Guglielmo Marconi oggi sarebbe in galera

“Quasi un secolo fa Guglielmo Marconi iniziava i suoi esperimenti di trasmissione senza fili.
Fortuna che lo fece quando lo Stato italiano non si era ancora accanito nel disciplinare ogni momento del vivere quitidiano, soffocando così ogni libera iniziativa individuale.
Vedremo come se Marconi avesse avuto la sfortuna di operare ai giorni nostri, con le attuali normative vigenti, avrebbe avuto seri problemi con pubblici ministeri e giudici tra violazioni del codice postale e oltraggi allo statuto dei lavoratori.
Magari, qualora fosse scoperto di simpatie berlusconiane, Sabina Guzzanti ne avrebbe fatto anche una irriverente caricatura…”

<p><p>Per capire come sia possibile affermare che lo Stato italiano si alimenta di burocrazia senza alcun senso, incrementando così il deficit democratico legato alla privazione della libertà, basta fare un semplice esempio, capace di farci capire come, oltre che giusta, fosse anche urgente intraprendere il cammino sulla strada avviata dal Governo Berlusconi, che ha investito tempo e risorse per digitallizzare e sburocratizzare, iniziando quella che è forse la sua più grande riforma, la deregulation (che non significa consentire ai più forti di “fare come gli pare”, a danno dei più deboli - come vuole la formuletta che ha giustificato per decenni leggi e leggine inutili -, ma consentire a tutti lo stretto indispensabile per potersi definire “cittadini liberi”).
<p> Guglielmo Marconi: per fortuna non è nato oggi_ Quasi un secolo fa Guglielmo Marconi iniziava i suoi esperimenti di trasmissione senza fili. Fortuna che lo fece quando lo Stato italiano non si era ancora accanito nel disciplinare ogni momento del vivere quitidiano, soffocando così ogni libera iniziativa individuale, anche quelle che, come in questo caso, avrebbero contribuito a dare risultati straordinari per l'intera umanità. Se infatti Marconi avesse avuto la sfortuna di operare ai giorni nostri, con le attuali normative vigenti, avrebbe avuto seri problemi con la giustizia, che, c'è da immaginarlo, pubblici ministeri e giudici avrebbero applicato con la sollecitudine adoperata per pochi sfortunati, facendogli rischiare anche la galera.
<p> I reati del moderno Marconi_Guglielmo Marconi oggi avrebbe dovuto rispondere davanti ai magistrati di:

  • violazione del codice postale, per aver effettuato emissioni via etere senza l'apposita concessione;
  • violazione dello Statuto dei lavoratori, per aver utilizzato collaboratori non regolarmente iscritti a libro-paga;
  • violazione del codice della navigazione, a seguito dell'arbitraria variazione nella destinazione d'uso del panfilo Elettra;
  • evasione fiscale internazionale, per l'incerta ubicazione delle sue attività sperimentali…
    Quindi, anzichè di un illustre scienziato, conosceremmo oggi sulle cronache dei tiggì e sulle prime pagine titolatissime dei quotidiani un Guglielmo Marconi-criminale matricolato. Magari, qualora fosse scoperto di simpatie berlusconiane, Sabina Guzzanti ne farebbe anche una irriverente caricatura, sottolineando il gusto di questo inventore di aggirare le leggi, anche evadendo il fisco, alla ricerca di una qualche celebrità e per chissà quale tornaconto personale.
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Il neo-assolutismo della norma_Fatto è che oggi in Italia non vige il principio liberale che è libero tutto cio che non è vietato: nel momento in cui tutto è sottoposto a controllo, concessione, autorizzazione, regolamentazione, inevitabilmente dallo Stato di diritto si è passati allo Stato dei divieti, dove domina il proibito, salvo concessione, sulle libertà, che sono invece ‘naturali'.

È, in fin dei conti, un giacobinismo al contrario: un neo-assolutismo della norma, dove tutto è disciplinato dallo Stato e da esso discende per legittima autorizzazione. Guai alle autocertificazioni, alle dichiarazioni sotto responsabilità propria, al self-service, all'e-government, alla digitalizzazione dell'amministrazione pubblica, come il Governo, anche grazie al Ministero dell'innovazione, ha in questi anni avviato a introdurre. Guai a cio che sfugge allo Stato, guai a che il Presidente del Consiglio affermi ripetutamente la parola “libertà” durante i suoi comizi, la scriva nero su bianco nei suoi programmi e la trasformi in concreti provvedimenti una volta al Governo. Guai a cio che sfugge allo Stato controllore, allo Stato occhiuto, al grande Stato fratello, che tutto norma, tutto regolamenta, poco concede, solo cio che desidera autorizza. Ecco detto “qualcosa di Sinistra”.
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Andrea Bonacchi</p>