Il grave problema di Chinatown: le proposte del comitato di via Pistoiese

Pubblichiamo il testo completo delle proposte avanzate su “La Nazione” dal “Comitato di via Pistoiese per la tutela del territorio”, con l’approvazione di chi lo ha redatto.
Questo comitato è da sempre in prima linea nella lotta al degrado e alla criminalità, in cui la loro zona è piombata, da quando si è permesso a migliaia di extracomunitari cinesi di insediarvisi.
Premettiamo che il suddetto comitato non è da ricollegare politicamente al nostro o ad altri schieramenti, ma è semplicemente formato da persone che intendono salvaguardare la propria città da un'immigrazione selvaggia, contro la quale l’attuale amministrazione di sinistra non ha mai alzato un dito. Diamo quindi spazio a queste voci “apolitiche” all’interno di un movimento giovanile di destra, come il nostro, che condivide le loro posizioni ed esprime loro sincera solidarietà ed appoggio.
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"La nostra zona", spiega il comitato, "è tornata al Medioevo e con essa una buona parte della città. Grazie alla "lungimiranza" di speculatori senza scrupoli ed alla "cecità" (non vogliamo pensare ad una complicità) di una classe politica inetta si è giunti al capolinea di una situazione che solo con un radicale e profondo impegno di tutte le forze in campo, possiamo capovolgere o per lo meno migliorare."

Il decalogo delle proposte:


1) ESPULSIONE IMMEDIATA DEI CLANDESTINI


2) CONTROLLO A TAPPETO DI TUTTE LE ATTIVITA' CINESI DELLA ZONA.
Circoli, ristoranti, supermercati, rosticcerie, gioiellerie ed anche erboristerie (a pro posito, il diploma cinese è riconosciuto in Italia?) e di tutte le attività commerciali. Con chiusura, se non in regola, per 12 mesi.


3) CHIUSURA DEI CAPANNONI ADIBITI AD ABITAZIONE E LAVORO.
Con multa a carico sia del proprietario che dell'affittuario.


4) MULTA PER TUTTE LE AZIENDE NON IN REGOLA.
Non in regola con la normativa vigente in fatto di attività lavorative e la loro chiusura fino alla messa a norma.


5) BLOCCO DELLE LICENZE COMMERCIALI.
In tutta la zona e per almeno un anno o, in alternativa, regolamentazione delle licenze. Non più del 20% delle attività dovrebbero essere a gestione cinese.


6) OBBLIGO DELLE ISCRIZIONI IN DOPPIA LINGUA SU TUTTE LE INSEGNE DELLE ATTIVITA' CINESI.


7) RIQUALIFICAZIONE DEL TERRITORIO.
Con interventi urbanistici vari, come la crezione di parcheggi pubblici, aree a verde, illuminazione idonea e rifacimento marciapiedi. Riconsiderando pienamente il progetto Macrolotto Zero e Urban 2 che di fatto creerebbe una vera e propria Chinatown.


8) PULIZIA DELLE STRADE ALMENO 2 VOLTE LA SETTIMANA.


9) INTERVENTO PRESSO LE DIREZIONI DIDATTICHE PER SENSIBILIZZARE GLI INSEGNANTI AD EFFETTUARE UN LAVORO DI EDUCAZIONE CIVICA PER GLI SCOLARI EXTRACOMUNITARI SULLE REGOLE BASILARI DELLE LEGGI E USANZE DEL NOSTRO PAESE.


"Sette anni fa", ricorda ancora il comitato, "un gruppo di cittadini della allora libera Prato, abitanti della zona di via Pistoiese, chiesero al Comune di Prato di essere aiutati. La sola cosa che ci fu risposta era che il Comune non poteva fare nulla e che il Comune avrebbe integrato questi nuovi immigrati come era successo con gli immigrati degli anni '60/70 provenienti dal Sud Italia. Avevamo, allora, fatto presente al Sindaco ed anche in successive riunioni con i rappresentanti delle forze istituzionali che: gli immigrati degli anni '60/70 erano italiani, venivano per lavorare nelle fabbriche dei pratesi ed erano messi in regola con i contributi di legge. Avevano sì le loro tradizioni, ma avevano anche desiderio di integrarsi.

Mentre, i cittadini cinesi, in tutto il mondo, hanno da sempre avuto le loro città (Chinatown) e non hanno nessuna voglia di integrarsi, anzi, oppongono una totale resistenza. Non lavorano mai nelle fabbriche degli italiani. Non pagano mai i contributi di legge, visto che la maggioranza sono clandestini. Fanno un lavoro sottocosto e quindi una concorrenza sleale ai nostri artigiani. Sono governati da una potente mafia che le nostre forze istituzionali sembrano ignorare.

Non hanno quindi mai problemi di denaro liquido: non è un mistero che pagano quasi tutto per contanti, compresi auto, case capannoni ecc...
Essi vivono inoltre in capannoni fatiscenti affittati ad alto costo dai pratesi. Proprio di questi pratesi, che danno loro molto lavoro a nero, è la responsabilità se sono così numerosi.
Abbiamo chiesto di fare controlli anche su questo: la loro condizione igienica è paurosa e pericolosa anche per chi è costretto alla coabitazione: sputi per terra, vomito da tutte le parti, vengono gettati per terra ogni sorta di oggetti: carta, scarti di panini e di frutta, lattine, involucri di plastica, bisogni corporali espletati agli angoli delle nostre case o addirittura in mezzo di strada sotto gli occhi allibiti della gente, rifiuti di ogni genere versati direttamente nei cassonetti, puzzo di fritto vomitevole aleggiante nella zona a tutte le ore; rumori notturi con conseguente distrubo della quiete pubblica (esiste una legge in merito? A Prato no!).

Chiedevamo quindi alle istituzioni di porre fine e rimedio a tutte queste madornali violazioni delle più elementari norme di convivenza, molto spesso ci siamo sentiti dare di razzisti e questo è veramente il massimo! Il modo migliore non assumersi nessuna responsabilità! Una vera vergogna!"

Non possiamo che essere perfettamente d'accordo sia con ogni richiesta che il comitato avanza sia con le loro denuncie per una situazione insostenibile, che tutti possiamo vedere con i nostri occhi, ogni qual volta, quando ci avventuriamo in quelle zone della nostra città, ci pare di essere catapultati in un altro, squallido, paese che non ci appartiene e che con noi non ha niente cui spartire, nè come tradizioni, nè come cultura e modi di vita.
Il "Comitato per la tutela di via Pistoiese" avrà sempre un suo spazio all'interno della nostra rivista, ogni qual volta vorrà far sentire la sua voce di protesta. Le loro battaglie, da sempre, sono anche le nostre.