Goodbye sweet Luciano

Una voce che insegnava agli angeli a cantare e un cuore immenso come il cuore dell’Italia. Luciano Pavarotti, il gigante buono dalla grande voce si è spento alle 5 di questa mattina, nella sua casa di Modena, dopo un’estentuante lotta contro quella terribile malattia che non risparmia nemmeno i grandi uomini. ‘Il Maestro ha combattuto a lungo una dura battaglia contro un cancro al pancreas che alla fine gli ha tolto la vita. Mantenendo l’approccio che ha caratterizzato tutta la sua vita e il suo lavoro, è rimasto positivo fino all’ultimo istante della sua malattia’, ha dichiarato il suo manager.
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Big Luciano adorava il suo mestiere ed era solito dichiarare: ‘Il canto è felicità. Quando uno canta significa che è felice, anche semplicemente se lo fa al mattino sotto la doccia’. Placido Domingo, suo compagno in quel fortunato prodotto commerciale che furono i Three Tenors agli inizi degli anni ‘90, lo ricorda così, un uomo dalla voce soave e dall’allegria contagiosa: ‘Ho sempre ammirato la sua voce divina, dal timbro inconfondibile, dalla completa estensione vocale e amavo il suo meraviglioso sense of humor e in diverse occasioni nei nostri concerti con Josè Carreras, dimenticavamo che stavamo esibendoci davanti a un pubblico pagante, perchè ci divertivamo troppo tra di noi’.
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Criticato dai tradizionalisti della lirica ed osannato dal pubblico, il grande Luciano era riuscito ad arrivare al cuore della gente, trasmettendo a tutto il mondo quella calda ‘italianità’, che gli abitanti del bel paese troppo spesso sacrificano sull’altare dell’esterofilia. A lui si deve la trasformazione della lirica da musica di nicchia, riservata ad un pubblico ristretto a prodotto globale alla portata di tutti, soprattuto dei giovani, che hanno imparato ad amare la lirica seguendo i suoi concerti intrisi di festosa solidarietà e di innovazione.
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<p> '’C’erano i tenori e poi c’era Pavarotti’’, afferma Franco Zeffirelli, che subito precisa: ‘‘Lui adorava la musica con un senso panico di festa totale’’ e per questo ‘‘il suo merito più grande è di averla affrontata come un insieme unico, dalla lirica alle canzonette o l’operetta, come dimostra il Pavarotti & Friends, dove veniva proposto ogni genere di musica senza steccati o confini. Già’ il concerto dei Tre Tenori aveva cominciato a lavorare e smuovere le acque in questo senso’’.
‘‘Si deve a Pavarotti se la cultura dell’opera ha cominciato in questo modo, come non fosse diversa dal resto, a penetrare nelle nuove generazioni. Quando ci siamo incontrati le prime volte eravamo giovani anche noi, e la nostra allegria e baldanza erano comunicative, venivano avvertite dai giovani che si trovavano coinvolti sulla strada per avvicinarsi al melodramma italiano’’.
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Mai nessuno prima di lui era riuscito a riunire insieme così tanti artisti di fama mondiale e così tanti generi di musica diversa, neanche il mitico Frank Sinatra,uno dei mostri sacri della musica con i quali il grande tenore duetto. E fu proprio davanti agli occhi di un commossissimo ‘blue eyes’, che sedeva nelle prime file insieme a Gene kelly, che Pavarotti intono ‘My Way’ e ‘Singing in the rain’, davanti al pubblico dei mondiali statunitensi nel 1994. Famosi restano anche i suoi duetti canori con Elton John e con Bono Vox, nell’ambito dei ‘Pavarotti & friends’, i concerti a scopo benefico seguiti con trepidazione da milioni di spettatori.
‘‘Se dovessi andare su un altro pianeta a fare pubblicità alla Terra, direi che era il testimonial della vita’’, ha affermato Jovanotti.
Addio immenso Luciano, giocondo cantore della bellezza e della vita, Ut ti ricorda con questo estratto dal concerto ‘The three Tenors’ del 1993.

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Serena Mannelli