le regole d'ingaggio e aumento delle truppe in Afghanistan per la lotta al terrorismo islamico innanzitutto.

Parole chiare (e criticate o ridimensionate anche da Berlusconi) di un uomo che non ha dimenticato, come in troppi hanno fatto in campagna elettorale, che l'Italia e l'Occidente sono in guerra contro il terrorismo islamico. Una guerra che si combatte sul campo soprattutto sui terreni afghani e iracheni. Martino l'ha ribadito e meritava di proseguire, secondo noi, il lavoro svolto a capo dei ragazzi in divisa. Altro illustre assente: Daniele Capezzone, quest'ultimo nemmeno candidato dal Pdl e, lasciato di fatto, fuori dalla politica. Un vero peccato, perchè le ottime idee economiche dell'ex radicale avrebbero fatto molto comodo ad una legislatura eccessivamente orfana (ahinoi) di autentici liberali. Ultimo punto, non certo per importanza, la contesa sulla poltrona del welfare, già dell'ottimo Bobo Maroni (che, tra l' altro, ci piace un sacco agli Interni). Stavolta una nota positiva: Sacconi ha una competenza mostruosa sui temi del lavoro e della previdenza, era sottosegretario allo stesso ministero con Maroni e conosce la materia come pochi. E' il candidato migliore per il ruolo. Per tutto il resto e per le cariche che verranno, dateci retta, inziate a lavorare e lasciate stare il Cencelli, ascoltate gli italiani che vi hanno, per l'ennesima volta, votato. La nostra pazienza non è eterna.

J.Landi