Mal di pancia leghisti

“Adesso che la riforma delle riforme federalista è a un passo la Lega non puo permettersi di mancarla.
Il richiamo massiccio al voto dei propri elettori del Nord passa anche da un modo tutto leghista di alzare di tanto in tanto la voce, per dimostrare che l'anima riformatrice del movimento è sempre forte.
E la voce la si alza a volte per fini elettorali, a volte per rivitalizzare il proprio popolo del Nord. Sicuramente con un filo di verità…”

<p><p>Non c'è che dire: con la defezione di Umberto Bossi, il trio Maroni-Calderoli-Castelli ha continuato a tenere alta l'attenzione della Lega Nord sul Governo di Silvio Berlusconi. Ministeri-chiave quelli della Giustizia e del Welfare, in mano, rispettivamente, a un ingegnere e a un avvocato. Non c'è da dubitare che la mano del leghista Calderoli, forse il più 'padano' del trio, sul Ministero delle Riforme, fosse una mano pesante.

Forse solo per fini elettorali, forse per rivitalizzare il suo popolo del Nord, forse pero anche con un filo di verità, in questi giorni Roberto Maroni, uno dell'ala sinistra del partito del Senatur, ha più volte sottolineato che se in autunno non passa il federalismo col referendum confermativo costituzionale, la Lega è pronta ad uscire dall'alleanza di centrodestra, dando vita a un 'Terzo Polo', perchè no, di tipo autonomista.
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Un mal di pancia di stagione_ Già, perchè non solo si avvicinano le elezioni politiche e quindi l'obiettivo dei dirigenti del Carroccio dev'esser quello di presentarsi con orgoglio e dignità all'appuntamento elettorale cercando di raccogliere voti anche senza la presenza trainante di Umberto Bossi, dimostrando di non esserne solo figli, ma anche degni eredi. Ma anche perchè le condizioni per affermare questo, obiettivamente, ci stanno tutte: la Lega nasce e cresce come movimento di reazione a decenni di malgoverno della Prima Repubblica. La Lega ha nel suo dna il federalismo (solo per pochi anni divenuto secessionismo - proprio mentre D'Alema definiva Bossi 'una costola della Sinistra', provando a sedurlo coll'aiuto di Scalfaro) e dunque ora che la riforma delle riforme è a un passo non puo permettersi di mancarla. Intendiamoci: la riforma della seconda parte della Costituzione, che contiene il federalismo, ma anche il Senato delle Regioni, il Premierato forte, il vincolo di mandato, la riduzione del numero dei parlamentari, ecc… è un compromesso che ha permesso che si incontrassero con le idee leghiste anche quelle di un partito più moderato come l'Udc e di un partito patriottico come An.

Il mal di pancia della Lega, dicevamo: passerà. Il richiamo massiccio al voto dei propri elettori del Nord, infatti, passa anche da questo modo tutto leghista di alzare di tanto in tanto la voce, per dimostrare che l'anima riformatrice della Lega è sempre forte, malgrado la convalescenza di Umberto Bossi.
Calderoli, Castelli e il 'governativo' Maroni, ci sono e non vogliono far dimenticare alla Casa delle Libertà le ragioni del patto che li lega dal 2000 a Berlusconi. Finchè c'è Tremonti e Berlusconi la compagnia di Bossi si sente al sicuro.
La crescita di quotazioni di Fini e Casini, soprattutto giornalistiche, perchè i sondaggi lasciano An e Udc alle percentuali di sempre, fanno prefigurare scenari che meno garantiscono il Carroccio. Lo spostamento del baricentro da Arcore a Roma, qualora tra qualche anno prevalesse l'opzione-Fini, o, peggio, la soluzione-Casini, tutta in salsa Dc, provocherebbero un terremoto soprattutto per la Lega.
Ma la prospettiva è ancora molto lontana. L'ipoteca-Berlusconi è ancora una certezza.
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Andrea Bonacchi</p>