L'alzabandiera del Giappone. 60 anni dopo

<img src=”http://www.ultimathule.it/images/articoli/alzabandiera.jpg” align=left>
<p>E’ Shinzo Abe l’uomo nuovo del Sol Levante. 52 anni, liberaldemocratico (come Koizumi) e con grandi maestri reaganiani alle spalle. Che gli hanno insegnato l’anticomunismo e il patriottismo.
L’attende la sfida più difficile: rivedere la costituzione e fare del Giappone una grande potenza. Con un vuoto di valori da riempire e un piccolo imperatore da crescere.
<p>

Junichiro Koizumi aveva abituato i giapponesi ad una politica tranquilla, liberale al punto giusto, filoamericana. E' stato un premier-viveur, il buon Koizumi, e più volte si è fatto fotografare con i personaggi più in vista dello showbiz nipponico. Eclettico ed estroso politico-cantante (desto scalpore la pubblicazione di un disco inciso da lui), il leader fedele amico di Bush, Putin e Berlusconi lascia il campo a Shinzo Abe, 52enne rampante leader del partito liberaldemocratico che da pochi giorni è il nuovo primo ministro giapponese.
Nuovo governo, nuova linea politica. E' proprio il caso di dirlo, nonostante Koizumi e Abe militino nello stesso partito liberaldemocratico che dal 1945 la fa da padrone nel panorama politico nipponico.

Cosa cambierà realmente con Abe al potere? E' troppo presto per dirlo, ovviamente, ma le premesse lasciano presagire una sterzata verso destra per l'Impero del Sol Levante.
Il nuovo primo ministro è allievo di quel Yashuiro Nakasone che per decenni ha fatto il bello e il cattivo tempo in quel di Tokyo. Reaganiano convinto, anticomunista senza se e senza me, Nakasone promuove da sempre una politica 'orgogliosa' e un rinnovato sentimento patriottico che in Giappone è sopito da più di sessant'anni.

La rovinosa sconfitta durante la seconda guerra mondiale si fa sentire ancora oggi e la stessa Costituzione nipponica è figlia dell'imposizione delle Forze Alleate dopo il conflitto. E Abe tenterà, forse, di realizzare cio che neppure il suo maestro riuscì a fare negli anni '80. Il Giappone deve essere 'un paese cui spetta di diritto un posto tra le grandi potenze, libero dalle costrizioni postbelliche e fiero di un rinnovato patriottismo che è dote basilare dei grandi popoli'. Forse è per idee come queste che Abe è considerato da molti un ultraconservatore. Ma il nuovo primo ministro nipponico verrebbe etichettato come un 'falco' anche in Occidente? O la cattiva nomea che lo circonda è frutto dell'anomalia giapponese derivante dall'esito disastroso della seconda guerra mondiale?

La Costituzione, dicevamo, è frutto delle imposizioni di Washington e proprio la sua riforma è al centro dell'agenda politica di Abe. Al 'principe' della politica giapponese non piace l'impostazione pacifista che la carta costituzionale ha sempre imposto al Paese. La destra mal sopporta questi vincoli da decenni ma mai come in questo momento una riforma sembra alla portata del governo. Shinzo Abe è intenzionato a cambiare le cose, vuole che Tokyo torni protagonista sullo scacchiere internazionale, ha proposto il rilancio dei rapporti con Cina e Corea del Sud, vittime principali dell'espansione nipponica bellica e che mai hanno perdonato le aggressioni di allora.
Ma quanto è sottile il confine tra nuovo corso 'muscolare' e pericoloso revanscismo?

I dubbi sul futuro operato di Abe stanno tutti qui e le cancellerie di mezzo mondo stanno difficoltosamente nascondendo il loro scetticismo. Come se non bastasse, il nuovo governo appena insediato ha subito presentato un disegno di legge per riformare radicalmente il sistema scolastico. Prime vittime di questa riforma sono i libri di storia, a detta di Abe e dei suoi sostenitori troppo ambigui nel raccontare la seconda guerra mondiale e il periodo dell'espansionismo dell'Impero del Sol Levante.
Ma il Giappone dovrà fare i conti più con il futuro che con il passato. Nonostante l'iniezione di coraggioso riformismo di Koizumi, l'economia è ancora in affannosa risalita, il peso diplomatico nipponico in Asia è ridotto al lumicino dall'impetuoso protagonismo cinese, le nuove generazioni giapponesi hanno dimostrato più volte, negli ultimi anni, un pericoloso e preoccupante vuoto valoriale.

L'ex inarrestabile motore economico dell'Estremo Oriente ha molti problemi da risolvere e la politica di Abe sembra più rivolta al revisionismo del passato che al riformismo del futuro. Tra tante incognite, pero, una buona notizia c'è: finalmente è arrivato il tanto atteso erede maschio che eviterà l'incognita della riforma per permettere ad una donna di diventare Imperatrice. Non è una notizia che di solito puo cambiare i destini di una nazione, sia chiaro, ma in un periodo di vacche magre come quello che sta vivendo il Giappone basta e avanza per guardare al futuro con un po più di ottimismo.

Domenico Naso