Ciao Michael, sei il migliore

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<p>Schumacher non se ne è voluto andare come tutti ma ha voluto lasciare nell’unica maniera che sapeva: dimostrando di essere il migliore.
Per tutti questi anni ha semplicemente fatto quello che altri grandi campioni del passato non hanno saputo fare: ha vinto sempre.

<p> </bR> </bR> </bR> </bR><p>Sono passati soltanto pochi giorni dall'ultimo Gran Premio di Formula 1 e non si riesce a credere che oltre all'ultimo della stagione questo sia anche l'ultimo di Michael Schumacher. Si potrebbe pensare di tutto: alla sconfitta nel mondiale, alla rivoluzione dell'organigramma della Ferrari, alla fine di un ciclo; ma non alla fine della carriera di Schumi. Questo proprio non si puo. E poi non in quel modo.
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L'ultimo GP di un campione deve essere soltanto quello dei saluti, delle feste in mezzo ai tifosi, dei complimenti degli altri piloti. E' successo così per tutti. Tutti i grandi del passato hanno visto, inevitabile, la fine della loro carriera sperando che essa si allungasse almeno di un altro po. Addirittura tornando sulle proprie decisioni o cercando fortuna lontano dalla Formula 1, vedi Lauda o Mansell. In pochi si sono ritirati da campioni del mondo, come Prost, nessuno è riuscito a vincere l'ultima corsa. E così doveva essere anche per Schumacher: il titolo mondiale ormai irraggiungibile, il giovane compagno di squadra voglioso di vincere a casa propria.
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La carriera del campione era già scritta, niente poteva scalfirla; ci dovevamo salutare consapevoli della fine che era arrivata. Sarebbe stato meno doloroso e più comprensibile affrontare gli ultimi 300 chilometri senza dare troppo nell'occhio, lasciando i riflettori puntati sui più giovani, magari sul campione del mondo Alonso. Invece no, non è stato cosi: Schumacher non se ne è voluto andare in quel modo, nel modo in cui tutti hanno saputo fare. Schumacher ha voluto lasciare nel modo in cui lui solo sa fare: dimostrare di essere il migliore.
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<p> Come sempre negli ultimi 15 anni, (ed era quello che ci dovevamo aspettare!) ha spazzato via gli avversari, la sfortuna e il paragone con i grandi del passato. Perchè diciamolo noi e diciamolo ora: Schumacher non teme confronti, è stato il migliore. Molti lo pensano tra tecnici e giornalisti specializzati ma solo in pochi lo dicono. Nessuno è stato come lui e nessuno ha fatto quello che ha fatto lui. Schumacher ha reso banali cose che per altri piloti sarebbero state imprese insormontabili. Ha sempre mostrato, dalla prima alla 249 esima corsa, una forza e un talento impareggiabili tanto da imprimere nella mente del grande Senna un'idea di rispetto (da lui stesso confessato) e timore che il brasiliano mai aveva sperimentato neanche contro il suo grande rivale Prost.
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Il nostro Schumi ha semplicemente fatto quello che altri grandi campioni del passato non hanno saputo fare: ha vinto sempre, costantemente e in ogni condizione tecnica. Da Fangio a Stewart e Lauda, da Senna a Prost tutti i migliori hanno dovuto faticare per affermarsi. Nessuno di questi pero è stato il migliore da subito e fino alla fine della carriera. Tutti grandi nomi, non c'è dubbio, ma con aspetti della loro esperienza in Formula 1 che ci fanno maturare quest'idea. Fangio era il migliore nel saper scegliere la macchina vincente in anticipo rispetto ai suoi avversari, e non è un caso che abbia vinto 5 mondiali con 4 squadre diverse. Senna viene considerato da molti il migliore ma ha sempre sofferto il confronto con gli altri grandi campioni del suo tempo e la sua stagione vincente si è esaurita nell'arco di soli 4 anni.
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Tanti altri piloti hanno fatto la storia di questo sport e si sono saputi adattare alle caratteristiche tecnico-tattiche del loro tempo. Poi si sono dovuti arrendere al passare del tempo: la nuova generazione di piloti, i cambiamenti tecnici e regolamentari. Schumacher ha fatto di più: dal primo all'ultimo titolo sono passati ben 10 anni, ovvero 11 stagioni. Lauda si è fermato a 7, Prost a 8 anni di distanza. In queste 11 stagioni la Formula 1 è cambiata profondamente: dalla rischiosità delle vetture ai cambiamenti meccanici e regolamentari fino all'introduzione dell'elettronica.
In questo periodo di tempo cosi lungo nessun altro ha saputo mantenere intatta la propria attitudine alla velocità e la determinazione nel raggiungere la vittoria.
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Schumi ha letteralmente stravinto il confronto con qualsiasi altro pilota. Da Hill a Villeneuve ed Hakkinen (tutti campioni del mondo). Persino il rimpianto Senna, anche senza quell'incidente tragico, si sarebbe molto probabilmente dovuto arrendere al tedesco che aveva già vinto i primi 2 Gran Premi della stagione.
Schumi è sempre stato il numero 1, mai nessuno nell'arco di 15 stagioni ha potuto avvicinarsi.
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Infine non possiamo dimenticare quel valore aggiunto alla sua carriera che si chiama Ferrari. Il pilota tedesco è riuscito là dove anche il francese Prost aveva fallito: vincere un mondiale a Maranello dopo tanti anni di digiuno. Soltanto grazie alla sua personalità e alla sua guida è potuto nascere quel gruppo di uomini e professionisti che ha fatto vincere cosi tanto la Ferrari.
Adesso invece siamo qua a pensare a cosa sarà della Formula 1 e della Ferrari senza Schumacher. Certamente sarà qualcosa di più povero e meno appassionante, qualcosa che per molte gare ci farà pensare al pilota tedesco e a quanto ci mancherà. Ma non per sempre; poi torneremo ad amare questo sport con la stessa intensità e sarà allora, quando tutto sarà tornato nella normalità, che prenderemo davvero coscienza di quello che Schumacher ha rappresentato per l'automobilismo e per tutti quanti noi.
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Simone Scarlini

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