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L'incredibile storia del velo di Manoppello


 

Tra le molte reliquie del cristianesimo cattolico ce n'è una dalla storia particolarmente curiosa e degna di nota. Non parliamo dei numerosi esemplari di chiodi della croce, nè di vesti o parti di santi. Stiamo parlando di una reliquia che si trova nel santuario dei frati cappuccini a Manoppello (in provincia di Pescara, sotto la diocesi di Chieti), una reliquia meglio nota come 'Il Velo di Manoppello.' Il Velo è lì custodito da ben 4 secoli ma nessuno, fino a pochi anni fa, aveva mai preteso che quello fosse il vero ritratto di Gesù.
Oggi la situazione è molto diversa: la reliquia di Manoppello non solo sarebbe una vera reliquia ma sarebbe anche la più importante, in quanto raffigurerebbe il vero volto di Cristo formatesi in modo miracoloso nel sepolcro di Gerusalemme al momento della resurrezione.

Ma per comprendere bene questa storia bisogna partire dall'inizio e cioè dal 1986, quando padre Heinrich Pfeiffer, un gesuita tedesco, vide il Velo per la prima volta, ne studio la storia e concluse in fretta che quell'oggetto fosse da identificarsi con la Veronica storica aggiungendo altresì che a Roma (dove la Veronica è già conservata da secoli in S.Pietro!) sarebbe presente soltanto una semplice replica. Il vero volto di Cristo sarebbe solo quello di Manoppello!
Nel frattempo, Suor Blandina Pschalis Scholomer, colei che aveva segnalato a Pfeiffer il velo, si adoperava con zelo sovrapponendo ingrandimenti fotografici, per dimostrare che l'immagine della Sindone e quella di Manoppello coincidevano perfettamente e si formarono entrambe all'interno del Santo Sepolcro. Le tesi del gesuita tedesco furono pubblicate per la prima volta nel 1991.

Nel 1997, i frati del santuario di Manoppello avevano iniziato intanto a mostrare un vivace interesse verso una vicenda che avrebbe potuto avere sviluppi estremamente interessanti per tutti loro. Si affrettarono così a chiamare un esperto per analizzare la reliquia: scelsero un medico ortopedico dell'Università di Bari, tale Donato Vittore, il quale fece una scansione del velo e dichiaro che non poteva essere dipinto. Era la "prova" che tutti cercavano.
Due anni dopo, nel 1999, Pfeiffer tenne una conferenza stampa a Roma in cui proclamo ufficialmente l'avvenuta scoperta. Inutile dire come la risonanza dei media nazionali e internazionali penso a tutto il resto. Per giorni Corriere della Sera, ma anche Sunday Times, Die Welt e molti altri si occuparono del caso-Manoppello. Perfino una troupe della CNN arrivo nel paesino abruzzese.
Nessuno sembro notare come la 'scoperta' della nuova reliquia cadeva incredibilmente nel momento più giusto: si approssimava il Giubileo del 2000 e la Regione Abruzzo aveva appena approntato un efficiente ufficio per il turismo che dedico molti sforzi per far diventare Manoppello una tappa irrinunciabile nel pellegrinaggio verso Roma. Niente, a livello comunicativo, fu lasciato al caso.

Nel 2004 entro in scena un'ulteriore personaggio, il giornalista Paul Badde, corrispondente da Roma e vaticanista per il quotidiano Die Welt. Badde scrisse che la prova definitiva dell'autenticità del velo era il fatto che quest'ultimo era fatto di Bisso (o Bisso marino, tessuto prodotto con i filamenti di un grosso mollusco) un materiale che, come dichiaro una delle ultime tessitrici di Bisso chiamata dalla Sardegna a testimoniare, non si puo dipingere.
Da allora la celebrità del Velo divenne davvero mondiale: nel 2005 persfino History Channel dedico un servizio a Manoppello e nell'agosto dello stesso anno i frati svelarono un presunto miracolo legato alla reliquia: nel 1968 nel santuario sarebbe apparso Padre Pio in preghiera davanti al Volto Santo.

A nulla negli anni valsero le indagini del sindonologo Giulio Fanti che nel 2001 fotografando il Velo, mostro chiaramente la presenza di materiale pittorico. Nè l'opinione di un altro sindonologo, Roberto Falcinelli che su Hera avanzo l'ipotesi che il velo fosse in realtà un dipinto di Albrecht Durer, un famoso pittore del cui autoritratto perduto 'trasparente e visibile da entrambi i lati' parlo perfino il Vasari nelle sue 'Vite'.

 

 

 

Infine, se non bastasse, ecco qualche risposta agli interrogativi finali sulla reale natura del Velo di Manoppello:
- Il Velo è sovrapponibile alla Sindone e rivelerebbe quindi l'autentico volto di Cristo.
Tutti partono dal presupposto che la Sindone sia autentica e ne deducono (per somiglianza?) che anche il Velo debba esserlo. Si sostiene che la somiglianza sia talmente evidente da provare il fatto che si formarono nel medesimo istante. Nessuno si è preoccupato di notare una cosa molto semplice: che i due ritratti poco si somigliano e che il volto del Velo, al contrario della Sindone, ha gli occhi aperti. Partendo sempre dal presupposto che in qualunque coppia di ritratti di un uomo a grandezza naturale ritroveremo sovrapponendoli alcuni punti in comune, tanto più se uno (la Sindone) presenta un'immagine indistinta e sfumata.
- Il Velo non è un dipinto.
Nelle fotografie del Velo (se ingrandite) si vede chiaramente materiale pittorico sui fili. Per di più le foto esistenti sono state scattate attraverso il vetro e non si è proceduto ad un indagine microscopica. Sono quindi visibili le incrostazioni di pigmento più grandi ma non le singole particelle dei coloranti.
- Il Velo è incredibilmente visibile da ambo le parti. Si dice che un pittore non riuscirebbe mai ad ottenere quell'effetto e che quindi l'immagine non è quindi opera di mano umana.
Sì, peccato che non si tenga conto che in un velo così sottile è praticamente impossibile dipingere senza che l'immagine traspaia anche dall'altro lato!
- E infine la questione del Bisso marino: questo particolare tessuto non si puo dipingere.
E chi l'ha mai detto? Il Bisso (marino) non si usa più da secoli ma è sempre stato un tessuto prezioso e la signora sarda portata a testimoniare difficilmente avrà provato in vita sua a sporcare un così prezioso materiale. Ma la vera curiosità è che probabilmente il Velo non è fatto da Bisso marino ma da semplice lino sottile. Bisso nell'antichità significava proprio questo: Lino. I pochi esemplari di Bisso marino presenti nei musei, infine, non sono trasparenti.

In conclusione ci sentiamo di dire che è un vero peccato che i frati non autorizzino le analisi sulla reliquia. Adesso che la visita del Santo Padre ha legittimato il santuario e che la fama del Velo è planetaria, un'analisi del tessuto potrebbe risolvere i dubbi (molto pochi per la verità) ancora presenti. E in ogni caso non si tratterebbe di 'smontare' la portata del Velo. A Manoppello Ratzinger ha incitato i giovani: 'Cercate il volto di Cristo, e conoscetelo'. Ed è proprio con questo significato che la non autenticità del velo passa in secondo piano rispetto al simbolo di una ricerca spirituale, importante per i cristiani cattolici, e attuale come la nascita di questa strana "reliquia".


D.M.

Fonti:
Scienza & Paranormale n°62, rivista ufficiale del CICAP Italia, 'Il Velo di Manoppello' di Gian Marco Rinaldi.