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Tumore all'utero: il vaccino è un bluff

Tutto nacque nel 1977, al centro di ricerca sul cancro di Heidelberg in Germania, dove un certo Harald zur Hausen propose un virus come agente responsabile del cancro alla cervice. Il papilloma virus umano (HPV), un virus non molto aggressivo che causa le verruche, gli sembrava avesse i requisiti giusti e basava questa sua convinzione sul fatto che le verruche sul collo dell'utero qualche volta degeneravano in veri e propri tumori.

A partire dagli anni 80 fu messa a punto una nuova tecnologia capace di scoprire piccoli frammenti di DNA di virus morti da tempo. Usando questa metodica zur Hausen trovo microscopici frammenti del DNA dell'HPV nelle cellule tumorali di alcune pazienti. Ben presto tutti sposarono la nuova teoria, senza fermarsi a considerare se non stessero commettendo lo stesso errore fatto con il virus dell'herpes in precedenza.

In effetti, da allora tutte le prove a favore dell'ipotesi dell'HPV sono tutte cadute. Quando zur Hausen e i suoi colleghi scoprirono che almeno metà della popolazione adulta americana e, di conseguenza, metà delle donne, era stata infettata dal virus, e che solo l'1 % della popolazione femminile sviluppa il cancro, cominciarono a rendersi conto della discrepanza. La credulità degli oncovirologi è stata messa a dura prova anche dal primo postulato di Koch, visto che almeno un terzo di tutte le donne affette da cancro alla cervice non sono mai state infettate dal virus. Il resto delle pazienti non sono state affatto infettate dallo stesso ceppo del papilloma virus, ma da una dozzina di ceppi differenti.

Un lasso di tempo incredibilmente lungo intercorre tra l'infezione virale (là dove c'è quest'infezione) e la comparsa del tumore. Chi contrae più facilmente l'HPV sono le donne più giovani e più attive sessualmente (si è calcolato che molte restano contagiate in media verso i vent'anni). Il cancro dell'utero colpisce invece le donne dai 40 ai 70 anni. Per sottrazione ne deriva uno 'strabiliante' periodo di latenza che va dai 40 ai 70 anni! Non solo: il virus non si riattiva quando compare il cancro e gli scienziati si limitano a supporre che esso abbia causato una sorta di mutazione necessaria ma non sufficiente 20-50 anni prima e che possa percio restare in letargo nel tessuto tumorale. Ma è una spiegazione che non regge per vari motivi.

Anzitutto, gli avanzi del virus provocano mutazioni completamente diverse, e irrilevanti, nel codice genetico di ciascun tumore. Inoltre, il cancro cervicale si sviluppa da una singola cellula, il che fa sorgere una domanda ovvia: perchè tutti gli altri milioni di cellule cervicali infette non degenerano in tumori?
La dinamica di sviluppo del cancro alla cervice semplicemente non si accorda con il comportamento dei virus. L'HPV provoca verruche in adulti giovani e sessualmente attivi. Queste piccole escrescenze di cellule lievemente anomale possono comparire e scomparire quasi nel giro di una notte e non sono maligne. Di norma, scompaiono spontaneamente, il sistema immunitario riconosce le proteine virali e fa piazza pulita della verruca e del virus che l'ha provocata.

Ma la maggioranza dei tumori, compreso quello della cervice, sono malattie di vecchia data, che si sviluppano lentamente nel corso degli anni. Il cancro della cervice si sviluppa da iperplasie benigne, intendendo con questo termine una crescita abnorme di tessuto cervicale all'origine pressochè normale. La maggior parte di queste iperplasie regrediscono e scompaiono, mentre alcune possono trasformarsi in displasie, cioè in crescite abnormi di cellule anomale.
Anche le displasie sono potenzialmente reversibili, ma di tanto in tanto possono dar luogo a una neoplasia, cioè ad un cancro. E una percentuale di questi tumori possono anche diventare maligni e diffondersi in tutto l'organismo.

La caratteristica peculiare della progressione tumorale è che è irregolare, imprevedibile e lenta, del tutto diversa dal rapido e costante sviluppo delle verruche. Cosa ancora più importante, il cancro non è mai soggetto a rigetto da parte dell'immunità antivirale, perchè nessuna proteina virale viene mai espressa nel tumore cervicale.
Mentre i virologi hanno speculato che il virus delle verruche potrebbe in qualche modo favorire la trasformazione delle cellule cervicali in cellule tumorali, puo darsi che sia vero il contrario: la crescita cellulare nelle displasie puo semplicemente favorire l'attivazione dei virus dei papillomi.

Il colpo di grazia a questa ipotesi virale lo dà il fatto che la stessa percentuale di uomini e donne soffrono di verruche genitali, eppure sono molto rari i cancri al pene per gli uomini. Un virus cancerogeno che puo infettare entrambi i sessi dovrebbe far ammalare di cancro entrambi i sessi nella stessa misura. Forse spiegazioni più plausibili risiedono in alcuni degli altri fattori di rischio del cancro della cervice: oltre all'invecchiamento, il fumo e l'uso prolungato di contraccettivi. La pillola anticoncezionale contiene ormoni sessuali steroidei molto potenti che sono i diretti responsabili della funzionalità dei tessuti cervicali e potrebbero spiegare la superficiale correlazione fra il rischio di cancro della cervice e numero di rapporti sessuali che una donna ha avuto. In ogni caso, il cancro della cervice non è contagioso.

Tuttavia, i cacciatori di virus continuano a propagandare l'ipotesi virale per il cancro al collo dell'utero, che oggi è la teoria più popolare della comunità scientifica.
La sperimentazione del vaccino contro l'HPV sta per partire: saranno vaccinate le ragazze undici-dodicenni. Bene, l'importante è che sappiano di non essere minimamente al sicuro dal rischio di ammalarsi di tumore al collo dell'utero, per tutti i motivi precedentemente analizzati. Soltanto una cosa è certa: le verruche, quelle ragazzine, non le avranno mai. Chi si accontenta…

Tommaso Rondelli