Destra e cultura. Le risorse inespresse e una proposta da UT

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<p>“Angelo Crespi, il direttore de 'Il Domenicale', ha ribadito la necessità di un 'gramscismo di destra', ovvero di un impegno su tutti i fronti, dalle istituzioni all’editoria, per espandere una cultura necessaria, a creare quel consenso nella società necessario per attuare riforme politiche.
Ma cultura deve 'far da se', non elemosinare nulla dalla politica. Anzi deve lavorare lontano dalla politica, in questo caso da Berlusconi.
Siamo altresì convinto che la grande scommessa sia creare un’insieme di iniziative, un 'arcipelago' capace di un’ azione fondamentale: fare lobbing sulla politica. In sostanza quello che avviene negli Stati Uniti.
Lanciamo una proposta nel nostro piccolo la vogliamo fare. Il think tank statunitense 'American for tax reform', che si batte contro l’aumento della tassazione e propone la riforma del sistema fiscale in nome di più libertà, sottopone un 'contratto' ad ogni candidato a qualsiasi carica politica.
Chi lo sottoscrive si impegna…”
<p>Dopo la sconfitta elettorale del 9 aprile, molti esponenti di quella ' Right Nation' che Ideazione ed altre iniziative culturali hanno contribuito a definire e creare, si sono immersi nel dibattito' cultura di destra'. Il primo è stato Angelo Crespi, il direttore de 'Il Domenicale', agile e raffinato settimanale riferimento per i liberalconservatori. Crespi ha ribadito la necessità di un 'gramscismo di destra', ovvero di un impegno su tutti i fronti, dalle istituzioni all’ editoria, per espandere una cultura necessaria, sostiene Crespi, a creare quel consenso nella società necessario per attuare riforme politiche. Aiutato da un sempre ottimo Marco Respinti, il 'Dom' ha approfondito la questione attraversando tutti i campi, dal classico 'quotidiano' ( ci si rifà al modello Repubblica ) al ruolo nei grandi eventi come la Biennale. In sostanza si parla della mancata attenzione a questo fondamentale tema, la cultura alternativa alla sinistra, prestato da un centro-destra per cinque anni al governo del paese.
Insomma, la politica della CdL non si è accorta della necessità di questa cultura per creare un clima nel paese favorevole al progetto politico di cui era ( ed è ) portatrice.
<p> Con tutti i limiti che il pensiero liberale e conservatore presenta sul creare quell’ 'arcipelago' di destra, tenendo cioè in considerazione la caratteristica dello stesso pensiero sulla libertà, sull’antiorganicità alla politica, vista sempre con sospetto ( e non a torto ).
Ha risposto a Crespi Alberto Mingardi, giovane studioso allievo di Sergio Ricossa e motore dell’ Istituto Bruno Leoni ( www.brunoleoni.it ), nonchè collaboratore di Libero e del prestigioso Wall Street Journal. Mingardi sostiene che la cultura deve 'far da se', non elemosinare nulla dalla politica. Anzi deve lavorare lontano dalla politica, in questo caso da Berlusconi.
Sicuramente Crespi non ha torto quando dice che chi ha una particolare possibilità ( non solo in termini di mezzi ) e condivide un pensiero oltre ad essere in prima persona nella contesa ( Berlusconi ) dovrebbe avere più lungimiranza. La riflessione su Mondadori, come casa editrice che potrebbe dare un grande contributo alla 'cultura di destra', aprendo grandi spazi ad intelligenze che trovano riscontro solo tra i piccoli editori ( che, sia chiaro, svolgono comunque un’ opera ammirevole e ci offrono testi e studi che altrimenti sarebbero fuori dalla nostra portata. Voglio citare per tutti Leonardo Facco, www.libertari.org, coraggioso editore e disponibilissima persona della omonima casa editrice).
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Personalmente mi sento 'democristianamente' ( oddio ! ) a metà strada tra le due visioni. Mi spiego: come non pensare che nei cinque anni di governo Berlusconi siamo stati capaci di nominare presidenti Rai Baldassare, Lucia Annunziata e poi Petruccioli? E’ stato giusto perdere l’ occasione per cercare di cambiar rotta alla nave Rai? Magari con un presidente che avesse contribuito alla privatizzazione di almeno due reti pubbliche. Sarebbe stato gramscismo, nel senso dell’ 'occupazione'? Probabilmente si. Ma sarebbe stato positivo.
Sono altresì convinto che la grande scommessa sia creare un’insieme di iniziative, un 'arcipelago' capace di un’ azione fondamentale: fare lobbing sulla politica. In sostanza quello che avviene negli Stati Uniti ( hai detto niente…), dove non solo le fondazioni, le associazioni, ecc. fanno lobbing sulle formazioni politiche per far supportare le proprie idee in cambio del sostegno elettorale, ma gli stessi partiti, raggiunto il governo nazionale, ad esempio, attingono sia alle idee sia alle persone di queste realtà. I famosi ' think tank ', i serbatoi di cervelli, i pensatoi, i quali, ha ragione Mingardi, nascono lontani ed indipendenti dalla politica grazie alla volontà di persone che mettono la 'testa' ed altri che, capendone l’importanza, mettono i fondi. Perchè il 'vil denaro' è necessario anche in quest’ opera.
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Una proposta nel nostro piccolo la vogliamo fare. Il think tank statunitense 'American for tax reform', che si batte contro l’aumento della tassazione e propone la riforma del sistema fiscale in nome di più libertà, sottopone un 'contratto' ad ogni candidato a qualsiasi carica politica.
Chi lo sottoscrive si impegna a non alzare il livello della tassazione durante la propria attività politica. E l’ 'American for tax reform' controlla scrupolosamente l’ operato dei sottoscrittori riportandolo all’ attenzione dell’ opinione pubblica. Allora, la comunità di TocqueVille, servendosi delle competenze di alcuni suoi cittadini in tema, perchè non si impegna in qualcosa di simile?
Sarebbe così assurdo copiare una buona volta, a differenza dei politici, una ricetta che ha funzionato altrove ? ( nonostante le differenze di contesto ). Probabilmente ci vorrebbe tempo per arrivare ad una certa 'forza contrattuale', ma senza iniziare in cosa possiamo sperare? Chi ha meritoriamente creato la 'nostra' TocqueVille sperava in questo successo inizialmente? Credeva inizialmente di riuscire a ricevere molto spesso l’ attenzione di grandi quotidiani italiani e di trovare molte persone così in gamba ( penso a Semplicemente liberale, i gemelli di 2Twins, Robinik, Phastidio, Freedomland, naturalmente Right Nation e Walking Class, e molti altri )?
Allora cerchiamo di ideare un’ iniziativa del genere, in modo poi da bacchettare i politici in merito ad un vincolo che hanno apertamente sottoscritto. Non ci sembra un’ opportunità da poco.
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J. Landi </p>